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10/03/2021 06:00:00

Noi e il Covid: uno, nessuno, centomila

 Uno, nessuno, centomila.

Uno è l' anno è passato da quando l'ex premier Conte annunciò in televisione una cosa mai vista prima, la chiusura totale di ogni attività in Italia, per arginare la diffusione del coronavirus. Che a Natale pensavamo fosse una cosa solo cinese. Che a Febbraio pensavamo fosse una cosa sola di un paio di Comuni in Lombardia. Che a Marzo 2020, invece bloccò l'Italia E lo fa tutt'ora. Conte  annunciò che l'Italia era "sotto protezione", e che lo slogan era : "Io resto a casa". Era una domenica sera, ricordo. E nessuno sapeva come la sua vita sarebbe cambiata l'indomani, come tutto avrebbe travolto la nostra routine. E' stata di fatto, la più grande frattura delle nostre vite. 

Nessuno se lo aspettava. Nessuno l'avrebbe mai detto, previsto. E forse è questo ancora oggi che porta molte persone a negare l'emergenza, a sminuire. Il non voler ammettere che una cosa così enorme è potuta accadere. Un vulnus nelle nostre vite così perfette, così organizzate, così vissute di fretta. E non è una guerra, nè un terremoto, ma qualcosa di peggio. Perché quello che stiamo vivendo distrugge la nostra economia come una guerra, devasta come una calamità naturale, ma purtroppo è una tragedia che viene sentita solo da un pugno di responsabili e da chi con il Covid ci è passato, ha visto la morte con gli occhi, ha visto morire i propri cari.

Centomila sono i morti di Covid in Italia, finora. Una soglia psicologica, dicono gli esperti. Ma lo dicevano anche del morto numero cento, come del millesimo, e del morto numero diecimila. Dietro questi numeri ci sono persone, ci sono storie. E poi ci sono le storie invisibili di tutti coloro che sono stati colpiti dal Covid in altro modo: le persone che hanno perso il lavoro, le famiglie distrutte, i piccoli imprenditori che si sono arresi. Questa malattia ha anche in questo caso varcato un solco, perché ci ha fatto scoprire una cosa che sapevamo già: tutti siamo uguali, ma qualcuno lo è più degli altri, come dimostra in questi giorni l'ignobile corsa dei furbetti a vaccinarsi saltando la fila, a scapito di anziani e malati gravi. 

Uno, nessuno, centomila. I balconi, le bandiere, i carri funebri, i posti di terapia intensiva, i tamponi, i tamponi rapidi, i funerali vietati, le mascherine, le visiere, il gel, vestizione e svestizione, l'amuchina, la candeggina, lavarsi le mani, lavarsele bene, la curva, il picco, fare la spesa aspettando in fila fuori, il pane a casa, il Dpcm, i ristori, zona gialla, zona rossa, il lockdown, la clausura, la dad, i banchi a rotelle, il metro di distanza, anzi, il metro e mezzo, facciamo due, la quarantena, la quarantena volontaria, "hai sentito chi ha il Covid?", le rsa, i focolai, le varianti, inglese, sudafricana, brasiliana, la variante rarissima, gli aeroporti chiusi, salutare da lontano, il pugno, la mano sul cuore, Immuni, i vaccini, Oxford, AstraZeneca, i russi e i cubani, il vaccino italiano, Conte, Draghi, Speranza, le primule, il commissario Arcuri, la Merkel, "Azzurro, i balconi, il pomeriggio è troppo azzurro ...", l'asporto, il delivery, Sanremo senza pubblico, il coprifuoco, stare bene, stare male, i postumi, i cinema chiusi, la cura, l'autocertificazione, #andratuttobene, le videochiamate, Zoom, Meet, negozi aperti, negozi chiusi, le dirette su Instagram, lavorare da casa, gli assembramenti, passeggiare distanziati, le feste clandestine, le visite ai parenti, i bonus, i sintomi, sentire gli odori, il termometro, il saturimetro, l'ossigeno, il ventilatore, fare cambiare l'aria, il droplet, l'aerosol, il pipistrello, la Cina, l'epidemia, la pandemia, l'Oms, l'Ema, l'Aifa, il prof, il dott, l'esperto in tv, la corsia, morire senza neanche un saluto, vivere sperando di potersi riabbracciare. Un giorno.  Noi. 

Giacomo Di Girolamo