Disturbavano metodicamente le lezioni online imposte con la didattica a distanza, facendo delle vere e proprie incursioni nelle piattaforme utilizzate da studenti e docenti.
La Polizia Postale di Genova, coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo ligure, ha scoperto dopo mesi di indagini una banda di giovanissimi specializzata nel disturbare la dad in tutta Italia con urla, bestemmie e filmati hard mandati al posto della faccia del docente ma anche canzonette. Le prime segnalazioni erano arrivate durante il lockdown di marzo 2020, a far scattare le indagini alcune incursioni messe a segno anche a Genova, che avevano spinto i dirigenti scolastici a rivolgersi alla Polizia Postale per capire come comportarsi.
Nei guai sono finiti due ragazzi di circa 20 anni e un minorenne. Tra loro lo youtuber Bibo Player, soprannome usato da un influencer milanese, che testa i videogiochi per il suo pubblico e che dopo la perquisizione ha perfino postato un video con il suo racconto.
Le lezioni venivano di fatto disturbate da persone che intervenivano con parolacce, bestemmie e urla e che di fatto impedivano agli insegnanti di proseguire. I disturbatori non violavano però le piattaforme online dedicate alla dad, ma si facevano consegnare i codici di accesso dagli studenti, registrandosi poi con nomi di fantasia o, in alternativa, con il nome dello studente che aveva fornito i codici, "rubandogli" l'identità. ll tutto con la convinzione di essere, se non invisibili, quantomeno intoccabili, facendosi addirittura beffe della polizia che «non perderà tempo a cercarci e non ci troverà», come dice uno dei giovani in una chat.
Per comunicare la banda utilizzava gruppi creati appositamente su Telegram (dove pensavano di essere totalmente al sicuro per la crittografia) e Instagram. Uno degli agenti della Postale, però, è riuscito a infiltrarsi in alcune chat riuscendo a riannodare i fili e a risalire a tre giovani che coordivano il gruppo, ragazzi tra i 17 e i 20 anni di età residenti tra Milano e Messina, in particolare nel milazzese.
Una volta messi alle strette i ragazzi hanno subito ammesso di essere loro i “disturbatori seriali”, forse consapevoli, finalmente, che quanto fatto non era una bravata, ma un reato vero e proprio: l’accusa è di interruzione di pubblico servizio e accesso abusivo a un sistema informatico o telematico.
Durante le perquisizioni, eseguite con l'ausilio del Compartimento Polizia Postale di Milano e della Sezione di Messina con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, sono stati sequestrati computer, tablet e smartphone che verranno analizzati dagli esperti della Postale per valutare la posizione degli altri giovani iscritti nelle chat utilizzate per i raid alle lezioni. I ragazzi sono stati denunciati, e le indagini proseguono per capire in quante chat si siano infiltrati.