Da un po' di tempo a questa parte, ormai, riceviamo tantissime richieste di rimozioni di articoli di Tp24, invocando il cosiddetto "diritto all'oblio", cioè il diritto che una persona ha, o pretende di avere, che un fatto che l'ha vista protagonista anni fa (un arresto, un processo, uno scandalo, per citare i casi più comuni) venga rimosso dal web, perché danneggia la sua immagine attuale.
Si tratta di un tema nuovo e delicato, che non è regolamentato. Noi siamo dell'idea che le persone citate negli articoli possano avere accettabili ragioni per chiedere che il loro nome sia rimosso (e soprattutto non rintracciabile dalle ricerche su Google), trascorso un certo tempo e considerando il rilievo della notizia e della citazione.
Il tutto, purchè le ragioni delle richieste non entrino in conflitto con la necessità che avvertiamo a Tp24 di "difendere la memoria" delle cose e del passato, dato che l'archivio del nostro giornale, ormai, rappresenta un patrimonio di informazioni vasto e dettagliato.
Pertanto, siamo molto attenti alle richieste che arrivano su articoli brevi, e per noi non significativi, che influiscono a distanza di anni sul futuro delle persone coinvolte, in maniera sproporzionata (un esempio: abbiamo accolto di recente la richiesta di un giovane che era stato arrestato per spaccio nel 2009, e che oggi, a causa di quell'articolo, nonostante abbia cambiato vita, fatica a trovare un lavoro).
Allo stesso modo, mettiamo l'asticella molto alta per i personaggi pubblici o per i crimini maggiori. In questi casi siamo poco propensi alla rimozione di passaggi, all'anonimizzazione dei protagonisti, o alla deindicizzazione degli articoli dai motori di ricerca.
Pensiamo infatti che la privacy serva a tutelare i cittadini contri i poteri, e non deve essere un paravento affinchè i poteri si difendano dalla stampa, e quindi dai cittadini.
La redazione