La procura di Palermo ha chiesto una condanna a 11 anni e mezzo di carcere per estorsione e diffamazione per Pino Maniaci, direttore dell'emittente siciliana Telejato. La posizione di Maniaci è stata stralciata dal processo principale che vede imputati alcuni boss mafiosi di Borgetto e Partinico. I presunti boss furono arrestati nell’ambito dell’operazione “Kelevra”.
Secondo i giudici che hanno rinviato a giudizio Maniaci, difeso dagli avvocati Antonio Ingroia, l'ex Procuratore aggiunto di Palermo e Bartolomeo Parrino, le estorsioni si sarebbero consumate tutte e danno di ex amministratori di Borgetto e Partinico. Per l’accusa, avrebbe preteso favori e denaro da amministratori locali minacciandoli, in caso di rifiuto, di avviare campagne mediatiche negative nei loro confronti.
Il processo nasce da una indagine della Dda sulla mafia di Borgetto, paese della provincia di Palermo che, a maggio del 2016, portò all’arresto di 10 esponenti del clan. L’inchiesta svelò che il giornalista, a cui venne notificato il divieto di dimora a Palermo e Trapani, aveva ricevuto, stando all’accusa, somme di denaro e agevolazioni dai sindaci di Partinico e Borgetto e da un assessore comunale di Borgetto. In cambio avrebbe evitato commenti critici sull’operato delle amministrazioni comunali.
La richiesta a undici anni e mezzo di carcere per il direttore di Telejato Pino Maniaci “è eccessiva, sono pene che si chiedono di solito per un capomafia” ha detto all’Adnkronos l’avvocato Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto di Palermo- Leggeremo la corposa requisitoria del pm e quando faremo l’arringa difensiva contesteremo punto per punto ogni fatto. Questo è uno di quei casi in cui il pm avrebbe dovuto chiedere l’assoluzione per l’imputato tenendo conto del risultato dibattimentale. Da una parte il pm sembra essersi fermato a prima dell’istruzione dibattimentale – dice ancora Ingroia – l’accusa ha ribadito le acquisizioni della fase delle indagini ignorando le risultanze del processo in cui ci sono stati tanti testi e presunte persone offese che per primi hanno detto di non avere subito nessuna estorsione. I pm hanno ignorato questi aspetti”.