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07/04/2021 06:00:00

Il caso dei giornalisti intercettati a Trapani. Roma invia gli ispettori

 Giornalisti che da anni contribuiscono a svelare molte zone d'ombra delle vicende italo-libiche intercettati senza essere indagati. E' la bufera che si abbatte da giorni sulla Procura di Trapani che ha ascoltato per mesi le conversazioni di diversi reporter e che adesso porta la ministra della Giustizia Marta Cartabia ad ordinare accertamenti e indagini interne sulla vicenda Trapani.


Roma invia gli ispettori
“Svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari”. Il ministero della Giustizia, su disposizione della guardasigilli Marta Cartabia, ha formalmente aperto un fascicolo sull’inchiesta della procura di Trapani sulle Ong, nell’ambito della quale sono stati intercettati anche diversi giornalisti ed almeno quattro avvocati. Gli uffici di via Arenula hanno chiesto all’ispettorato generale di attivarsi con “urgenza per i necessari accertamenti formulando all’esito valutazioni e proposte”. Il primo passo sarà sicuramente quello dell'acquisizione degli atti. Non è escluso che poi si possa procedere all'audizione dei magistrati che hanno condotto l'inchiesta sulle Ong ed i presunti legami con gli scafisti. Inchiesta ereditata dal procuratore facente funzioni Maurizio Agnello . che ha assicurato che quelle intercettazioni non entreranno nelle carte del processo - dall'allora pm Andrea Tarondo che lasciò tutto per recarsi in Perù dove lavora a un progetto patrocinato dall'Unione Europea.


“Intercettata per sei mesi, perchè?”
“Nel 2017 per sei mesi la procura di Trapani che indagava sul ruolo delle Ong nei soccorsi in mare intorno alla Libia ha messo sotto intercettazione la mia utenza telefonica. Il pm chiede l’immediato accesso alla mia utenza telefonica, perché un eventuale ritardo avrebbe potuto compromettere lo sviluppo delle indagini in corso. Ma dopo sei mesi di intercettazioni e pedinamenti, nessuna delle informazioni registrate finisce nell’informativa finale depositata lo scorso febbraio dalla Procura di Trapani e su cui verrà istruito il processo”. Ricostruisce così la vicenda delle intercettazioni ordinate dalla Procura di Trapani d’intesa con il Viminale, Nancy Porsia, la giornalista che è stata oggetto direttamente delle attenzioni degli inquirenti. “Perchè allora mi hanno intercettata? Cercavano altro”. Oltre alle intenzioni, quello che preoccupa la cronista, e gli altri giornalisti finiti nel fascicolo del costituendo processo sulle Ong, seppur non indagati, è che si mette a rischio non solo l’incolumità dei reporter, ma anche delle fonti, e la loro riservatezza.

 

 

Commenta Stefano Feltri, direttore de il Domani, che per primo ha svelato lo scandalo delle intercettazioni, “le carte dell’inchiesta della procura di Trapani aggiungono però tasselli importanti al già desolante mosaico di fallimenti della strategia italiana in Libia.
Visto che la realtà non andava dove serviva, Minniti e Salvini hanno cercato di darle una spintarella. Talvolta con leggi, altre con l’intelligence, oppure con strane manovre come quelle intorno alle navi di Jugend Rettet e Save the Children.
Nel frattempo, apprendiamo ora, nel 2017 la procura di Trapani intercetta i giornalisti che scrivono di Libia e migranti. Loro, almeno, possono protestare. Le vere vittime di questa vicenda, invece, sono silenziose sul fondo del Mediterraneo”.




Anche avvocati intercettati
La procura di Trapani ha intercettato anche quattro avvocati, nello svolgimento della propria attività professionale. Non solo giornalisti, quindi, nel mirino delle intercettazioni finite nell’inchiesta sulle Ong.
Intercettazioni effettuate e trascritte nonostante giornalisti ed avvocati coinvolti non risultassero iscritti nel registro degli indagati. Le conversazioni sono state registrate nell’ambito di un’indagine avviata dalla procura siciliana nel 2016, con lo scopo di fare luce sull’attività delle ong attive in mare per soccorrere i naufraghi che cercavano di raggiungere le coste europee. La giornalista Nancy Porsia è stata ascoltata per mesi nelle conversazioni telefoniche con la propria avvocata, Alessandra Ballerini, e agli atti dell’inchiesta risulta anche la trascrizione di brani di colloqui relativi alle indagini su Giulio Regeni, la cui famiglia è rappresentata sempre dall’avvocata Ballerini. Ballerini è una degli avvocati intercettati e finiti negli atti dell’inchiesta sulle Ong dalla procura Trapanese. Oltre a lei ci sono anche Michele Calantropo, Fulvio Vassallo Paleologo e Serena Romano -, ascoltati dagli investigatori discutevano con i propri clienti di strategie difensive. Una circostanza non consentita dal codice di procedura penale, secondo cui, all’articolo 103, dice che è vietata l’intercettazione relativa a conversazioni o comunicazioni dei difensori. Secondo la norma, tali conversazioni sono inutilizzabili e il loro contenuto non può essere trascritto, neanche sommariamente. Ma nelle 30 mila pagine che compongono il fascicolo dell’inchiesta ci sono le conversazioni di avvocati e clienti, senza che alcun professionista risultasse indagato.

 


Le telefonate non verranno utilizzate
Una bufera che si abbatte sulla procura di Trapani, e che ha portato il procuratore reggente, Maurizio Agnello, ad assicurare che le trascrizioni delle telefonate non verranno utilizzate: “Sia io che le colleghe (le sostitute Brunella Sardoni e Giulia Mucaria, ndr) – siamo arrivati a Trapani due anni dopo che quelle intercettazioni erano state effettuate. Posso solo dire che non fanno parte dell’informativa sulla base della quale chiederemo il processo e che dunque non possono essere oggetto di alcun approfondimento giudiziario. Non conosco quelle intercettazioni che naturalmente abbiamo dovuto depositare ma che non useremo”.



Anche giornalisti stranieri intercettati
La procura di Trapani avrebbero “profilato” anche giornalisti stranieri, che non erano intercettati, in contatto con i reporter italiani. Una circostanza che potrebbe mettere in imbarazzo l'Italia sul piano geopolitico e delle relazioni internazionale.