Ha detto di non poter pagare 75mila euro di spese giudiziarie, l'ex re delle cliniche siciliane Michele Aiello, arrestato e condannato per essere stato prestanome di Bernardo Provenzano. La quinta sezione della Suprema Corte ha però rigettato il ricorso di Aiello e il 67enne dovrà versare quanto dovuto all'erario e tremila euro alla Cassa delle ammende.
Dopo 15 anni di carcere Aiello è tornato libero e lavora. Nel 2018 il Magistrato di sorveglianza aveva rigettato una prima opposizione presentata da Aiello contro un provvedimento che disponeva il pagamento delle spese di giustizia. La prima sezione della Cassazione aveva però annullato con rinvio la decisione.
La Suprema Corte aveva ritenuto che effettivamente l'ex manager bagherese non avesse i soldi per pagare i 74.584,56 euro dovuti all'Erario. Così la decisione iniziale era stata annullata con rinvio al Magistrato di sorveglianza. Che, tuttavia, aveva ribadito la sua posizione, anche alla luce di "nuove evenienze probatorie processuali acquisite". In particolare, era emersa la vendita, a novembre del 2018, di un immobile del padre di Aiello, lasciato in eredità a lui e alla sorella, per la somma 180 mila euro "pagati con dei bonifici alla sorella, che però aveva agito anche nella veste di procuratore generale, per conto e nell'interesse del fratello".
Aiello inoltre lavoro part time presso una ditta edile per un compenso di 250 euro mensili, e la moglie è un'insegnate il cui stipendio è di 1800 euro. Per i giudici, Aiello, debitore della somma di 74.584, 56 euro, ha recentemento venduto (tramite la sorella, che tuttavia ne era procuratrice) un bene al prezzo di 180 mila euro, pervenutogli al 50 per cento a titolo di successione mortis causa. Deve dunque presumersi che egli fosse entrato nella disponibilità di metà della somma, pari a 90 mila euro". Somma che "potrà essere impiegata per far fronte al debito maturato nei riguardi dell'Erario", scrivono i giudici.