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31/03/2021 06:00:00

Covid, i dati falsi e la Sicilia nel caos

 Eppure Crisanti l’aveva detto: “Ci sono mille modi, non dico per truccare i dati, ma per aggiustarli, così per stare sotto la soglia”. Il direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, si riferiva ai presidenti di regione convinti di dimostrare il proprio successo politico non finendo in zona rossa. E forse c’è andato vicino.

Sì, perché come abbiamo già scritto, a finire indagato per lo scandalo dei dati falsi sulla pandemia è stato l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza, fedelissimo di Nello Musumeci.

Razza è indagato insieme alla dirigente del Dasoe, il Dipartimento per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico, Maria Letizia Di Liberti ed i suoi stretti collaboratori.

 

I momenti frenetici, il timore di finire in zona rossa, l’esigenza di far quadrare i conti, i messaggi, le telefonate, c’è tutto nelle carte dei carabinieri del Nas di Palermo, che raccontano il novembre rovente dell’assessorato regionale alla Sanità.

“… Ma mettici 2.000 di rapidi.. fregatene!!!”, diceva la Di Liberti all’impiegato della società che gestisce i flussi di dati da comunicare all’ISS.  

E ad un Razza seccato, che le aveva parlato di “fallimento della politica” per non essere “riusciti a fare i posti letto”, racconta di avergli risposto che no, non è vero, perché “reggiamo perfettamente”.

Una perfezione molto relativa, visto che poi, al proprio interlocutore, aggiunge:

Anche se in realtà, non ti dico, oggi è morta una, perché l’ambulanza è arrivata dopo 2 ore ed è arrivata da Lascari. Ed è morta, e qua c’è il magistrato che già sta, subito, ha sequestrato le carte…. 2 ore l’ambulanza. Perché? Perché sono tutte bloccate nei pronto soccorsi. Tutte!

 

Ma il contenimento “matematico” dei contagi, così come lo definisce l’accusa, va avanti in una gestione “creativa” dei dati, come emerge dalle diverse conversazioni intercettate. Tutto per “evitare e/o ritardare – scrivono gli inquirenti - il passaggio della Regione Sicilia in ‘zona rossa’, con le derivanti ripercussioni sia di immagine mediatica che di conseguenze economiche per gli operatori commerciali”.

Un aspetto che però, aggiungono, non viene mai esplicitamente dichiarato nelle intercettazioni.

Ma tra i dati comunicati al Ministero della Salute e quelli estrapolati dalle conversazioni telefoniche, ci sarebbe una tale ed evidente “difformità” da far presumere che le restrizioni per la Sicilia siano state frutto di un errore. Un errore indotto, almeno secondo gli investigatori.

 

Il 4 novembre scorso, comunicavano all’ISS 19 decessi, pur nella consapevolezza che i morti erano invece 26.

Quattro giorni dopo comunicavano quasi 2000 tamponi in più rispetto a quelli effettuati.

Mentre, il 12 novembre i nuovi soggetti positivi venivano scremati dai dati del laboratorio Scalia di Catania e della metà di quelli di Trapani.

Il successivo 20 novembre, venivano comunicati soltanto 2 posti in più nella terapia intensiva nell’ospedale di Termini Imerese, che in realtà contava un incremento doppio (4).

L’elenco delle manipolazioni è piuttosto lungo. E ci restituisce, appunto, un bilancio al ribasso: meno contagi, meno morti, meno terapie intensive. Ma con un numero di tamponi più alto di quello reale.

 

Certo, si potrebbe pensare ad un’azione di manipolazione certosina e calcolata. Ma, come sottolineano gli investigatori, “il più delle volte, le cifre anche quelle relative ai decessi giornalieri – sono arbitrarie, per abbassare valori ritenuti troppo alti o nel tentativo di recuperare dati precedentemente omessi”.

Da qui, la necessità di “spalmare i morti” su più giorni che, ovviamente, ha destato un’indignazione massiva.

Un caos assoluto ed una “totale inattendibilità dei dati trasmessi – si legge nell’ordinanza del Tribunale di Trapani - che sembrano estratti a sorte e la cui dimensione reale appare sfuggita agli stessi soggetti che li alterano”.

 

Al di là delle rilevanze penali e della presunta volontà di manipolazione dei dati trasmessi per non finire in zona rossa, ciò che risalta è comunque il caos. Un caos fatto di numeri che non arrivano, di telefonate di sollecito, di dati complessivi relativi a più giorni che arrivano tutti in una volta.

C’è da chiedersi se questo marasma sia una tipicità tutta siciliana, o se altre regioni siano messe più o meno allo stesso modo.

 

Egidio Morici