Spirano venti di guerra dentro Forza Italia, le flotte sono armate e pronte a darsi battaglia. Renato Schifani non apprezza il modo referenziale con cui Gianfranco Miccichè, attuale commissario regionale, continua l’escalation al partito.
Lunga lettera quella di Schifani indirizzata al commissario provinciale palermitano, che è anche sindaco di Prizzi, Giuseppe Vallone, molto vicino a Miccichè: l’azzeramento di tutte le carice provinciali non è un buon segnale e non lo sono nemmeno le dichiarazioni di Miccichè che su una eventuale ricandidatura alla presidenza di Nello Musumeci ha affermato “Pare non voglia più governare”.
Non è la prima volta che Miccichè da alleato di coalizione spariglia le carte e rompe con il centrodestra per correre con un suo di candidato o addirittura in prima persona, nel 2012 lo fece azzoppando se stesso e Musumeci e regalando la vittoria al centro sinistra con Rosario Crocetta presidente.
Schifani, che di Silvio Berlusconi, è consigliere politico e intimo amico, traccia una linea chiara entro cui muoversi anche per le alleanze: non ci si sposta dal centrodestra, l’area comprende Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia se poi i centristi e Italia Viva ci vorranno stare allora potranno starci ma non avverrà il contrario, non si partirà dal centro e da IV per allargare al centrodestra. Questo Schifani lo dice in maniera netta e indica la barra delle alleanze.
Scricchiola il potere e il ruolo di Miccichè, un mese fa lo stesso Berlusconi voleva alla guida del partito siciliano un triumvirato, non più l’uomo solo al comando. Niente da fare, Miccichè non ha accolto di buon grado la proposta, è stato blindato da una serie di deputati, pochi per la verità, mentre altri scrivevano al presidente Musumeci per blindare altri due assessori forzisti, Marco Falcone e Gaetano Armao, di cui Miccichè chiede la revoca, è stato lo stesso Berlusconi a chiamare il presidente delle Regione per accertarsi che i due assessori non venissero rimossi.
Un braccio di ferro all’interno del partito, che nel frattempo guarda anche alle amministrative di Palermo dell’anno prossimo e alla crisi politica di maggioranza scoppiata da qualche giorno.
Leoluca Orlando vuole stoppare i renziani, che vantano otto consiglieri, due assessori in giunta e il presidente del consiglio, lo scontro si è consumato sulla mancata approvazione del Piano delle Opere Pubbliche, i renziani si sono astenuti dal votarlo. Orlando non ci ha pensato un minuto in più, le dichiarazioni contro IV sono state glaciali, defenestrato Giuseppe Norata, presidente della Rap in quota Italia Viva, decaduto dopo le dimissioni di due componenti del cda. N el mirino ci sono finiti anche gli assessori renziani e il presidente di Amat, Michele Cimino sempre in quota IV. Il partito di Renzi nella giornata di sabato aveva chiesto l’azzeramento di tutta la giunta con una nuova maggioranza sul modello Draghi, allargata a tutti i partiti, secca la risposta di Orlando: di mettere in giunta la Lega non se ne parla proprio, quindi chiedeva agli assessori renziani in giunta di dimettersi altrimenti avrebbe loro revocato le deleghe. Orlando ha atteso fino a ieri pomeriggio e poi ha defenestrato i due assessori Toni Costumati e Leopoldo Piampiano: “A seguito del comportamento, delle dichiarazioni e delle proposte formulate dal gruppo consiliare Italia Viva, ho preso atto del documento di nove assessori in piena condivisione sulle mie stesse posizioni. Ho chiesto di conoscere le determinazioni degli altri due assessori. Toni Costumati mi ha presentato una motivata lettera di dimissioni nella quale manifesta le ragioni di disappunto per quanto si è creato, anche in riferimento alla sua esperienza culturale e politica. Dimissioni che accetto procedendo alla nomina di un nuovo assessore. Leopoldo Piampiano mi ha confermato, senza alcuna ulteriore considerazione, di riconoscersi pienamente nella posizione di Italia Viva. Procederò, pertanto, alla nomina di un nuovo assessore”.