Dopo le nubi il sole, è andato bene l’incontro che si è tenuto tra Nello Musumeci e Gianfranco Miccichè. Si fa strada l’ipotesi di un Musumeci bis, non essendoci candidati alla presidenza migliori, dice Miccichè, anche se dalla Lega si rivendica un candidato di bandiera e avanza il nome del commissario regionale, Nino Minardo.
Un azzardo se il centrodestra dovesse spaccarsi, tuttavia i leghisti potrebbero eleggere dei deputati ma guidare la Regione è impresa molto difficile, non ci sono le percentuali per poterlo fare e in Sicilia, se si guarda alla destra il partito in crescita è quello di Giorgia Meloni, a cui l’attuale governatore è legato politicamente.
A blindare la candidatura di Musumeci molti degli assessori dell’esecutivo, non c’è una alternativa al suo nome, serra le fila anche Gaetano Armao, che di Musumeci è il suo vice e assessore al Bilancio.
Non è bastato questo vertice e le parole di Miccichè, in Forza Italia non si respira un’aria buona, le diverse componenti sono critiche con il presidente dell’ARS per le manovre di apertura che ha lanciato ad Italia Viva e ai centristi, per stoppare questa manovra domenica scorsa è dovuto intervenire Renato Schifani, sostenendo che l’alleanza parte dal centrodestra unito a cominciare dagli azzurri ma mettendo dentro Lega e Fratelli d’Italia, se a questo progetto si vorranno unire i renziani e i centristi bene, dice Schifani, ma non partirà da loro una alleanza al contrario.
Insomma l’anima del centrodestra non può essere snaturata e dello stesso avviso è l’assessore Marco Falcone: “Forza Italia non inseguirà partiti falliti e manovre incomprensibili. Non allontaneremo il nostro popolo. Non daremo spazio a nessun equivoco".
Falcone chiede lealtà verso il presidente Musumeci e allo stesso tempo chiede la costituzione di un ufficio politico forzista che detti le linee per le competizioni elettorali, sulla omogeneità delle alleanze, e che non continui a fare di Forza Italia un partito autoreferenziale.
A guardare a queste manovre anche il Partito Democratico, una nota critica quella che proviene dal capogruppo dem all’ARS, Peppino Lupo: “Mentre il resto d’Italia si prepara a ripartire, la Sicilia resta con le saracinesche abbassate e molti comuni in zona rossa, come Palermo. L’isola continua a fare i conti con un numero preoccupante di contagi e soprattutto con una campagna di vaccinazione che non decolla. L’economia è in ginocchio ed i 250 milioni di ristori promessi dal governo regionale non si sa che fine abbiano fatto. In tutto questo – aggiunge Lupo - Musumeci sembra assistere immobile a ciò che accade ai siciliani, è troppo impegnato a discutere della sua ricandidatura con gli alleati per occuparsi anche dell’emergenza Covid nell’isola”.