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06/01/2021 06:00:00

Scorie radioattive in provincia di Trapani. Tutti dicono No. Proteste e petizioni

 Infuria la protesta in Sicilia per la possibilità di stoccare rifiuti radioattivi in diversi siti localizzati sull’Isola.

In Sicilia sono state individuate quattro aree potenzialmente idonee per la costruzione del deposito nazionale nucleare. Si trovano nelle province di Trapani, Palermo e Caltanissetta. Nel dettaglio, i Comuni interessati sono Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera.
È quanto emerge dalla Carta nazionale aree potenzialmente idonee (Cnapi) pubblicata sul sito Depositonazionale.it.


Il prossimo step consiste in una fase di consultazione pubblica, della durata di 60 giorni, in cui muovere obiezioni. Ma sono bastate poche ore, ieri, dopo la pubblicazione della mappa con i siti per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi, per far sollevare la protesta di sindaci, associazioni e governo regionale. Palermo ha infatti chiesto un confronto con Roma, per rivalutare l’ipotesi. Tra le più penalizzate c’è la provincia di Trapani, che conterebbe due siti per lo stoccaggio: a Trapani e a Calatafimi Segesta. “Non ci stiamo” è la secca reazione del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida. E via via sono partite già le prime petizioni.

 

 

NO DEL GOVERNO REGIONALE
"La Sicilia rispetto a un tema così delicato e complesso, come quello dello smaltimento dei rifiuti nucleari e, quindi, della tutela ambientale, non può accettare l'idea di scelte calate dall'alto. Riteniamo fondamentale, sul tema ambientale ancora più che su altri, un pieno confronto tra Governo nazionale, Governo Regionale e le comunità locali interessate".
Questa la dichiarazione dell'assessore regionale Territorio e Ambiente Toto Cordaro in merito all'individuazione in Sicilia di quattro aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale.
"Vale la pena ricordare - prosegue Cordaro - che in questi primi tre anni, dopo gli ingiustificabili ritardi dei Governi precedenti, abbiamo finalmente varato, tra gli altri, il Piano sull'amianto, il Piano alluvioni, quello sull'attività di bacino e il Piano contro l'inquinamento dell'aria e acustico. Il Governo Musumeci, quindi, ha posto da sempre il tema della tutela ambientale ai primi posti della sua azione e rassicuro tutti che continueremo ancora a farlo con decisione. Il confronto è essenziale, senza fare terrorismo ma neppure senza minimizzare”.


“Ritengo che la Sicilia abbia già dato tanto dal punto di vista ambientale e che individuare strutture del genere nell’Isola non sia per niente opportuno per tante motivazioni che faremo valere”, dichiara invece l’assessore regionale all’Energia e ai Rifiuti Alberto Pierobon.
“Entrando nel merito della questione, la procedura che si apre adesso è tecnica e si basa su criteri che sono stati decisi diversi anni fa, quando in Italia sono state classificate delle aree con l’obiettivo di ospitare i rifiuti degli impianti smantellati. Tra tutte le zone individuate come potenzialmente idonee, quelle siciliane sono ritenute meno adatte, ma questo non basta. Posso assicurare che il governo Musumeci affronterà con attenzione e responsabilità la questione, che coinvolge vari rami dell’amministrazione essendo più argomento di carattere ambientale che prettamente legato ai rifiuti, oltre a interessare la Sicilia sotto tanti altri punti di vista. Siamo già attivi e in contatto con gli enti nazionali preposti e faremo valere le ragioni dell'Isola nelle opportune sedi di confronto, sempre nell’esclusivo interesse dei siciliani”.

 



LA PETIZIONE
C'è anche una petizione popolare contro l'intenzione del governo di stoccare i rifiuti radioattivi anche in provincia di Trapani. La promuovono Massimo Fundarò. Rosalba Virone, Pino Pellegrino e Francesco Gruppuso, che scrviono: "La proposta della Sogin, società pubblica di gestione del nucleare, che ha pubblicato l'elenco dei siti idonei per la realizzazione del deposito di stoccaggio nazionale dei rifiuti radioattivi, includendo fra questi anche due località della provincia di Trapani, Calatafimi-Segesta e Fulgatore, è irricevibile. Quest'area della Sicilia è ritenuta, a ragione, una delle zone più pregiate dal punto di vista paesaggistico, turistico, archeologico e agricolo. Ipotizzare di associare questi luoghi ad un deposito di stoccaggio di rifiuti radioattivi appare grave e conseguenza di una valutazione superficiale e approssimativa. Alla luce di queste considerazioni promuoviamo la costituzione di un comitato che si faccia carico della raccolta dati e della redazione delle osservazioni al piano (Cnapi) della Sogin. L'obiettivo è anche quello di promuovere la mobilitazione popolare e delle amministrazioni comunali interessate, contro questa nefasta ipotesi, che rischierebbe di pregiudicare lo sviluppo economico legato al turismo, alla cultura, all'ambiente, all'agricoltura del nostro territorio".
Un’altra raccolta firme è stata promossa online dall’associazione Amuni Calata di Calatafimi. “Con questa petizione – scrive l’Associazione – miriamo, sin da subito, a bloccare questa possibile follia. Chiediamo a tutte le realtà territoriali (politici, associazioni, comitati, singoli cittadini) di unirsi a noi in questa raccolta firme per presentare, prima della scadenza della consultazione pubblica, una raccolta firme importante che possa gridare ad alta voce il NO DI TUTTI I TERRITORI INDIVIDUATI al deposito di rifiuti radioattivi all’interno della nostra amata Sicilia.
Anche solo l'aver inserito queste zone nella lista dei siti idonei ad ospitare un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, è pura follia.
Territori ad alto rischio sismico. Territori che si caratterizzano per le proprie risorse agricole, paesaggistiche, turistiche ed archeologiche. Territori logisticamente remoti, come possono essere valutati idonei a tal fine? Viene automatico chiedersi che razza di criteri siano stati adottati per arrivare a tale valutazione”. Qui il link per firmare la petizione. 

 

 

CGIL E UIL
“Non possiamo che esprime preoccupazione per la possibilità che alcune aree del Trapanese vengano trasformate in discariche per rifiuti nucleari. Il sindacato si oppone a qualsiasi azione che metta in pericolo la salute dell’ambiente e dei cittadini. Un territorio a vocazione turistica come quello trapanese, che basa una grossa fetta della sua economia sulle bellezze naturali e paesaggistiche ma anche sulle eccellenze agroalimentari, non può rischiare un danno di immagine che lo comprometta.”.

Cosi i segretari generali di Cgil e Uil Trapani Filippo Cutrona ed Eugenio Tumbarello commentano la pubblicazione della mappa delle aree che potrebbero ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, con l’individuazione tra le 67 zone potenzialmente idonee di Trapani e Calatafimi.

“Chi di dovere – concludono – chiarisca la questione, in modo da rassicurare i cittadini su quelli che sono i reali rischi per il territorio e la sua popolazione. Vogliamo che comportamenti consequenziali siano messi in atto sin da subito dalle istituzioni preposte. Non solo parole, ma fatti”.

PD
"La notizia è allarmante e sconcertante. Nella nostra provincia vengono individuate ben due delle quattro aree siciliane: Trapani e Calatafimi – Segesta.
Indubbiamente, visto la geografia e la geologia che caratterizza la nostra Provincia, appare evidente che le zone individuate non rispondano ai 28 parametri richiesti nel 2014, i quali prevedono che questi depositi vengano costruiti lontano da aree vulcaniche, sismiche, soggette a frane ed inondazioni.
Comprendiamo la necessità di dotarsi di questi depositi, ma tutto ciò non può avvenire a danno di territori ricchi di bellezze culturali ed ambientali, come quelli della nostra Provincia, in cui le principali risorse a sostegno dell’economia sono il turismo e l’agricoltura.
Non indietreggeremo un passo: come Unione Provinciale del PD ci impegneremo, attraverso tutti i rappresentanti del Partito Democratico in ogni sede (Comunale, Regionale e Nazionale) per tutelare la salute dei cittadini e dei nostri territori".

 

CENTOPASSI
“Le aree interne della Sicilia hanno bisogno di investimenti, non dei rifiuti radioattivi. L’ipotesi di allocare centri di stoccaggio nelle Madonie, nel trapanese e nella provincia di Caltanissetta ci appare semplicemente irricevibile. Parliamo di territori, come nel caso delle Madonie impegnate in una battaglia per l’istituzione delle zone franche montane, che da tempo chiedono altro tipo di attenzione.
Parliamo di aree, come nel caso di quelle del trapanese, votate al turismo e di straordinario pregio paesaggistico ed archeologico, che sarebbero umiliate da una scelta simile.
Parliamo del territorio del nisseno già profondamente devastato dagli scempi ambientali.
Rispondere ai bisogni dei territorio con la proposta di trasformazione di queste aree in discariche radioattive è semplicemente irricevibile perché offensivo e mortificante per queste comunità”.

Lo dichiarano gli amministratori e i militanti della rete dei cento passi della provincia di Trapani, dell’area delle Madonie e del comprensorio di Caltanissetta.

ATTIVA SICILIA
Attiva Sicilia dice “no” alla possibilità che le scorie radioattive di tutta Italia vengano depositate in Sicilia. “La Sicilia – affermano i deputati regionali Angela Foti, Elena Pagana, Valentina Palmeri, Sergio Tancredi e Matteo Mangiacavallo – ha già pagato un prezzo pesantissimo ospitando gli impianti petrolchimici senza avere mai in cambio un risarcimento di natura ambientale. Adesso non può ulteriormente sopportare che una porzione del suo territorio possa eventualmente essere usata per depositare le scorie radioattive prodotte altrove. Chi per i suoi scopi ha prodotto questi rifiuti e chi ha inquinato di più adesso si prenda anche le conseguenze di questi vantaggi”.

“Vigileremo su ogni atto che va in questa direzione e faremo di tutto – concludono i deputati regionali di Attiva Sicilia – per bloccare ogni tentativo di creare qualsiasi forma di deposito di scorie radioattive sull’isola”.

 


LEGA
“L’idea di mettere scorie radioattive e nucleari in alcune aree della nostra Sicilia ad alta vocazione produttiva agroalimentare e turistico ambientale è paradossale e bisogna attivarsi affinché ciò non succeda”. Lo dichiarano il segretario regionale siciliano della Lega, il deputato Nino Minardo e Annibale Chiriaco, responsabile Attività Produttive della Lega Sicilia.
“In un momento così delicato per le imprese turistiche ricettive ed agroalimentari produttive siciliane, già alle prese con la difficile valorizzazione dei prodotti siciliani e la relativa commercializzazione in un contesto globale, con tutti i problemi connessi volti ad implementare la relativa sicurezza alimentare è impensabile pensare di creare nelle province di Caltanissetta, Palermo e Trapani quattro depositi nazionali di rifiuti tossici nucleari entro il 2025 che creerebbero ulteriori diffidenze e problemi ai consumatori ed ai cittadini delle aree indicate. Sarebbe meglio indire ,dopo aver ascoltato la Regione Siciliana, un referendum tra i cittadini nei territori indicati di Butera (Cl) Segesta/Calatafimi (Tp) e Petralia Sottana/Castellana Sicula (pa) piuttosto che tout court imporre scelte così misteriose ed improvvise”, concludono Minardo e Chiriaco.

PSI
La Federazione dei Giovani Socialisti – FGS di Sicilia e il Partito Socialista Italiano urlano tutto il loro sgomento per la notizia relativa alla creazione di quattro siti di stoccaggio di scorie radioattive sul territorio siciliano.
I quattro siti individuati tra le province di Palermo, Trapani e Caltanissetta hanno lasciato di stucco i sindaci dei comuni interessati che non sono stati neppure contattati, consultati o avvisati.
I siti di stoccaggio andrebbero a intaccare anche il parco delle Madonie, con Petralia Sottana – sede dell’amministrazione del Ente – individuata tra le aree e comuni costieri, agricoli e turistici. Il tutto in un territorio gravemente carente di infrastrutture e trasporti che necessita di investimenti per il potenziamento economico e infrastrutturale.
Il PSI si schiera compatto contro il deposito di scorie nucleari sul territorio, col segretario regionale Nino Oddo che afferma: “gli amministratori locali, che già fanno miracoli per tenere in piedi l’economia di questi comuni, non possono essere ulteriormente gravati con questa responsabilità e col rischio che, a causa di questi siti di stoccaggio, i territori ci rimettano il loro e perdano quote di produzione agroalimentare e di turismo”.
Aggiunge il segretario FGS di Palermo, Mattia Carramusa: “non è assolutamente ammissibile che comuni tenuti in piedi miracolosamente e senza investimenti pubblici per quanto riguarda sviluppo economico, infrastrutture, trasporti, energia, sicurezza e telecomunicazioni siano destinatari di 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, di cui oltre 16.000 ad alta radioattività. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, agisca e tuteli almeno stavolta i siciliani. Non siamo né la polveriera né la discarica d’Italia” La richiesta del Psi è che la Regione faccia valere la difesa del territorio e si opponga a questi siti di stoccaggio. Alla Sicilia non serve lo stoccaggio di scorie tossiche e radioattive sul territorio, ma il finanziamento di un nuovo piano economico ed infrastrutturale. Un piano che potenzi i collegamenti e realizzi finalmente un moderno trasporto ferroviario, che rifaccia strade e ponti di collegamento tra i comuni. Serve un volano per l’economia sostenibile a livello ambientale e sociale e per l’occupazione giovanile, ancora oggi terribilmente indietro rispetto al resto del mezzogiorno d’Italia. Serve un riammodernamento edilizio in una regione in cui gli edifici sono spesso fatiscenti e comunque risalenti alla metà del secolo scorso. Questo è quello di cui ha bisogno la Sicilia, non certo di essere un sito di stoccaggio di rifiuti nucleari”.