La sanità siciliana promossa sempre per un soffio e in zona retrocessione nella classifica delle regioni italiane. Non è l'emergenza Covid ad interferire sul risultato, ma già prima dell'arrivo dell'epidemia la sanità regionale era in sofferenza. Lo conferma il report della Fondazione Gimbe che fa un'analisi delle prestazioni sanitarie nei vari territori che devono centrare i livelli essenziali di assistenza (Lea).
In otto anni tra il 2010 e il 2018 la Sicilia si attesta al 68,8% della classifica ed è in una zona gialla, vicina ad altre quattro regioni tra le quali Abruzzo e Puglia nel range che va dal 75% al 65%, molto lontana dalla vetta che vede al comando regioni come Emilia Romagna 93%, Toscana 90,5% e Piemonte 88%.
In base alla valutazione dei parametri Lea, il 25% delle risorse destinate alla sanità italiana non ha prodotto servizi, mentre per quanto riguarda la Sicilia questa percentuale sale al 31%. Una pagella della sanità delle Regioni in base alla quale potrebbe scattare il piano di rientro e l'affiancamento dello Stato con un commissariamento.
La valutazione massima è 225 e la promozione scatta a 160 punti. La Sicilia dal 2010 al 2018 è riuscita a superare sempre la valutazione necessaria alla promozione ma sempre per pochissimo. Sistema di valutazione ormai completamente ritenuto inefficace da parte del presidente dell'associazione Gimbe, Nino Cartabellotta.