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21/03/2021 06:00:00

La Finanziaria in Sicilia: si litiga tanto, e non ci sono soldi per le imprese

 Si litiga tanto, e non ci sono aiuti concreti per le imprese distrutte dalla pandemia. E' la sintesi della Finanziaria in discussione in questi giorni all'Ars. E neanche sono veloci: la Finanziaria verrà approvata solo la prossima settimana, dopo alcuni giorni caotici, dovuti al fatto che ci sono 4 mila emendamenti presentati e pochissime risorse. Sono in tutto 137 articoli. Nel fratemmpo, senza Finanziaria approvata, le spese della Regione sono bloccate, dagli stipendi ai contributi, ai pagamenti ordinari. 

“Un pomeriggio per approvare appena due articoli, poi una miriade di interventi per evidenziare le enormi incongruenze di un testo scritto veramente coi piedi. Intanto la Sicilia aspetta anche quelle briciole disseminate qua e là tra le pieghe di questa ridicola finanziaria di cui Musumeci ed Armao dovrebbero solo vergognarsi”.
Lo afferma il capoguppo del M5S all'Ars, Giovanni Di Caro.
"Questa finanziaria - afferma – conferma, ove ce ne fosse stato bisogno, che il governo ha perso completamente la bussola ed è in rotta pure con la maggioranza che lo sostiene, visto che gran parte degli interventi arrivano dai partiti della coalizione che sostiene Musumeci”.
“Un testo peggiore – prosegue Di Caro – non poteva arrivare a palazzo dei Normanni, ed è stato persino peggiorato in commissione Bilancio, cosa che i nostri colleghi Di Paola e Sunseri hanno ripetutamente evidenziato. Le storture del testo sono decine, tra queste quella che tentava di ridurre i salari dei dipendenti delle partecipate, cosa del tutto incostituzionale e fuori da ogni logica”.
“A questo punto – conclude Di Caro - prevediamo la solita tagliola di una maxi riscrittura del testo, che cercherà di salvare gli stipendi di migliaia di dipendenti delle partecipate che questo mese rischiano di rimanere a bocca asciutta, ma che certamente non salverà la faccia di questo governo del nulla”.

CNA. Sia la Finanziaria regionale, all’esame dell’Ars, che il Decreto Sostegni, appena varato dal governo nazionale, non rispondono a pieno alle reali esigenze di migliaia di attività produttive, dilaniate dagli effetti devastanti della pandemia”. CNA Sicilia manifesta disappunto rispetto alle politiche economiche “confezionate” a Roma e Palermo, destinate a mitigare gli ingenti danni subiti dalle imprese a causa della perdurante emergenza sanitaria. “Avere abbandonato il riferimento ai codici ateco, così come invocato dalla CNA – affermano i vertici regionali della Confederazione – rappresenta certamente un elemento positivo, il cui effetto sarà quello di consentire a molte imprese di usufruire per la prima volta dei ristori, ma restiamo abbastanza critici sul fatto che sono ancora troppe le attività escluse dai contributi a fondo perduto con il decreto approvato dal Consiglio dei ministri. Rimangono tagliate fuori tutte quelle aziende che nel 2019 hanno subito perdite al di sotto del 30% che è la soglia fissata per potere accedere al beneficio. L’abbassamento di tre punti percentuali(dal 33 al 30%) seppur apprezzabile, non ci soddisfa e lo riteniamo una ingiusta discriminazione.Rinnoviamo l’invito al Governo e al Parlamento di introdurre un meccanismo di decalage che preveda la progressiva riduzione del contributo in relazione all’andamento del fatturato”. E non va meglio sul fronte siciliano. “La manovra in corso di votazione a sala d’Ercole – sottolineano i rappresentanti di CNA Sicilia – si presenta lacunosa e non adeguata alle legittime istanze provenienti dagli artigiani e imprenditori che sono ormai in profonda sofferenza dopo un anno di grave crisi determinata dalle restrizioni messe in campo per contrastare la diffusione del virus. Il grido d’allarme non può non essere raccolto dalle Istituzioni, da cui ci attendiamo meno parole e maggiore concretezza per salvare il tessuto produttivo che rischia un serio e irreversibile tracollo. Servono segnali tangibili di aiuto alle imprese con interventi di sostanza e di vera liquidità da iniettare nel fragile tessuto socio-economico della nostra terra. Un sussulto di orgoglio, di coesione e di responsabilità della classe politica, sia regionale che nazionale – concludono i vertici della Confederazione – per non abbandonare al suo triste destino la Sicilia, a cui va riservata anche una fetta del Recovery fund per favorire, al pari di altre realtà, il processo di ripresa e di ricostruzione che non può prescindere dalla necessità di colmare il deficit infrastrutturale di cui cronicamente soffre”.

ARMAO. «Il Consiglio dei ministri non ha impugnato la legge regionale n. 1 del 2021 relativa all’esercizio provvisorio. È il risultato di un’intesa raggiunta con il governo Musumeci che consente di concludere anche i contenziosi costituzionali insorti sulle leggi regionali del 2020 (n. 33 e 36) relative alle variazioni di bilancio e a disposizioni in materia di personale e proroga di titoli edilizi».
Lo dichiara l’assessore regionale all’Economia e vicepresidente della Regione Siciliana, Gaetano Armao.

«L’accordo con il governo centrale, raggiunto a seguito del nostro confronto con i rappresentanti dei ministeri guidati da Maria Stella Gelmini (Affari regionali) e Daniele Franco (Economia e finanze) - continua l'assessore - prevede non solo la mancata impugnativa della norma del 2021, ma anche la rinuncia ai ricorsi proposti in Corte costituzionale dallo Stato contro le due leggi del 2020».

Si tratta di questioni di ordine preminentemente formale e inerenti il principio di annualità del bilancio, determinante dalla mancata approvazione, da parte del governo Conte, delle norme di attuazione entro il 31 dicembre.

«Nel disegno di legge di stabilità, attualmente in discussione all'Ars - prosegue Armao - sarà effettuata l'abrogazione delle norme controverse nelle leggi impugnate. Si concretizzano così le rassicurazioni che il governo regionale aveva già dato nei giorni scorsi circa l'avanzato stato di definizione degli accordi con lo Stato. Un elemento - conclude Armao - che può, adesso, consentire di accelerare nella definitiva approvazione dei documenti finanziari per il 2021»