La Sicilia sul fronte rifiuti sembra ferma al palo e potrebbe riavere presto il problema delle discariche sature. Entro un anno e mezzo l'Isola potrebbe ritrovarsi in piena emergenza rifiuti. La discarica di Motta Sant’Anastasia, nel catanese va verso la saturazione, lo evidenzia la Commissione Ecomafie del parlamento nazionale.
Per la Sicilia è un impianto molto importante perché raccoglie, la stragrande maggioranza dei rifiuti del palermitano che si trova ancora a convivere con il completamento della discarica di Bellolampo.
La differenziata, unica via per uscire dalla crisi dei rifiuti - Regione e amministrazioni comunali virtuose, i comuni più piccoli, continuano a credere nella differenziata come unica via di uscita dal problema rifiuti, ma è nelle grandi città che la raccolta non attecchisce. Sono sotto il 30%, Palermo, Messina, Siracusa e Catania, quest'ultima che addirittura secondo i dati della società che gestisce il ciclo dei rifiuti, è all'8,19%. La raccolta differenziata cresce anche in Sicilia ma rimane tra le più basse d'Italia.
Ampliamento discariche - In Sicilia sembra essere sempre lo stesso il modo di agire attorno ai rifiuti. Si arriva alla saturazione delle discariche e si chiede l'ampliamento o la costruzione di nuove, anche se l'Ue stabilisce che non potranno essere abbancati entro il 2035 il 10% dei rifiuti. Musumeci in merito a ciò ha incontrato alcuni sindaci del siracusano promettendo di sospendere le autorizzazioni per gli ampliamenti delle discariche presentati da società destinatarie di misure giudiziarie”, dicendo che si deve puntare sul di riutilizzo, riciclaggio e recupero energetico”. Musumeci parla di riciclo e recupero energetico dei rifiuti ma a tre anni dal suo insediamento non è cambiato nulla rispetto al passato. La Sicilia non ha nessun impianto termovalorizzatore, la Lombardia invece ne ha 13. La Sicilia si doti di un sistema impiantistico adeguato, in primis di compostaggio per il trattamento della frazione organica”.
Il tar dice di NO ai termovalorizzatori. Sei anni fa con la “Sblocca Italia” del governo Renzi in Sicilia si prevedevano due termovalorizzatori che potevano trattare 680mila tonnellate all’anno di spazzatura. Ma la norma non si è mai concretizzata e il Ministero dell’Ambiente ha bocciato il Piano del Governo regionale perché che non li ha inseriti violando la legge). Il ministro Sergio Costa però smentì il suo stesso staff è scongiurò la realizzazione degli impianti. Ora c'è anche il NO del Tar del Lazio, che ha accolto il NO degli ambientalisti tra i quali Movimento Legge Rifiuti Zero per l’economia circolare, contro il Dpcm del 10 agosto 2016 riguardante il piano inceneritori. Cosa farà il Ministero dell’Ambiente e cosa deciderà la Sicilia che all’Ars deve ancora approvare il Piano regionale, bocciato dal Ministero per la mancanza degli stessi termovalorizzatori.
Investimento da 10 miliardi - Fise Assoambiente “la gestione dei rifiuti nel nostro Paese nell’ultimo anno e mezzo ha visto un aumento della produzione, una riduzione degli impianti, una crescita dell’export e della movimentazione fuori Regione”. La sfida dell’economia circolare passa soprattutto dai rifiuti e per coglierla pienamente (obiettivi: 65% di riciclo e 10% in discarica al 2035) occorrerà “aumentare sensibilmente la raccolta differenziata fino all’80% e la capacità di riciclo, limitando il tasso di conferimento in discarica e innalzando al 25% la percentuale di valorizzazione energetica dei rifiuti al fine di chiudere il ciclo”. Serve un piano nazionale visto che quelle regionali non sembrano all’altezza. Per puntare anche alle “opportunità irripetibili nei prossimi mesi arrivano dai nuovi fondi europei e dal Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti”. Per i tecnici di Fise Assoambiente “servono investimenti in impianti di riciclo, recupero e smaltimento per 10 miliardi di euro”.
I rifiuti in Italia e le differenze tra Nord e Sud ci dicono che al Nord abbiamo 26 impianti, 8 al Centro e 6 al Sud. Nessuno in Sicilia. E questo comporta Italia per avere un’idea delle enormi differenze tra una regione e l’altra. Tutti gli impianti presenti sul territorio nazionale, secondo l’ultimo report Ispra sui Rifiuti urbani del 2019 recuperano energia: 26 impianti hanno trattato 3,9 milioni di tonnellate di rifiuti e recuperano 2,8 milioni di MWh di energia elettrica, altri 12 impianti, invece, sono dotati di cicli cogenerativi ed hanno incenerito oltre 2,4 milioni di tonnellate di rifiuti con un recupero di 2 milioni di MWh di energia termica e di 1,6 milioni MWh di energia elettrica.