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24/04/2021 06:00:00

Climb and Clean. Gli scalatori "spazzini" a San Vito Lo Capo

 Si è appena conclusa la “parte siciliana” dell’edizione zero di Climb and Clean, il progetto ideato dai due alpinisti Massimo Faletti e Matteo Della Bordella che punta a sensibilizzare verso una frequentazione rispettosa dell’ambiente montano e delle falesie.


Dopo aver ripulito la falesia dei Forti, vicino a Trento, Matteo e Massimo hanno raggiunto in treno la Sicilia. Ad attenderli alla fine del viaggio, c’era un’auto elettrica con cui hanno deciso di effettuare tutti gli spostamenti verso le falesie: ecosostenibilità a tutto tondo, dunque, per ridurre l’impatto ambientale sin da subito.
L’obiettivo è semplice: climb and clean, scalare e pulire. Dieci giorni no stop, dal Trentino alla Sicilia, con la voglia di lanciare un messaggio, di lasciare il segno.
Un’iniziativa importante, ambiziosa, un progetto attraverso cui poter finalmente “restituire qualcosa all’ambiente”.

Come vi è venuta l’idea di mettere in piedi un progetto così ambizioso?
L’idea è venuta a Massimo circa due anni fa, durante una spedizione in Pakistan: avevamo appena aperto una via su una montagna vergine di cinquemila metri, ed è lì che mi ha lanciato la proposta. Ci siamo resi conto che potevamo – e dovevamo - fare qualcosa di davvero tangibile per la salvaguardia dell’ambiente: il posto in cui ci trovavamo era incontaminato, privo del segno di passaggio umano, bellissimo, mentre tanti altri luoghi al mondo, in Italia soprattutto, sono invasi dai rifiuti lasciati dall’uomo.


Qual è il leitmotiv che vi spinge?
Il nostro scopo è sensibilizzare le persone ai problemi ambientali, ma soprattutto lanciare un messaggio di estremo rispetto nei confronti della natura: noi siamo fortunati, possiamo godere della bellezza, dei boschi, dei paesaggi meravigliosi che offre la montagna. Ma dobbiamo anche prendercene cura, preservarla affinché possano beneficiarne anche le generazioni future. Ed educare quelle generazioni, soprattutto.
Per farlo, non basta riportare a casa i propri rifiuti: dobbiamo anche ripulire, raccogliere la spazzatura che si trova sul nostro cammino, lasciando il territorio in condizioni migliori di come lo abbiamo trovato.
Siamo partiti dalle falesie proprio per coinvolgere più persone possibile. È una cosa che possono far tutti, anche partendo dal bosco dietro casa.
Il messaggio è questo: svegliatevi, abbiamo solo una Terra, e dobbiamo rispettarla.

Nel dettaglio, come funziona questo progetto?
In sostanza ci rechiamo nei luoghi in cui sappiamo esserci tanta immondizia, e con l’aiuto di volontari cominciamo a ripulirli.
Il progetto si chiama Climb and Clean, arrampicare e pulire: alterniamo infatti la scalata alla pulizia, sia sotto le pareti di roccia, sia nella natura circostante.
Il problema dei rifiuti è trasversale a tutto il panorama italiano, l’idea è stata dunque quella di attraversare tutta la penisola iniziando a ripulire le falesie in diverse zone.
Siamo partiti da Trento e siamo arrivati fino alla Sicilia, proprio per unire l’Italia dell’outdoor e delle scalate sotto questo problema comune.

Raccontateci qualcosa della vostra recente esperienza in Sicilia
In Sicilia ci siamo occupati di alcune zone di Siracusa e Trapani, precisamente la falesia di Sant’Andrea nella gola di Buccheri e quella di Salinella, a San Vito Lo Capo, che poi è il punto di riferimento per l’arrampicata nonché la zona più conosciuta e sviluppata.
E la maggior parte dei rifiuti raccolti qui, proveniva dal mare. Quella di San Vito è stata la tappa più ardua, quella che ci ha lasciato addosso un bel po’ di amarezza: abbiamo trovato, tra i rifiuti trascinati dalla corrente, una gran quantità di corde, reti, pezzi di vetro e plastica, ma anche tantissimi vestiti e scarpe. Indumenti provenienti con ogni probabilità dai barconi pieni di profughi, e questo basti a farci pensare a quanta gente è morta in mare.
Inoltre, ripulire una spiaggia dai rifiuti fa sentire quasi impotenti: è infatti possibile che la prossima mareggiata porti con sé il doppio della spazzatura. E questo fa riflettere sui comportamenti a monte da tenere per evitare queste situazioni, in futuro.

Cosa consigliereste di fare a chi vuole seguire il vostro esempio?
A chi vuole seguire il nostro esempio consigliamo innanzitutto di tenere pulito, e di avere un profondo rispetto verso la montagna e verso la natura. Poi, anche dare una mano a ripulire con iniziative personali.
Ci si potrebbe mettere in contatto con i comuni in cui queste problematiche sono più presenti e chiedere loro, e alle aziende che si occupano della raccolta dei rifiuti, un ausilio per la pulizia.

Avete anche supporti esterni, vero?
Certo, e sono preziosi: parlo di sponsor come SCARPA, Karpos, e Vibram, che ci hanno supportato durante tutte queste attività.
È bello sapere che questi grandi marchi hanno così a cuore il tema della sostenibilità ambientale, per preservare le meraviglie che abbiamo in natura per le future generazioni.
SCARPA, ad esempio, è un’azienda italiana leader nella produzione di calzature da montagna e per le attività outdoor, ed è da sempre portavoce di una cultura di rispetto per l’ambiente.
Recentemente ha persino lanciato il suo “Green Manifesto”, in cui enuncia tutti i principi sostenibili dell’azienda, convertiti ovviamente in azioni.
Durante questi giorni noi siamo stati dei volontari esattamente come gli altri partecipanti, e grazie al sostegno di aziende come questa siamo riusciti a realizzare un’opera così maestosa.
Certo, questo percorso è stato davvero duro e faticoso, non c’è stato un giorno di riposo. Ma siamo fieri di ciò che abbiamo fatto, e speriamo di poter essere d’esempio ad altri, di spronare le persone ad incentivare questi comportamenti positivi.