In diverse chiese cristiane, sia cattoliche che protestanti, durante la quaresima e in particolare nella domenica che precede quella "delle Palme" si usa svolgere una predicazione sul "libro di Giobbe", accostando l'innocente Giobbe sottoposto a terribili sofferenze, all'innocente Gesù, anch'esso sottoposto a sofferenze terribili e alla morte. Giobbe, invece, nel racconto biblico non muore. A me questo accostamento sembra del tutto arbitrario. Il paragone tra il "giusto sofferente Giobbe" e il "giusto sofferente Gesù", sostenendo addirittura che la vicenda di Giobbe intende "prefigurare" quella di Gesù, non regge per niente. Poteva servire nei primi tempi della predicazione cristiana, quando gli apostoli si rivolgevano prevalentemente ad Ebrei e cercavano di sostenere che Gesù aggiornava e attuava le profezie contenute nei libri sacri.
Le sofferenze di Gesù, dall'arresto alla morte le conosciamo molto bene. A Marsala, in particolare, ogni Giovedì Santo, tutta (o quasi tutta) la popolazione rivive questa vicenda attraverso la processione che mette in scena lungo il percorso i vari momenti della "via Crucis". La pandemia non ha permesso l'anno scorso e non lo permetterà quest'anno lo svolgimento della processione, ma esistono le riprese filmate.
La vicenda di Giobbe è conosciuta molto meno. Di solito ci si accontenta dei cenni contenuti in prediche e sermoni. D'altro canto il libro di Giobbe è alquanto lungo e impegnativo, infatti racconta il contrasto diretto tra un uomo (Giobbe) e Dio. Con Giobbe che accusa Dio di farlo soffrire ingiustamente e Dio che gli risponde (nella parte conclusiva) da par suo. E già nel modo di rispondere di Dio vediamo che chi ha scritto il libro di Giobbe aveva una idea di Dio totalmente diversa da quella che ci ha insegnato Gesù di Nazareth. Occorre una breve sintesi del Libro di Giobbe. La struttura è semplice: tre parti.
PRIMA PARTE: Breve racconto per presentare questo Giobbe immerso nella sofferenza: si tratta di un uomo molto fortunato, che pur essendo un uomo giusto, che aiuta il prossimo, che paga regolarmente i suoi servi, che rispetta i contratti e non si sogna nemmeno di frodare qualcuno, che onora Dio con preghiere e sacrifici, è diventato ricchissimo con una famiglia piena di armonia, con dieci figli che collaborano tra di loro e spesso si riuniscono in pranzi festosi. E' un uomo molto devoto e Dio è contento di lui. E un giorno Dio, in occasione di un incontro con gli esseri celesti da lui creati, chiacchierando con l'Angelo Tentatore ( che volgarmente vien chiamata Satana), gli fa notare che c'è un uomo la cui fede è inattaccabile. E Satana ribatte che è facile essere devoti a Dio quando si è così fortunati. Se finisse nella disgrazia la sua fede crollerebbe. E Dio gli risponde: non puoi farlo morire ma puoi procurargli ogni sventura. In breve tempo predoni, uragani, alluvioni. distruggono le ricchezze di Giobbe. I suoi dieci figli muoiono nel crollo della casa in cui stanno banchettando, Infine Giobbe viene colpito da una malattia che lo ricopre di piaghe, lo rende puzzolente, pieno di ulcere e di vermi. Tutti lo evitano. La moglie gli urla da lontano: "Ancora stai saldo nella tua integrità? Ma lascia stare Dio e muori!"
SECONDA PARTE . Tre amici, informati delle disgrazie di Giobbe vanno a trovarlo. Seduti accanto a Giobbe rimangono a lungo in silenzio. Nessuno parla, per sette giorni. Vi è una quarta persona che segue questo incontro, Eliu, ma prenderà la parola soltanto alla fine. Infine Giobbe sbotta e i tre cominciano i loro interventi.
Riproduciamo in maniera molto ridotta questo dialogo, ma seguendo la successione degli interventi e con le parole riportate nel Libro:
Non lo riconobbero e piansero ad alta voce (2,17)
GIOBBE comincia: " Perisca il giorno che io nacqui e la notte in cui si disse – è stato concepito un maschio –" ( 3,3)
ELIFAZ : Quale innocente perì mai? Dove furono mai distrutti gli uomini retti? (4,7) Può il mortale essere giusto dinanzi a Dio? (4,17) Beato l'uomo che Dio corregge! Tu non disprezzare la lezione dell'Onnipotente (5,17)
GIOBBE . I fratelli mi si sono mostrati infidi (6,15) - Ammaestratemi e starò in silenzio, fatemi capire in che cosa ho errato (6,24) – Se ho peccato, che ho fatto a te, o guardiano degli uomini? Perché hai fatto di me il tuo bersaglio? ( 7,20)
BILDAD : Tale è la sorte di tutti quelli che dimenticano Dio (8,13)
GIOBBE : Dio è saggio e grande in potenza (9,4) – Io come farei a rispondergli, a scegliere le mie parole per discutere con lui? (9,14) - Se io fossi senza colpa, la mia bocca mi condannerebbe; se fossi innocente, mi dichiarerebbe colpevole (9,20) – Sono innocente? Sì, lo sono (9,21) – Perciò io dico Egli distrugge egualmente l'integro e il malvagio (9, 22) - La terra è data in balìa ai malvagi, egli vela gli occhi ai giudici di essi. Se non è lui, chi è dunque? (9,24) Io direi a Dio: non condannarmi! Fammi sapere perché sei in contesa con me! (10,2) Perché mi hai fatto uscire dal grembo di mia madre? (10,18) Sarei stato come se non fossi mai esistito (10,19)
ZOFAR : Basterà quindi essere loquace per aver ragione? (11,2) Varranno le tue ciance a far tacere la gente? (11,3) Tu dici a Dio " Io sono puro in tua presenza" (11,4) Puoi forse scandagliare la profondità di Dio? (11,7) Egli infatti conosce gli uomini perversi e scopre senza sforzo l'iniquità (11, 11)
GIOBBE : - Quel che sapete voi lo so anch'io, non vi sono affatto inferiore. Ma io vorrei parlare con l'Onnipotente, ci terrei a parlare con Dio (13, 2-3) I vostri detti memorabili sono massime di cenere (13,12) Io difenderò in faccia a Lui il mio comportamento (13,15) ( O Dio) fammi conoscere la mia trasgressione, il mio peccato (13,23) – Intanto questo mio corpo si disfa come legno tarlato (13,28)
ELIFAZ : - La tua iniquità ti detta le parole e adoperi il linguaggio degli astuti (15,5) Che sai tu che noi non sappiamo? (15,9) L'empio è tormentato tutti i suoi giorni, e pochi sono gli anni riservati al prepotente (15,20)
GIOBBE : - Anch'io potrei parlare come voi, se voi foste al posto mio (16,4) - Ora purtroppo Dio mi ha ridotto senza forze, ha desolato tutta la mia casa (16,7) – Eppure le mie mani non commisero mai violenza e la mia preghiera fu sempre pura (16,17) - Gli amici mi deridono, ma a Dio si volgono piangenti gli occhi miei (16,20) - Sono attorniato da schernitori e non posso chiudere occhio a causa delle loro parole amare (17,2) - Sono divenuto uno a cui si sputa in faccia (17, 6). Al sepolcro dico "tu sei mio padre", e ai vermi "siete mia madre e mia sorella" ( 17,14)
BILDAD : - La luce dell'empio si spegne e la fiamma del suo fuoco non brilla (18,9) Non lascia né figli né nipoti, nessun superstite dove egli soggiornava ( 18,19)
GIOBBE : - Allora sappiatelo: chi mi ha fatto torto e mi ha avvolto nella sua rete è stato Dio (19,6) – Il mio fiato ripugna a mia moglie, faccio pietà a chi nacque dal grembo di mia madre (19,17)
ZOFAR : - Il trionfo dei malvagi è breve (20,4) Perché ha oppresso e abbandonato il povero (20,19) le rendite della sua casa se ne andranno (29,28) Tale è la sorte che Dio riserva all'empio (20,29)
GIOBBE : - Perché mai vivono gli empi? Perché arrivano alla vecchiaia e anche crescono di forze? (21,7) La loro casa è in pace, al sicuro da spaventi (21,9) Egli è portato alla sepoltura con onore (21,32)
ELIFAZ : - Vuoi dunque seguire l'antica via, per cui camminarono gli uomini malvagi? (22,15) . Se torni all'Onnipotente, se allontani l'iniquità dalle tue tende, sarai ristabilito (22,23)
GIOBBE : -23 11Alle sue orme si è attaccato il mio piede,
al suo cammino mi sono attenuto e non ho deviato;13Se egli decide, chi lo farà cambiare? Ciò che desidera egli lo fa.14Egli esegue il decreto contro di me come pure i molti altri che ha in mente.15Per questo davanti a lui io allibisco, al solo pensarci mi viene paura.16Dio ha fiaccato il mio cuore, l'Onnipotente mi ha frastornato 24 2I malvagi spostano i confini, rubano le greggi e le conducono al pascolo;3portano via l'asino degli orfani, prendono in pegno il bue della vedova.4Spingono i poveri fuori strada, tutti i miseri del paese devono nascondersi.9Strappano l'orfano dal seno della madre e prendono in pegno il mantello del povero. Ma Dio non bada a queste suppliche. 14Quando non c'è luce si alza l'omicida per uccidere il misero e il povero; 23Dio gli concede sicurezza ed egli vi si appoggia, ma i suoi occhi sono sopra la sua condotta. 24Salgono in alto per un poco, poi non sono più, sono abbattuti, come tutti sono troncati via, falciati come la testa di una spiga.25Non è forse così? Chi può smentirmi e ridurre a nulla le mie parole?».
BILDAD : - Come può l'uomo essere giusto dinanzi a Dio? (25,4)
GIOBBE . _Ma a chi credi di aver parlato? E di chi è lo spirito che parla per mezzo tuo? (26,4) Davanti a Dio il soggiorno dei morti è nudo, l'abisso è senza velo (26,6) Rinchiude le acque nelle sue nubi e le nubi non scoppiano per il peso (26,8) Come vive Dio che mi nega giustizia, come vive l'Onnipotente che mi amareggia la vita (27, 2) Ho preso a difendere la mia giustizia e non cederò; il cuore non mi rimprovera uno solo dei miei giorni (27, 6) Io vi mostrerò il modo di agire di Dio (27,11) Ecco la parte che egli riserva all'empio (27, 13) Terrori lo sorprendono come acque; nel cuore della notte lo rapisce un uragano (27,20) La gente batte le mani quando cade (27,23) Da dove viene la saggezza? Dov'è il luogo dell'intelligenza? ( 28,20) Dio solo conosce la via che vi conduce, egli solo sa il luogo dove risiede (28, 23) Oh potessi tornare come ai mesi di una volta, come ai giorni in cui Dio mi proteggeva! (29,2) La giustizia era il mio vestito ed io il suo (29,14) Ora servo da zimbello ai più giovani di me (30,1) Mi detestano, mi sfuggono, non si trattengono dallo sputarmi in faccia (30, 10) Dio mi ha gettato nel fango e rassomiglio alla polvere e alla cenere. Io grido a te ma tu non mi rispondi; ti sto davanti ma tu non mi consideri (30, 19.20) Oh avessi pure chi mi ascoltasse, l'Onnipotente mi risponda! (31,35)
ELIU . – No, di certo, Dio non commette ingiustizie! L' Onnipotente non perverte il diritto. (34,12) Dio non ha bisogno di osservare a lungo un uomo per portarlo davanti a lui in giudizio ( 34, 23) (Giobbe) al suo peccato aggiunge la ribellione ( 34,37)
TERZA PARTE : ALLORA IL SIGNORE RISPOSE A GIOBBE DAL SENO DELLA TEMPESTA E DISSE:
Dov'eri tu quando io fondavo la terra? Dillo, se hai tanta intelligenza. (38,4) – Sei tu penetrato fino alle sorgenti del mare? (38,16) – Conosci le leggi del cielo? Regoli il suo domino sulla terra? (38,33) - Sai quando figliano le capre selvatiche? (39,1 ) Hai un braccio pari a quello di Dio e una voce che tuoni come la sua? ( 40,9)
Lunga e potente è la risposta di Dio, che non risponde alla domanda di Giobbe, ma mostra la sua incommensurabile potenza. E Giobbe? Alla fine esclama: " Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo disegno. Il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora l'occhio mio ti ha visto. Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere" (42,2, 5-6)
Il dialogo si chiude qui. A questo punto interviene lo scrittore a raccontare che Dio ridona la salute e la ricchezza a Giobbe.
Problemi che pone IL LIBRO DI GIOBBE
ESISTE LA PENA SENZA COLPA - PERCHE' ESISTE LA SOFFERENZA? IL NON SENSO DEL MONDO E IL NON SENSO DELLA SOFFERENZA DIO NON RISPONDE AI PERCHE' DELLA SOFFERENZA DIO E' AL DI LA' DELLA RAGIONE
Questa riflessione è iniziata ponendo la seguente questione: la sofferenza di Giobbe è avvicinabile alla sofferenza di Gesù? Proviamo a confrontare i due casi su sette punti:
1) DIO : Per GIOBBE : Una potenza immane - Per GESU': Un padre onnipotente
2) L'AZIONE DI DIO : Per GIOBBE: Indifferente verso una umanità insignificante - per GESU': Sostegno ad una umanità da indirizzare verso la pace e la gioia
3) LA GIUSTIZIA: Per GIOBBE: l'uomo possiede un sentimento della giustizia, ma la giustizia di Dio risulta incomprensibile - per GESU': Il sentimento di giustizia dell'essere umano è condiviso da Dio, che punisce i malvagi (ma alla fine dei tempi non durante la vita terrena)
4) CONDIZIONE ESISTENZIALE: GIOBBE: molto ricco, con una grande famiglia - giusto fra gli uomini e devoto verso Dio – non risulta odiato da alcuno – non si scontra con alcun potere – finché non è sommerso dalle sventure, è lui il Potere - GESU': povero, senza famiglia – sapiente - va in giro predicando – smuove folle, che lo acclamano – è amato da molti – è odiato e considerato un pericolo pubblico dal Potere:
5) SOFFERENZA INFLITTA : GIOBBE: incomprensibile – impossibile per Giobbe ricercarne la ragione - GESU': spiegabilissima su due dimensioni, quella religiosa e quella politica. L'azione di Gesù mette in crisi il loro Potere..
6) FINALITA' DEL DOLORE SUBITO: per GIOBBE: nessuna - per GESU' : riscattare l'umanità ( qualunque cosa voglia ciò significare) – affermare anche a costo della vita il valore delle proprie convinzioni:
7) A CHI E' RIVOLTA LA SUA ATTENZIONE: GIOBBE: a se stesso - GESU': agli altri, che lui chiama "prossimo".
CONCLUSIONE: Entrambi ci mostrano la " sofferenza dell'innocente" ma esprimono due realtà e due concezioni di vita totalmente inconfrontabili ( a parte il fatto che la "passione" di Gesù dura un giorno e non sappiamo per quanti mesi o anni Giobbe sia rimasto accasciato nella polvere a grattarsi con un coccio le piaghe purulente...e a parte il fatto che Gesù è realmente vissuto e Giobbe è stato inventato dal suo scrittore.
Giovanni Lombardo