Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
25/02/2021 22:00:00

Beni confiscati alla mafia: l'università di Palermo contro la Commissione antimafia 

L’università di Palermo va all’attacco della commissione Antimafia sui beni confiscati. In una nota il rettore Fabrizio Micari e i direttori di Scienze politiche e Giurisprudenza, Alessandro Bellavista e Aldo Schiavello, criticano il documento che la commissione presieduta da Claudio Fava ha approvato all’unanimità la settimana scorsa: oggetto del contendere le dichiarazioni di Pietro Cavallotti, erede della famiglia finita al centro di alcune delle misure di prevenzione dell’era Saguto. “Apprendiamo – scrivono - che nella relazione conclusiva dell'inchiesta sui beni sequestrati e confiscati in Sicilia, approvata dalla commissione parlamentare regionale sul fenomeno della mafia, si trascrivono le dichiarazioni di un tal Cavallotti, qualificato come ‘imprenditore’, rese in audizione, secondo cui 'si facevano corsi di alta formazione, si davano attestati alle persone che partecipavano, quindi, in due giorni si pensa di insegnare agli avvocati e ai commercialisti come si amministrano aziende; chi teneva questi corsi? I giudici, gli amministratori, i prefetti. Ma che competenze manageriali possono avere questi soggetti?’”.

L’università collega le dichiarazioni di Cavallotti ai propri corsi: “Si tratta - si legge nella nota - di un'evidente allusione alla consolidata esperienza formativa condotta dall'Università di Palermo grazie all'impegno del Dipartimento di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali (Dems) e la collaborazione dei giuristi del Dipartimento di Giurisprudenza. Avviati nel 2010, per iniziativa dell'allora rettore Roberto Lagalla e dell'allora direttore del Dems Giovanni Fiandaca (con l'apporto del procuratore nazionale antimafia dell'epoca, Pietro Grasso, e poi del successore Franco Roberti, e del direttore dell'Agenzia nazionale, il Prefetto Mario Morcone), i corsi di Alta formazione per amministratori giudiziari - spiega la nota - sono proseguiti con successo per sei edizioni fino al 2017, con la partecipazione di centinaia di professionisti provenienti da tutta Italia e i migliori esperti del settore come docenti”.

I Cavallotti sono stati oggetto di un lungo contenzioso sulle Misure di prevenzione: assolti in sede penale, la famiglia ha subito alcune confische definitive e alcune restituzioni. Pietro Cavallotti, che non è mai stato direttamente colpito da alcun procedimento penale, si è a lungo definito una “vittima del sistema delle Misure di prevenzione”. Il contesto in cui viene sentito è la ricostruzione della vicenda Italgas: per l’azienda sequestrata risalendo le commesse della famiglia Cavallotti e poi dissequestrata fu chiesta una parcella da 120 milioni.

 

Fonte: Repubblica