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30/11/2020 06:00:00

"Sorella Sanità": la corruzione, la politica e le nomine di ex manager "paladini della legalità"

 Mentre la Sicilia si trovava in piena emergenza Coronavirus e la provincia di Trapani si avviava a divenire la prima provincia Covid-free, l’operazione “Sorella Sanità” scoperchiava la corruzione nel mondo della sanità siciliana.  

"Sorella Sanità" - L’inchiesta del maggio scorso, coordinata dalla Procura di Palermo e condotta dalla Guardia di Finanza ha portato in carcere 10 persone tra i quali l’ex manager dell’Asp di Trapani, Fabio Damiani, accusato di aver pilotato diversi appalti milionari in favore di società nel periodo in cui era funzionario dell’Asp 6 di Palermo e soprattutto quando era a capo del Cuc, la centrale unica di committenza che gestiva gli appalti milionari della sanità regionale.

Gli altri arrestati - Tra gli altri arrestati, quello che viene ritenuto il faccendiere di Damiani, l’imprenditore Salvatore Manganaro, 46 anni, Antonio Candela, ex direttore generale dell'Asp di Palermo che fece arrestare il suo predecessore Salvatore Cirignotta per una presunta turbativa d'asta nell'appalto sui pannoloni, e in quel momento coordinatore dell’emergenza Covid in Sicilia. Ed ancora, quello che è ritenuto il suo faccendiere Giuseppe Taibbi.

Il faccendiere pentito - Oggi con la Sicilia travolta dalla seconda ondata del Covid-19, e con una sanità in affanno per mancanza di posti letto negli ospedali, c’è un imprenditore, Salvatore Manganaro (faccendiere vicino a Damiani) che sta svelando il sistema di corruzione e tangenti per appalti e commesse per circa 600 milioni di euro. Manganaro sta svelando ai pm come vevinavo assegnati i contratti e le commesse milionarie nel mondo delle aziende ospedaliere. I pm palermitani stanno portando avanti un’indagine che ha già portato al rinvio a giudizio di manager e imprenditori, amministratori o rappresentanti di società che contano a livello nazionale, come Tecnologie sanitarie e Siram, un colosso nel campo dei servizi energetici. E che potrebbe coinvolgere, in un nuovo filone d’inchiesta su cui stanno lavorando i magistrati, anche il mondo della politica, con nomi di peso dei governi recenti di Crocetta e Musumeci e delle maggioranze che li hanno sostenuti.

I due manager “paladini della legalità” - L’indagine del procuratore aggiunto Sergio Demontis con i pm Giacomo Brandini e Giovanni Antoci, che ha portato all’arresto di due manager ritenuti “ paladini della legalità”, Fabio Damiani e Antonio Candela, entrambi tenuti in gran considerazione dal precedente governo Crocetta e dall’attuale, quello di Musumeci. Candela accusato di aver aver pilotato gare e di aver intascato mazzette respinge le accuse con forza. Damiani invece ha ammesso di aver preso soldi. Candela nominato a capo della struttura anti-covid doveva gestire i fondi in arrivo dal governo nazionale, circa 125 milioni di euro.

Le nomine e la politica - Nello sfondo di questa dell'inchiesta sulla sanità siciliana c’è un nodo importantissimo che è quello che lega la politica e la sanità, ed è quello delle nomine di chi guida ospedali e Aziende Sanitarie.
Dalle carte dell’indagine della procura di Palermo emerge «l’ossessione di essere nominati» da parte di Damiani e Candela. E per questa ossessione si cercano le «raccomandazioni» giuste. I magistrati portano un j’accuse pesante su come sono stati scelti i manager dai vari governi regionali, recenti e in carica. Secondo i pm l’indagine «ha consentito di svelare, da una parte, la nefasta ingerenza politica, del tutto avulsa da logiche meritocratiche, nelle procedure di designazione dei direttori generali delle Asp siciliane da parte della giunta regionale, per come espresso dagli stessi indagati, dall’altra la completa manipolazione da parte dei medesimi delle procedure di gara e dei punteggi da attribuire alle offerte tecniche presentate dalle ditte».

 La ricerca continua di sponsor politici - «Damiani era ossessionato dalle prossime nomine nell’ambito della sanità siciliana e cercava sponde politiche per ottenere il prestigioso incarico», scrivono i pm. Damiani e i faccendieri a lui vicini citano l’assessore regionale Girolamo Turano (Udc) come sponsor, ma non contenti cercano sponde anche in Forza Italia provando a incontrare il presidente dell’Assemblea regionale Gianfranco Micciché tramite il fratello Guglielmo. Nell’intercettazione di un colloquio tra Damiani e un suo amico «i due parlavano della strategia da mettere in atto, ovvero di quale politico contattare (viene fatto anche il nome dell’assessore Gaetano Armao, di Forza Italia, che però Damiani consigliava di lasciar perdere) per ottenerne l’interessamento alla questione che tanto stava a cuore. E Damiani stesso diceva che tanto «in città è risaputo che quello che deciderà sarà Gianfranco Micciché». «Non so chi sia Damiani, querelo chi accosta il mio nome al suo», ha replica di Micciché, presidente dell’Ars e coordinatore di Forza Italia in Sicilia. Un’ossessione, quella di Damiani, sfruttata dalla politica. Secondo gli inquirenti, Damiani ascolta le richieste di favorire una ditta, un altro colosso delle pulizia, la Manutencoop, fatte dal deputato Carmelo Pullara (Mpa) perché spera di avere in cambio un sostegno per la sua nomina a manager. Pullara, calamita del voto del Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo, è al momento l’unico politico indagato. 

Risvolti giudiziari, Damiani sceglie l'abbreviato -  Quattro anni e due mesi a condizione che restituisca le tangenti incassate il cui valore si aggirerebbe intorno al milione di euro. C’è l’ok da parte del Gup del Tribunale di Palermo Antonella Consiglio sul patteggiamento della pena di Salvatore Manganaro, manager coinvolto nella maxi inchiesta sulla sanità siciliana denominata “Sorella Sanità”. Manganaro, ex braccio destro del manager dell’Asp Fabio Damiani, ha intrapreso un percorso di collaborazione con le autorità giudiziarie rendendo verbali al procuratore aggiunto Sergio Demontis e ai sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini. Anche gli altri indagati Ivan Turola e Roberto Satta  hanno avanzato richiesta di patteggiamento ed i P.N. hanno dato parere favorevole e si è in attesa della dell'udienza innanzi al nuovo Giudice per la decisione di accoglimento o di rigetto. Rito abbreviato, invece, per il manager dell’Asp di Trapani Fabio Damiani; Antonio Candela, ex coordinatore regionale per l’emergenza covid19; Giuseppe Taibbi, imprenditore legato a Candela: Francesco Zanzi, amministratore delegato della Tecnologie Sanitarie spa; Angelo Montisanti, responsabile operativo per la Sicilia di Siram e amministratore delegato di Sei Energia scarl; Salvatore Navarra, presidente del consiglio di amministrazione di Pfe spa. Rito ordinario, invece, per Crescenzo De Stasio.
 

Damiani fa i nomi - L'ex manager dell'Asp di Trapani, Fabio Damiani, arrestato quest'anno con l'accusa di corruzione per la gestione degli appalti nella sanità pubblica siciliana, ha scritto una lettera ai magistrati nella quale fa i nomi di chi comanda in uno dei settori chiave della politica e della pubblica amministrazione dell'isola.

Damiani ha inviato la lettera alla Procura di Trapani. Si definisce "vittima del sistema" (tanto per cambiare ...)e poi fa i nomi e cognomi di politici che hanno gestito la sanità pubblica per acquisire consenso e potere, facendo pressioni per raccomandare questo o quel medico o favorire un'impresa in una gara. Damiani ricostruisce tutti questi fatti e dice di sentirsi in pericolo.