Un ristoro di un milione e 600 mila euro. Sarebbe più o meno questa la cifra che il comune avrebbe potuto ricevere dal governo nazionale per la mancata Imu delle grandi strutture alberghiere.
E invece sono arrivate soltanto 39 mila euro.
Abbiamo chiesto il perché al sindaco Enzo Alfano, dopo che ieri è arrivato il parere favorevole del ministero dell’Interno sul bilancio del comune di Castelvetrano, risultato di una delibera approvata nel gennaio scorso sull’“ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato per gli anni 2018/2019”, quando il Movimento aveva ancora la maggioranza.
Perché nella quasi totalità dei casi – ha risposto - la gestione e la proprietà delle strutture non coincidono, pur se partecipata dalle stesse persone. E’ un escamotage che evita che le conseguenze del rischio d’impresa possano ripercuotersi sull’immobile.
Però mi sembra evidente che il comparto turistico da troppi anni non ha quel volume d’affari sufficiente per mantenere le proprie strutture in termini fiscali. Il loro debito d’altra parte era emerso anche durante i primi anni della precedente amministrazione politica.
Il settore turistico ha una quota di debito altissima, è qui che troviamo i grandi evasori.
Nel gennaio del 2018, dopo lo scioglimento per mafia, la Commissione straordinaria del comune aveva individuato una voragine di 42 milioni di euro. L’evasione nell’ultimo quinquennio aveva raggiunto il 65%, un tetto superiore a quello di altri comuni simili. Si disse che quasi due castelvetranesi su tre non pagavano le tasse, ma non si tenne forse in debita considerazione il fatto che le tasse dovute da un solo grande imprenditore sarebbero potute essere superiori a quelle di cento pensionati messi insieme.
Crede che una parte di questa voragine possa essere ricondotta al comparto turistico?
Sì, penso che i grandi evasori li troviamo soprattutto in settori che non sono riusciti a decollare come avrebbero voluto. Consideriamo anche che l’ammontare complessivo del debito nei confronti del comune è stato accumulato nel corso degli anni. Questo dimostra che l’emergenza Covid ha infierito su un’economia già precaria.
Ma non ci sono soltanto i grandi imprenditori…
Esatto. Proprio in questi giorni, infatti, stiamo identificando quei chioschi sparsi tra la città e le borgate, che non hanno pagato i tributi. La maggior parte è andata avanti nella propria attività commerciale nonostante le concessioni scadute e non rinnovate. Non solo chioschi bar, ma anche di frutta e verdura che nel corso del tempo hanno avuto dei buoni guadagni. A breve farò una conferenza di servizio per vedere il da farsi. E capire anche, nel tempo, che cosa le funzioni comunali avrebbero dovuto fare e non hanno fatto.
Poi però, occorre farli pagare. Tasto dolente di questo comune, almeno da un decennio a questa parte. Come farete?
Stiamo portando avanti tutte le procedure esecutive, fornendo più personale qualificato all’ufficio tributi. Incrociando diversi dati, stiamo incastrando gli evasori parziali e totali come è giusto che sia. Faremo in modo che la persona in grado di pagare, sia di fatto costretta a pagare. E non è vero che tutti i debitori non hanno la possibilità di farlo. Sono in tanti coloro che, pur potendo, non lo fanno. E posso assicurare che in questi casi andremo avanti fino in fondo, dando anche esecuzione ai pignoramenti.
Non rischia di essere troppo impopolare?
Non è questo il punto. Non sono scelte politiche, si tratta di buona amministrazione. E questa va fatta a prescindere dagli applausi o dai fischi.
Certo, non sarà facile, anche perché l’emergenza Covid non ci ha aiutato. A volte è quasi come se avesse fornito delle comode giustificazioni all’impossibilità di pagare i tributi. Ma nonostante le difficoltà, proseguiremo per la nostra strada. Abbiamo ereditato un dissesto finanziario e metteremo tutto l’impegno necessario per risollevare la città.
Egidio Morici