di Massimo Jevolella
Ci mancavano le immagini orrende del pestaggio razzista perpetrato da una banda di delinquenti, per gettare allo sbaraglio il nome di Marsala sulla ribalta delle cronache nazionali, e anche mondiali, dal momento che ormai certi terribili “video” fanno subito il giro della rete, diventando virali da una sponda all'altra degli oceani. Che vergogna, che sconforto, vedere la nostra città esposta al ludibrio delle genti, con quei brutali teppisti che sembrano emulare le gesta dei loro colleghi suprematisti bianchi e incappucciati del Ku-Klux-Klan del Nord America. Casi isolati, estremi? Mele marce? Minoranze di poveri dementi cresciuti nell'humus di una sottocultura di periferia? No e poi no. Qui il problema è più serio, è più vasto, ed è molto più grave e allarmante di quanto si possa immaginare.
Il problema è che questa città versa ormai da tempo in uno stato di degrado e di coma socioculturale assai profondo. Tanto profondo da apparire, purtroppo, ormai quasi irreversibile. Sto esagerando? Non credo. Io amo fortemente questa città. Da cinque anni ho scelto di viverci. Ho lasciato la mia Milano – che amo fortemente come Marsala – con l'intenzione di passare qui il resto della mia vita. Di Marsala conosco l'importanza storica, ammiro la bellezza, di fronte allo spettacolo incomparabile delle Egadi, godo respirando a pieni polmoni la sua aria sempre pulita perché spazzata dai venti, godo il suo cibo, il suo mare, la sua cordialità, la generosità, l'intelligenza dei suoi abitanti. Ma... Ci sono dei “ma”, purtroppo, che mi feriscono l'anima, e che a volte mi fanno imprecare. E penso sempre: “Ecco, queste cose Marsala non se le merita. E perché questa città non reagisce? Perché non si ribella? Perché non vuole cambiare, aspirando alla riconquista del nobile ruolo civile che le spetta? Perché non si vuole rinnovare? Perché non si lascia trascinare dalla nostalgia del futuro?”.
Molte volte su questo giornale ho denunciato l'intollerabile delinquenza dei vandali ambientali che disseminano immondizie ovunque. E con dolore ho sempre dovuto costatare che questo problema non è mai stato affrontato con vigore dagli amministratori di Marsala e dalla maggior parte degli stessi cittadini. Sì, come se si trattasse di una questione tutto sommato marginale, e comunque di scarso interesse a paragone di tante altre faccende che stanno assai più a cuore al “popolo”. E invece no! E invece è proprio questo un segnale chiarissimo del problema di fondo, cioè del male mortale che attanaglia la città da tempo, e che l'ha condotta a questo stato di degrado, di sfacelo, di profondo coma socioculturale. Una città che tollera di vivere immersa nelle immondizie è una città morente. Ed è proprio in questo contesto di morte civile che devono essere inquadrati anche i tristissimi fenomeni della violenza, delle bande giovanili e del razzismo criminale.
Con profondo sconforto ho assistito ieri, al Tg3 regionale, alle meste, insipide, avvilenti dichiarazioni di alcuni candidati sindaci della città. Non un'idea concreta, non un progetto, non una parola di cambiamento, di speranza, di radicale trasformazione della realtà cittadina. Non un cenno di indignazione per lo stato di degrado in cui versa Marsala. Quando invece bisognerebbe gridare, e sognare, e progettare insieme tutti quanti una città del futuro, degna di stare accanto alle città dinamiche e innovative del centro e nord Europa. Perché mai, dico io, Marsala non può stare all'altezza di Bregenz, di Losanna, o di Bolzano, o di Copenhagen? Perché mai? Che ci vorrebbe, santo cielo, che ci vorrebbe? Solo una forte volontà. Solo il coraggio di sognare e di fare, cioè di realizzare i sogni. Sogni che non siano stupide fanfaluche di venditori di fumo o faraonici progetti buoni soltanto a stimolare e favorire interessi e affari più o meno puliti. Ma sogni semplici e concreti, fattibili, e veramente rivoluzionari.
Stabilire delle regole. E farle rispettare, costi quel che costi. Cominciare dalle regole, e poi tutto il resto è un cammino da percorrere fischiettando. Perché, come si legge nel libro dei Salmi: “Chi semina nel pianto raccoglie nella gioia”. Ed è necessario che finalmente, anche a Marsala, si abbia il coraggio di piangere e di far piangere qualcuno.