Giuseppe Vella, pediatra di famiglia in Mazara del Vallo, segretario provinciale e regionale del FIMP, Federazione Italiana Medici Pediatri. Dottore Vella ci sono diverse lamentale da parte di alcune mamme che dicono che con il Covid i pediatri non vogliono più visitare i bambini e questo sta creando dei disagi. Cosa ci dice in merito?
Non conoscendo bene i fatti non voglio entrare in merito alla vicenda che ha avuto la mamma con il suo pediatra, ognuno di assume le proprie responsabilità, come segretario dei pediatri di famiglia non accetto però che i pediatri non vogliono visitare i bambini. Da quando è iniziata la pandemia gli ambulatori dei pediatri di famiglia sono rimasti sempre aperti, ma naturalmente il nostro lavoro è completamente cambiato. Prima si accedeva liberamente ora non più, per garantire la sicurezza a noi medici ma anche ai bambini e alle loro famiglie. Quando la mamma chiama, siamo obbligati a fare un triage telefonico e chiedere quali sono i sintomi e in base alla raccolta dei dati decidiamo come devono accedere allo studio i nostri pazienti. Cerchiamo se è possibile di assistere tramite telefono, alcuni colleghi hanno attivato anche la telemedicina, con l’utilizzo delle telecamere, sempre per cercare di diminuire i contatti e i possibili contagi. Con il dpcm del 7 settembre e l’inizio della scuola sono riportati i segni clinici di un bambino che può essere sospetto covid e sono: febbre superiore a 37,5, mal di gola, mal di testa, affanno, tosse, dolori muscolari, diarrea, vomito o nausea, in questi casi viene richiesto il tampone per farli accedere a scuola o all’asilo. Io e i miei colleghi dobbiamo fare queste domande ai genitori quando ci chiamano, nessun bambino non ha avuto le cure necessarie, e se era il caso è stato inviato al pronto soccorso.
Dottore Vella, come mai però ci sono tante persone che confermano che il pediatra non vuole visitare i bambini. E poi l’effetto più grave di questa vicenda è la censura che si fa quando i bambini stanno male, e magari si decide di non portarlo dal medico proprio perché si pensa: tanto non lo visita che ci vado a fare?
E questo è sbagliato e se qualche collega lo ha fatto, sicuramente ha sbagliato a farlo. Se noi siamo allo studio, noi visitiamo i bambini. Abbiamo continuato a visitare i bambini che ad esempio vanno valutati ogni mese nei primi quattro mesi dalla nascita per valutare la crescita. Nel 90% dei casi i bambini infetti sono asintomatici e purtroppo quando noi chiediamo il tampone subiamo le aggressioni per telefono, perché le mamme hanno paura, poi ci sono anche quelle che per sicurezza ci chiedono loro invece di far fare il tampone. Sicuramente è un momento molto critico, per il rapporto tra pediatra e genitore, ma dobbiamo dire che in questa pandemia i bambini sono rimasti del tutto indenni.
Vella se il pediatra nonostante il protocollo, le rassicurazioni e tutto, non vuole visitare i nostri bambini, cosa si può fare?
Allora se non si è convinti di quel pediatra perché non ci soddisfa, si può cambiare pediatra. Ma voglio dire una cosa. Nel passato abbiamo commesso degli errori noi pediatri. Prima di vaccinare i bambini li visitavamo, ma sapevamo che era una visita inutile. Se un bambino non ha tosse, non ha febbre e mangia può fare il vaccino. Questo ha inculcato ai genitori che questa era una cosa essenziale, indispensabile prima di fare il vaccino. Se un bambino ha una febbre a 37,5, tosse ed è raffreddato, non sono motivi per rinviare il vaccino. Io faccio normalmente ambulatorio, ricevo normalmente, sono vaccinato come operatore sanitario ma è normale che un controllo dei sei mesi, anziché farlo ora lo rinvio tra 15 giorni se ho fatto la prima dose e sono in attesa della seconda, perché nel momento in cui vengono i bambini e genitori io posso contagiarli, e questo rinviare di qualche settimana una visita non è perché il pediatra non vuole visitare, ma per proteggere la salute degli stessi bambini e delle loro famiglie.