Il Tribunale di Ragusa ha deciso il non luogo a procedere nei confronti di Marc Reig Creus e Ana Isabel Montes Mier, comandante e Capo Missione della Open Arms, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violenza privata. A riferirlo è la stessa ONG in un comunicato.
A marzo del 2018 - come riporta Valigiblu - quando Open Arms aveva soccorso 218 persone al largo della Libia, rifiutandosi poi di consegnarli alla "Guardia costiera libica" per via delle violenze e maltrattamenti che avrebbero potuto subire in Libia non ritenuta un "luogo sicuro". I migranti tratti in salvo vennero fatti sbarcare successivamente nel porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa, dopo l'autorizzazione da parte del governo italiano.
La Procura di Catania, guidata dal procuratore Carmelo Zuccaro, aveva inizialmente posto sotto sequestro la nave della Open Arms, ormeggiata a Pozzallo. I magistrati ipotizzavano il reato di associazione a delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina.
Pochi giorni dopo il Gip di Catania, nel confermare il sequestro, aveva però fatto cadere l'accusa di associazione a delinquere, mentre era rimasta in piedi quella di aver favorito l'immigrazione clandestina e di violenza privata. Il Gip si era inoltre dichiarato non competente a livello territoriale per i reati contestati e aveva passato il fascicolo al Gip di Ragusa che aveva disposto il dissequestro della nave perché l'ONG aveva agito in uno "stato di necessità", regolato dall’articolo 54 del codice penale che stabilisce l’impunità per chi ha commesso un reato “costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave”. Decisione confermata anche dal tribunale del Riesame di Ragusa.
Due anni dopo dai fatti, il Tribunale di Ragusa ha poi ritenuto di emettere sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste per il reato di violenza privata e perché non punibile per stato di necessità per il reato di favoreggiamento nei confronti di Marc Reig Creus e Ana Isabel Montes Mier. Commentando la decisione dei giudici, l'ONG ha dichiarato: «Siamo naturalmente molto soddisfatti di questa sentenza, ancora una volta è stato dimostrato che il nostro agire è sempre stato dettato dal rispetto delle Convenzioni internazionali e dal Diritto del Mare, quello che ci muove è la difesa dei diritti umani e della vita, principi fondativi delle nostre Costituzioni democratiche».