E’ il proprietario che dovrà bonificare e mettere in sicurezza l’ex cementificio “Calcestruzzi Selinunte”, che negli ultimi anni è stato occupato dai lavoratori migranti stagionali, impegnati soprattutto nella raccolta delle olive.
Si tratta di Onofrio Cascio, la cui struttura era da anni in malora dopo essere stata sequestrata e poi restituita, nell’ambito del sequestro di beni milionario del padre Rosario, la cui sentenza di condanna per mafia è stata però ammessa per la revisione da parte della Cassazione circa un mese fa.
Cascio aveva chiamato Striscia La Notizia, che un paio di settimane fa ha realizzato un servizio dal quale era emersa una sintesi particolare.
L’inviata Rajae Bezzaz, prima di intervistare il sindaco Alfano, ha raccontato che “Secondo il sindaco di Castelvetrano, se i braccianti sgomberati sono riusciti ad entrare nell’ex cementificio è solo perché la recinzione non era tenuta in buone condizioni”.
Come se l’ordinanza con cui si intimava la bonifica al proprietario, fosse stata frutto di un’idea estemporanea del primo cittadino. Tra l’altro, mentre si parla di “recinzione”, nel servizio scorrono le immagini di una rete metallica, come se il problema fosse stato quello.
In realtà, l’ordinanza in questione è di marzo del 2020 e parla di “chiusura dei varchi presenti lungo la recinzione del sito”. Insomma, non hanno scavalcato da un buco nella rete sopra il muro. Non solo, ma la decisione scaturisce da una riunione di coordinamento delle forze di polizia avvenuta ancora prima: il 10 ottobre del 2019.
Un incontro nella stanza del sindaco di Castelvetrano voluto dal Prefetto, dove c’era anche Onofrio Cascio, che da luogo ad una nota prefettizia con la quale “si invita il Sig. Sindaco a disporre lo sgombero per motivi di carattere igienico-sanitario diffidando il proprietario della struttura a realizzare gli interventi di sicurezza necessari a scongiurare eventuali ed ulteriori occupazioni abusive”.
A questa ordinanza di marzo dell’anno scorso, Cascio fece ricorso al Prefetto, che però non rispose. Forse perché proprio la prefettura aveva invitato il sindaco a scriverla.
Ma siccome non è come per le multe per divieto di sosta, il silenzio della prefettura in questo caso equivarrebbe ad un ricorso non accolto.
E se entro i 120 giorni dalla data dell’ordinanza, non si fa ricorso straordinario al Presidente della Regione, si perde l’ultimo treno.
O meglio, il penultimo, se si esclude l’ultima corsa con Striscia la Notizia.
Alla fine dell’intervista col sindaco però, c’è un curioso fuori onda.
Cascio, attraverso l’inviata di Striscia, avrebbe manifestato l’intenzione di fare una convenzione col comune per la gestione dell’ex cementificio.
Ce lo conferma lo stesso Enzo Alfano, aggiungendo che la cosa gli era sembrata davvero strana, “non ho capito perché, non abbia manifestato quest’intenzione scrivendo direttamente al comune o a me. L’avrei fatta valutare. Mi è sembrato un canale di richiesta abbastanza singolare”.
Ma forse l’avrà formalizzata nei giorni seguenti. “No – ha sottolineato il sindaco – ad oggi non abbiamo ricevuto nulla”.
Però sullo sfondo di questa storia complicata, ci sono loro, i migranti.
Non solo quei quaranta ragazzi presenti stabilmente, che lavorano nelle campagne del territorio. Ma le altre centinaia che arrivano ogni anno per la raccolta delle olive.
Da anni le loro condizioni sono proibitive: strutture precarie poggiate su pedane di legno, senza luce e senza rete idrica. E, ovviamente, senza bagni.
Davvero il problema principale è se la bonifica debba farla il proprietario o qualcun altro?
Abbiamo chiesto al sindaco che cosa si sta facendo per garantire un tetto e delle condizioni accettabili a questi ragazzi, che sono il motore principale dell’economia agricola del territorio (tra l’altro comprendente anche il comune di Campobello di Mazara).
Ci ha risposto così.
“L’ordinanza del marzo 2020 prevedeva lo sgombero ad opera della polizia municipale, coadiuvata dalle forze dell’ordine. Era stata sospesa perché sarebbe stato assurdo buttare fuori questi ragazzi senza dare loro un’alternativa. E’ una cosa che va fatta soltanto quando, almeno quelli che hanno un contratto di lavoro, potranno trovare momentanea accoglienza in una tendopoli da istituire con la Croce Rossa, con la quale stiamo lavorando per la realizzazione di un’adeguata tendopoli.
Noi vogliamo che questi ragazzi siano ospitati in modo civile. E’ una questione di umanità ed un
obiettivo di buon senso che ci siamo posti, anche insieme alle associazioni di volontariato”.
Egidio Morici