La Sicilia una fucina di bellezze naturali, archeologiche, architettoniche e artistiche. Le prime non le ha generate l'uomo. Innanzitutto la Trinacria con i tre promontori, Peloro, Passero e Lilibeo. Gli arcipelaghi delle Eolie, Egadi e Pelagie. Quelli minori dello Stagnone e Ciclopi, poi Pantelleria, Ustica. Tante isole minori e scogli.
Le altre sono opera del genere umano. Le iniziali culture preistoriche sono di: Castelluccio (Noto), Stentinello(Siracusa)e Thapsos (Priolo Gargallo). Siti archeologici a Selinunte, Segesta, Agrigento, Piazza Armerina, Tindari, la Neapolis di Siracusa, Aidone e Morgantina le più famose, e perché no anche Marsala. L'architettura è l'espressione dei popoli che hanno attraversato l'isola, arabi, normanni e spagnoli.
Il barocco siciliano dopo il terremoto in Val di Noto, inconfondibile. La venustà artistica e molteplice. Dal teatro con Martoglio, Verga e Pirandello, i contemporanei Emma Dante e Gianfranco Perriera, figlio d'arte, indimenticabile a Marsala una scuola negli anni '90 di suo padre Michele. Nella musica, Battiato, Biondi, Venuti, l'operista V. Bellini.
In letteratura, Sciascia, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Bufalino e Camilleri. Pittura, Antonello da Messina, Guccione e Guttuso. L'excursus è venuto alla mente leggendo la fotografia del censimento ISTAT 2019 che narra di una Regione con meno abitanti, con meno lavoro, con un divario occupazionale tra uomini e donne, anche se queste ultime sono più laureate e all'ultimo posto nel belpaese quanto ad occupazione. L'idea non è originale, ma nell'agenda politica dell'isola di Empedocle per il 2021, e soprattutto per il dopo coronavirus, non si possono scrivere per ripartire, le risorse menzionate. Perché, come afferma l'Idiota di Dostoevskij "la bellezza salverà il mondo", ricominciamo dalla Sicilia.
Vittorio Alfieri