E’ finita piuttosto bene, in sede giudiziaria, ai tre marsalesi, padre e due figli, che ai primi dello scorso ottobre finirono agli arresti domiciliari perché sulla terrazza della loro abitazione i carabinieri trovarono una piccola piantagione di canapa indiana. Settantacinque piante messe in vasi.
Processati con rito abbreviato (accordato, in questo caso, uno sconto di un terzo sulla pena prevista dalla legge), per loro il pm Filingeri aveva invocato una condanna a tre anni di carcere ciascuno. Accogliendo, però, la tesi dell’avvocato difensore Vincenzo Forti (fatto di “lieve entità”), il giudice delle udienze preliminari Francesco Parrinello ha condannato i tre imputati ad un anno ciascuno, pena sospesa. Unica prescrizione, obbligo di firma, due volte la settimana, alla caserma dei carabinieri. “Una sentenza salomonica” ha dichiarato l’avvocato Forti. Padre e figli hanno, rispettivamente 48, 22 e 19 anni. La piantagione venne scoperta a seguito di una perquisizione domiciliare decisa dopo che ad un posto di blocco stradale il 48enne fu trovato in possesso di alcuni grammi di marijuana. Fino a quel momento, i tre erano incensurati.