Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
26/02/2021 06:00:00

La strana storia delle strisce blu abusive di Castelvetrano

 Parcheggi abusivi, applausi abusivi, villette abusive…

Cominciava così una canzone di Elio e le Storie Tese, arrivata seconda al Festival di Sanremo del ’96.

Castelvetrano, oltre ad aver avuto tante villette abusive in riva al mare e tanti applausi abusivi nei confronti dei politici di turno che avrebbero dovuto risolvere ogni problema, non si è fatta mancare nemmeno i parcheggi abusivi.

 

Non si tratta però dei soliti parcheggiatori che chiedono la monetina. Ad essere abusiva sarebbe stata proprio la cooperativa che gestiva le aree di sosta a pagamento. E per quasi quattro anni, dal primo gennaio 2017 fino a marzo del 2020, quando il servizio è stato sospeso per l’emergenza Covid.

A certificarlo è una determina della polizia municipale del novembre scorso, in cui viene accertato che il contratto con la Castelvetrano Servizi era cessato il 31 dicembre del 2016, dopo ben cinque proroghe tecniche. Proroghe tutte “nelle more”, come piace dire ai burocrati, della prossima gara pubblica. Che però non si fece mai.

Ecco perché ad oggi le strisce blu sono ancora gratis.

 

La storia rocambolesca di queste strisce blu ha inizio nei primi anni del 2000, quando  sette lavoratori Lsu si lasciano convincere da qualche politico che occuparsi delle aree di sosta a pagamento sarebbe stata la strada maestra per diventare dipendenti del comune.

Dapprima diventano dipendenti della Coim srl, poi della Ima Service, che aveva ricevuto l’affidamento del servizio da parte dell’ente.

Questo però viene revocato nel 2007per vicende non dipendenti – si legge - dall’Amministrazione Comunale”.

Insomma, quella che doveva essere una strada maestra per la stabilizzazione, si rivela un vicolo cieco e quei lavoratori, dopo aver perso il requisito di Lsu, si trovano disoccupati.

Ma la politica delle soluzioni non poteva certo fallire così. E allora il comune bandisce una nuova gara, con l’impegno per la “ditta aggiudicataria, di utilizzare i lavoratori già iscritti nell’elenco speciale del precariato, con pregressa esperienza come Ausiliario della sosta”.

Che, detto con meno giri di parole, suonerebbe così: chi vince dovrà prendere quelli che sono rimasti disoccupati.

Ed in effetti è quello che succede, quando la ditta SIS li assume dal 2008 al 2012. Poi scade il contratto e il comune bandisce una nuova gara pubblica. E per renderla più appetibile, nel settembre 2012 amplia le aree di sosta a pagamento: gli stalli passano da 420 a 512 in città ed in più vengono messi sul piatto altri 158 stalli da instituire a Marinella di Selinunte. La gara però va deserta.

Allora ne fa un’altra nel febbraio 2013. Ma va deserta anche quella.

 

Bisognava trovare un lavoro a chi si era fidato e aveva rinunciato a far parte degli Lsu. Anche perché un fallimento del genere lo si sarebbe potuto pagare in termini elettorali alle prossime elezioni.

Ed ecco l’idea. Se non si presenta nessuno alle gare, basta fare una cooperativa e con un affidamento diretto le aree di sosta se le gestiscono da soli.

Detto fatto.

Il 4 aprile 2013, gli ex Lsu dichiarano per iscritto al comune la loro disponibilità a formare una cooperativa, a maggio costituiscono la Castelvetrano Servizi e si iscrivono nel relativo albo ministeriale. Poi, il 13 giugno avanzano la proposta di convenzione.

Bisognava fare presto, perché c’era troppo traffico. Non è una battuta. Il comune scriverà di essere “gravato da un intenso traffico veicolare nel centro urbano e, nei mesi estivi, nella frazione di Marinella di Selinunte derivante dalla presenza di servizi di interesse pubblico e da attività commerciali”.

Insomma, una corsa contro il tempo, ma rigorosamente per il bene collettivo.

E infatti, il 28 giugno, la giunta Errante delibera l’affidamento e prenota l’impegno di spesa.

Un affidamento diretto, senza gara pubblica.

Per carità, nessun abuso. La legge 381 del ’91, consente gli affidamenti diretti alla cooperative sociali di tipo B, “purché siano di importo inferiore alla soglia comunitaria”.

Soglia che è di 200mila euro.

E qual è l’impegno di spesa del comune? 199mila euro.

 

Inoltre, sempre per la stessa legge, queste cooperative devono presentare tra i soci il 30% di lavoratori svantaggiati: invalidi fisici, psichici e sensoriali, ex  degenti di istituti psichiatrici, soggetti in trattamento psichiatrico, tossicodipendenti, alcolisti, minori in età lavorativa con difficoltà familiare, condannati con misure alternative alla detenzione.

Tra i cinque soci della cooperativa che gestiva le aree di sosta, ce ne saranno stati almeno due che rientravano in una di queste categorie? Non lo sappiamo.

L’amministrazione comunale, allora, ha fatto le sue verifiche? Non sappiamo nemmeno questo.

Da contratto, la cooperativa avrebbe dovuto provvedere anche alla manutenzione della segnaletica, che però non c’è mai stata dal momento che le entrate non bastavano nemmeno a garantire ai soci uno stipendio sufficiente.

 

Come funzionava il servizio?

L’8% dei ricavi dei contrassegni per la sosta venivano versati al comune.

Con un corso di formazione di 20 ore, gli ausiliari della sosta erano i soli a poter fare le multe sulle strisce blu. I trasgressori la pagavano un po’ più alta, perché oltre alla cifra che andava a finire nelle casse comunali, ne era prevista un’altra per la stessa cooperativa.

Ma pare che al comune arrivassero pochi soldi: circa 4mila euro nel 2015 o addirittura 650 euro nel 2017. Ciò vuol dire che i soci non potevano contare su delle entrate dignitose.

 

E qui le domande si moltiplicano.

Il contratto prevedeva anche 50 stalli a pagamento nel viale Roma. Ma le strisce blu non sono mai state attivate. Perché?

E la rendicontazione? Avveniva davvero ogni tre mesi come previsto? Il comune aveva traccia degli abbonamenti? Che prezzo avevano? Era sempre lo stesso, oppure pur di farli venivano praticati degli sconticini fuori tariffa?

Gli ausiliari della sosta coprivano davvero gli orari e la presenza indicata nel contratto?

La cooperativa avrebbe dovuto provvedere anche all’installazione dei parcometri. Non se ne videro mai. Perché?

I biglietti per la sosta, a parte alcuni negozi, li vendevano direttamente gli ausiliari, poco inclini a fare le multe.

Perché a nessuno dei politici competenti di allora venne in mente di fare una timida interrogazione in consiglio comunale?

E perché la competente amministrazione comunale di allora, nel 2014, diede in gestione alla Castelvetrano Servizi anche altri stalli a pagamento del parcheggio dell’Arena Italia, se quelli di viale Roma, dopo sei mesi non erano ancora stati attivati?

Non lo sappiamo. Ma sappiamo che la gestione del parcheggio dell’Arena Italia, snobbato dai castelvetranesi e forse mai trovato dai turisti, fu più che fallimentare.

 

E poi, alla scadenza del contratto, nel 2016, perché tutte quelle proroghe?

Abbiamo chiesto all’attuale comandante Marcello Caradonna, se e quando ritorneranno a funzionare le aree di sosta a pagamento. Ci ha risposto così:

Stiamo lavorando per creare un servizio che funzioni davvero. Occorre prevedere l’installazione dei parcometri. E bisogna fare in modo che il servizio abbia una sua sostenibilità dal punto di vista finanziario. Andrebbero anche ripensate le aree da destinare alla sosta a pagamento, alcune non sono economicamente redditizie. Ci vuole uno studio economico-finanziario fatto con senso di responsabilità”.

 

Per riprendere la canzone di Elio che citavamo all’inizio, c’è “tanta voglia di ricominciare…”.

Speriamo non sia abusiva anche quella.

 

Egidio Morici