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07/03/2021 06:00:00

I troppi silenzi di Draghi

Portiamoci con la mente ad un paio di mesi fa. Pensiamo a cosa sarebbe successo all'ex premier Giuseppe Conte con i dati galloppanti del coronavirus di questi giorni: Regioni all'attacco, espertoni in tv a preannunciare la fine del mondo, richieste di chiarimenti in Parlamento. Dimissioni, dimissioni. Renzi che vuole il Mes per investire nella sanità pubblica. 

O se Giuseppe Conte avesse rinviato le elezioni di primavera nelle grandi città italiane: accuse di fascismo, governo che "agisce nelle tenebre", "democrazia sospesa", dimissioni, dimissioni. Renzi che vuole il Mes per le grandi opere pubbliche che non possono attendere i tempi della politica italiana (glielo hanno spiegato gli amici arabi).

Pensiamo cosa sarebbe successo se la martoriata Ministra Azzolina, colei che aveva la delega all'Istruzione nell'ex governo Conte, avesse detto una frase come quella del suo attuale successore, Bianchi: "Con la Dad dovremo conviverci a lungo". Protesta degli insegnanti, proteste degli studenti, delle famiglie, sciopero, dimissioni, dimissioni. Renzi che vuole il Mes per utilizzarlo per la scuola. 

Però c'è premier Mario Draghi, adesso.  E tutto sembra calmarsi. Nessuno parla, nessuno si lamenta, nessuno critica. Renzi non dice una parola sul Mes, anche perché Draghi non lo vuole. 

Nessuno parla. 

A me fa specie una cosa. E' un momento difficile. Oddio, è un momento difficile lungo un anno, diciamo. Siamo esausti. Però ci sono dei casi in cui un leader, se è leader, fa sentire la sua voce. Spiega ai cittadini quello che accade e cosa bisogna fare. Lo fa Angela Merkel. Lo hanno fatto Macron e Johnson, lo ha fatto Cuomo quando New York fu invasa dalla prima ondata di coronavirus. 

L'ultima volta in cui Draghi ha detto qualcosa, davanti a dei giornalisti, è stata in occasione della lettura della lista dei Ministri. Poi, l'unico intervento degno di nota è stato quello sulla fiducia. E basta.  Sappiamo che lavora tanto, per carità, che è un uomo del fare, ci mancherebbe. 
Ma bisogna esserci, ogni tanto. Dare un segnale. 

Abbiamo deciso di scendere dalla giostra di Casalino e Conte perché eravamo stanchi di una politica diventata una specie di Bagaglino, perché alcuni ministri erano insostenibili e a tutto c'è un limite. Un po' di giorni di quiete non ci hanno fatto che bene, come la convalescenza post influenza. Ma adesso è il momento di uscire dal nulla e parlare. Perchè dalla scelta di stile si passa al difetto, e dal difetto alla mutilazione.

Non chiediamo a Draghi di consegnarsi alla corrida dei talk - show, per carità, ma ogni tanto di spiegarci come vanno le cose.

Secondo fonti di palazzo Draghi parlerà solo in occasioni istituzionali, leggendo interventi scritti. Ecco, se parlasse ogni tanto a braccio, sarebbe un piccolo gesto di empatia che, a volte, per un malato fa meglio di una medicina. Se poi  evitassimo, tutti, di dare per scontata come ottima e azzeccata ogni cosa che Draghi fa (o che non dice), sarebbe ancora meglio. Non si può passare dalla lotta su tutto, dalla polemica pure sulle siringhe, al silenzio condiscendente sulle scelte del silenzioso premier. Con troppo silenzio non si guarisce. 

Giacomo Di Girolamo