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23/02/2021 06:00:00

Sicilia, il pasticcio dell'Avviso 22. L'odissea dei tirocinanti lasciati senza soldi e senza lavoro

 La Regione pagava, le imprese assumevano, i ragazzi lavoravano. Sarebbe stato un giro perfetto per dare un impulso importante al mercato del lavoro. Ma come accade spesso in Sicilia qualcosa si è rotto. E così i tirocinanti dell’Avviso 22 non solo non lavorano più ma aspettano ancora, da oltre un anno, le retribuzioni.


E’ uno dei tanti programmi di aiuto all’economia siciliana finanziati con i fondi europei, l’avviso 22. Risale addirittura al 2018. Funzionava così: le aziende convenzionate con la Regione assumevano per uno stage che andava da 6 mesi ad un anno giovani, e meno giovani, lavoratori siciliani.
I tirocini, partiti nel 2019, erano suddivisi in 3 misure diverse: la misura A per gli under 35; la misura B per i tirocinanti dai 16 a 66 anni; e la misura C per i soggetti disabili ai sensi della 68/99, cioè i disabili fisici, psichici e sensoriali con riduzione capacità lavorative superiore al 45% o invalidi del lavoro con invalidità superiore al 33%.

I tirocinanti avrebbero avuto una retribuzione di 500 euro al mese, pagati bimestralmente dalla Regione che a sua volta aveva ottenuto per il programma 25 milioni di euro dall’Unione Europea. Alla fine del tirocinio le aziende, che godevano di manodopera a costo zero, avrebbero potuto assumere gli stagisti usufruendo di ulteriori agevolazioni fiscali. Ma ad oggi la maggior parte dei tirocinanti non hanno ricevuto le retribuzioni, e le aziende non hanno assunto. “Hanno preferito aspettare altri bandi del genere, come Garanzia Giovani, per avere ancora per altri mesi lavoratori a spese del contribuente piuttosto che assumere i tirocinanti che erano stati formati” racconta Oreste Lauria portavoce dei tirocinanti in Sicilia.
Dei 6 mila tirocinanti in pochissimi hanno ricevuto tutte le retribuzioni, la maggior parte ha ricevuto degli acconti, altri ancora aspettano il primo accreditamento. “Ad oggi non sono ancora iniziati i pagamenti da parte dell' Assessorato al lavoro, l'ultima lista di pagamento dei tirocinanti risale al 17 dicembre 2020. Sono ancora molti i tirocinanti da pagare, in tanti attendono da mesi il saldo dell’intera somma di pagamento , altri solamente l'ultimo bimestre”, spiega Lauria.
Più che per una mancanza di fondi tutto questo ritardo è addebitabile, come al solito, a problemi burocratici. A novembre l’assessorato al Lavoro ha fatto sapere che diverse pratiche presentate dai Centri per l’impiego erano “incomplete”. Da qui lo stop ai pagamenti con l’invito ai tirocinanti ad andare nei Centri per l’impiego a verificare le pratiche. Sempre l’assessorato regionale, con una circolare, faceva sapere che se non si fosse sanata la documentazione si sarebbe proceduto al taglio parziale o totale dell’indennità. A dicembre la Regione riesce a liquidare qualcosa, una parte dell’indennizzo a non più di 50 tirocinanti. Il resto è ancora in attesa. D’altronde, ad ottobre, in commissione Formazione all’Ars, era stato audito il dirigente generale del dipartimento regionale del Lavoro, Giovanni Bologna, che ha spiegato il motivo dei ritardi, dovuti a “un sistema particolarmente farraginoso che prevede lunghissime procedure da ripetere ogni due mesi per effettuare i bonifici”.
“A noi tirocinanti gli enti promotori hanno sempre ribadito che la documentazione è a posto, e se manca un documento deve semmai essere l’assessorato al lavoro a dire quale documento manca a ciascuno di noi, per cui per gli enti promotori la documentazione è giusta” aggiunge Lauria che annuncia battaglia. “Non ci fermeremo e siamo pronti a protestare davanti l’assessorato del Lavoro".