L'ex pm Antonio Ingroia è stato condannato a un anno e dieci mesi per il reato di peculato dal gup di Palermo. L'indagine che ha portato al processo, celebrato col rito abbreviato davanti al gup Maria Cristina Sala, è nata da una segnalazione della Corte dei Conti relativa al periodo in cui Ingroia, su nomina dell'ex governatore Rosario Crocetta, era stato nominato amministratore della società regionale Sicilia e-Servizi.
I rimborsi contestati all’ex pubblico ministero palermitano oggi avvocato (di recente candidato senza fortuna a sindaco di Campobello di Mazara) riguardavano spese per vitto e alloggio durante le missioni. In venti mesi Ingroia avrebbe speso circa 37mila euro in alberghi e ristoranti, rimborsato con soldi della Regione ai quali, secondo l’accusa e il giudice, non aveva diritto.
Hotel di lusso come il celebre Villa Igiea, storica residenza scelta da Giulio Andreotti nelle sue trasferte processuali nel capoluogo, e locali glamour come il “Castello a Mare” dello chef Natale Giunta, tutti pagati dalla Regione
Durante la requisitoria, avvenuta oltre un anno fa, la procura aveva chiesto di condannarlo a 4 anni.
Ingroia è stato comunque assolto dall'accusa più grave a lui contestata nel processo che si è svolto col rito abbreviato.
Il Tribunale ha anche disposto la restituzione della somma di 116 mila euro che gli venne sequestrata tempo fa, durante l’inchiesta. La somma faceva riferimento all’indennità di risultato di 116 mila euro lordi che furono erogati a Ingroia nel 2014, quando era liquidatore della società Sicilia e-Servizi. Secondo la Procura l’ex pm si sarebbe autoliquidato la somma illegittimamente, ma la sentenza di oggi ha smontato l'accusa.
Antonio Ingroia poi entra nel merito della sua attività: "Quando ero a Sicilia eServizi sono riuscito ad abbattere il costo della società per la Regione Siciliana di decine di milioni di euro, portando i bilanci a 7 milioni di euro mentre con i miei predecessori erano arrivati a 100 milioni di euro"
La condanna rimasta in piedi fa riferimento alle spese di soggiorno, che secondo la Procura non gli erano dovute. "Risiedo a Roma da quasi 10 anni - continua Ingroia - e di questo era consapevole chi mi ha nominato. Il costo delle spese di soggiorno sarebbe stato superiore al mio compenso che era di 3000 euro circa, infatti prima della mia nomina avevo ricevuto rassicurazioni sui rimborsi per le spese di alloggio, altrimenti non avrei neanche accettato. Per questo - precisa Ingroia - definisco ridicola questa accusa, anche perché il mio predecessore risiedendo a Catania soggiornava regolamente a Palermo senza che la Procura gli abbia mai fatto alcuna contestazione, lo stesso per il direttore generale della società".
Gli avvocati Enrico Sorgi e Mario Serio avevano chiesto l’assoluzione completa.