Chiusa con un lucchetto, e lasciati fuori i dipendenti che da oltre 75 mesi sono senza stipendio e contributi versati. E' l'ultima puntata della triste storia dell'ex Casa di Riposo “Giovanni XXIII” di Marsala.
Nei giorni scorsi, come denuncia Soggetto Giuridico, l'istituto “è stato chiuso, d’imperio, violando le norme contrattuali nazionali con il mancato preavviso al personale nè tantomeno all'organizzazione sindacale, lasciando i dipendenti in uno stato di totale anarchia, tale chiusura (a dire del Commissario Davì) si è resa necessaria a seguito di visita ispettiva dello SPRESAL il quale dava 30gg di tempo anche con proroga, per la messa in sicurezza dell’istituto senza obbligo di chiusura”.
Il 10 maggio scorso durante una videoconferenza convocata dal Prefetto di Trapani e dallo stesso presieduta, che ha visto la partecipazione del Sindaco di Marsala dei Dirigenti del 7° e 9° Settore Assessorato alla Famiglia e del Commissario Straordinario Ing. Davì, il Prefetto ha sintetizzato l’istituzione immediata di un “tavolo tecnico” per trovare una soluzione al personale IPAB Giovanni XXIII di Marsala che da oltre 75 mesi è senza stipendio e contributi versati. Ma del tavolo tecnico ancora nulla.
Il sindacato chiede “che vengano intraprese tutte le iniziative necessarie per ottemperare alle prescrizioni dello SPRESAL assicurando il rientro immediato dei lavoratori nell’Istituto (trattandosi di dipendenti pubblici)”. Soggetto Giuridico, inoltre, chiede “la verifica delle condizioni per una eventuale rimozione del Commissario Davì, per inadempienze normative e contrattuali”. Se non ci saranno risposte entro cinque giorni, si legge nella nota del sindacato, i dipendenti dell'Ipab proclameranno lo stato di agitazione.