C'è la notifica di conclusione delle indagini per i 24 indagati coinvolti nell'inchiesta della Procura di Trapani contro alcune Ong accusate tra il 2016 e il 2017, di aver favorito l'ingresso illegale di migranti e di aver avuto rapporti diretti con i trafficanti.
L'indagine, avviata tre anni fa, gira attorno a tre Ong: Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere. Il quotidiano Repubblica ha pubblicato alcune foto, scattate da un agente a bordo di una delle navi, e i magistrati trapanesi ritengono quelle foto come prove delle accuse formulate.
In uno scatto un trafficante picchia alcuni migranti a bordo di un barcone. In un altro scatto, lo stesso trafficante ha in mano un tubo giallo e una persona si mette le mani al volto per ripararsi da eventuali colpi sferrati. La violenza avviene davanti ad alcuni attivisti scesi con un gommone dalla Vos Hestia, la nave di Save The Children.
L'agente a bordo ha inoltre annotato che il trafficante in questione è salito a bordo della Vos Hestia. Mentre in altra foto lo stesso trafficante è stato immortalato al porto di Reggio Calabria e nessuno ha denunciato quanto accaduto.
Gli inquirenti si chiedono perché l'Ong dopo aver fatto salire lo scafista non lo ha denunciato. C'è poi una frase intercettata e sulla quale si stanno concentrando gli inquirenti e pronunciata da Marco Amato, comandante della Vos Hestia: “Appena torna lo scemo vedo cosa vuole fare. Altrimenti lo mando a fare in culo dicendogli: "Vedi dove te ne devi andare, vai a mangiare a casa, ti vuoi stare zitto o te ne vai siamo partiti già male”. Secondo gli inquirenti, ad essere preso per scemo sarebbe stato un membro dell'equipaggio che aveva segnalato due scafisti alla Polizia.
Per Save The Children Marco Amato non è un attivista dell'Ong. Era solo il comandante della nave usata dall'organizzazione: “Non si è mai tirato indietro – ha dichiarato un attivista a Repubblica – la priorità di tutti è stata sempre quella di salvare vite umane”. Il 26 giugno 2017 altro episodio annotato dall'agente con la nave affiancata da tre uomini a bordo di un potente gommone. L'agente sotto copertura ha scattato le foto anche in quell'occasione e i colleghi hanno riconosciuto Suleima Dabbashi, membro della famiglia che da anni nella città libica di Sabratha gestisce il mercato di esseri umani. Gli attivisti di Save The Children a Repubblica si sono detti fiduciosi e sicuri del loro operato.