Monte Cofano in questi giorni è entrato nelle case degli italiani facendo da sfondo mozzafiato alla fiction Màkari. Nessuno però ricorda di quando, quest'estate, Monte Cofano è stato devastato da un enorme incendio. E' stato solo uno dei tanti roghi che hanno devastato la Sicilia la scorsa estate.
Quasi 36 mila ettari. E' il totale della superficie boschiva andata in fiamme tra giugno e ottobre 2020. Un dato maggiore, addirittura, a quello del 2017, l'anno orribile delle riserve e dei boschi siciliani. E a causare gli incendi non è il fato, e non solo la mano criminale dei piromani. Ma il problema è a monte, nella prevenzione. Opera che trova sempre più inadempienti gli enti preposti.
Per questo il coordinamento regionale “Salviamo i boschi” ha deciso di presentare, a febbraio, un esposto presso la Procura di Trapani, per denunciare le omissioni, le inadempienze e gli illeciti commessi durante la stagione estiva 2020, da enti preposti e soggetti coinvolti nella prevenzione, gestione e spegnimento degli incendi. Sono stati messi in evidenza mancati controlli, ritardi, cattiva gestione della macchina organizzativa (a partire dalle assunzioni del personale, alla manutenzione dei mezzi, alle opere di pulizia dei viali parafuoco e delle vie d'accesso). Inoltre sono stati individuati alcuni elementi indiziari dai quali partire per l'accertamento di specifiche responsabilità individuali.
L’esposto attuale , firmato da 18 associazioni ambientaliste (16 della provincia di Trapani e 2 di Palermo) va ad aggiungersi ad uno precedente, presentato nel 2017 sempre dallo stesso Coordinamento di associazioni e rimasto però, in questi anni, ignorato in Procura.
A distanza di 3 anni nulla è cambiato nell’opera di prevenzione e controllo degli incendi e la stagione estiva del 2020 ha segnato un nuovo record.
“Auspichiamo – dichiara Mariangela Galante, portavoce del Coordinamento - che la Magistratura mostri questa volta maggiore interesse verso l'azione di denuncia nata spontaneamente dai cittadini, anche perché siamo convinti che la sostanziale impunità che accompagna questo tipo di reati, non fa altro che favorirne la diffusione”.
Il pool di avvocati che ha sostenuto questo lavoro – Fabrizio Baudo del Foro di Trapani, Giuseppe Rando del Foro di Roma e Salvatore Mancuso del Foro di Palermo – insieme al le associazioni del Coordinamento si prefiggono un arduo compito: smuovere dal torpore e dalla vuota retorica le istituzioni dell'isola, abituate ormai a “convivere” con il problema, senza mai affrontarlo veramente.
E' per questo motivo che, insieme all'azione legale, la rete associativa ha annunciato la pubblicazione di una lettera aperta indirizzata al Presidente di Regione, Nello Musumeci. Un documento di richieste specifiche per affrontare in modo organico la questione incendi, che ogni anno puntualmente colpiscono da est ad ovest tutto il territorio siciliano, provocando perdita di biodiversità e danni sempre più profondi all'equilibrio ecologico del territorio.
Un paio di mesi fa l Coordinamento aveva richiesto un incontro con il Presidente della Regione, per consegnare personalmente la lettera. Nessuna risposta.
Tra le proposte quella che gli incendi in aree boschive, montane e delle riserve vengano giudicati come “disastri ambientali”, identificandoli come eco-reati. Il coordinamento propone anche che venga istituita una Commissione d'Inchiesta Regionale che si occupi della questione incendi, in quanto atto terroristico contro il patrimonio collettivo e la salute dei cittadini, al fine di smascherare gli interessi che ruotano intorno alla mafia degli incendi ed eventuali connivenze politiche.
A queste richieste, accompagnate da una lista di 45.000 firme, raccolte attraverso una petizione lanciata sul web, si aggiunge una lista di interventi precisi e su cui il Coordinamento richiede un intervento immediato, per poter scongiurare una volta e per tutte il ripetersi della catastrofe che anno dopo anno e per tutta la stagione estiva, colpisce inesorabilmente un territorio già martoriato da decenni di incuria e mala gestione, ad est come ad ovest. Gli interventi di pulizia e manutenzione delle vie d’accesso, il potenziamento della sorveglianza e del controllo del territorio, con più risorse umane e mezzi più efficaci e moderni (telecamere termiche, bacini idrici d'acqua dolce, ecc), sanzioni più dure contro gli incendiari ma anche e soprattutto contro i Comuni che non si dotano o non aggiornano il Catasto dei suoli percorsi dal fuoco, una riforma del settore forestale, il presidio e la tutela del territorio.
L'auspicio del Coordinamento è che queste richieste vengano accolte ed attuate o possano quantomeno fornire dei punti di partenza dai quali cominciare affrontare il problema. Non è solo la Regione che deve attivarsi e fare la sua parte, tante sono le parti in causa, ma la Regione può e deve dare il suo contributo, rimediando agli errori del passato e del presente.