Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
30/05/2021 06:00:00

Marsala, la storia del palazzaccio di via Garraffa. Dalle polemiche al sequestro

Dalle polemiche al sequestro, passando per l’ordine di demolizione. E’ una storia breve ma intensa quella del “palazzaccio” di via Garraffa, a Marsala.

L’immobile su tre elevazioni, con una facciata moderna, decisamente troppo, in pieno centro storico, alle spalle della barocca chiesa del Purgatorio e di fronte al fossato con reperti archeologici e all’ex convento di San Girolamo. Non distante c’è anche la Chiesa Madre.

Le polemiche
Il caso del palazzaccio sollevato da Tp24 ha suscitato molte polemiche in città. Le prime reazioni subito dopo che i lavori sono terminati, smantellato il ponteggio, scoperto il prospetto che mal si inseriva in un contesto storico. Un edificio in stile moderno, nel cuore del centro storico, di fronte l'area archeologica di San Gerolamo e accanto l'auditorium di Santa Cecilia. Il palazzaccio nasce da vecchie costruzioni ristrutturate, ma con prospetto stride fortemente con l'armonia del contesto. L’immobile è di proprietà della Fatima srl, di Paolo Laudicina, titolare di alcuni supermercati in città. l progetto prevede un B&B con sette camere e un ristorante. Gli architetti sono Andrea Pellegrino e Giovanni Cammarata, quest'ultimo tecnico "storico" di Michele Licata. Per realizzare i lavori i proprietari hanno ricevuto anche un contributo comunitario.

Le indagini
Dopo le tante polemiche si accorge del palazzaccio anche la procura di Marsala, che apre un’indagine. E al Comune di Marsala si decide di aprire un’indagine interna per capire come sia potuto accadere che un prospetto in stile moderno sia stato realizzato in un contesto di pregio.

L’ordine di demolizione e il sequestro
Poi il colpo di scena. Il prospetto e le opere non in regola devono essere demolite. Dopo il sopralluogo, viene emessa un’ingiunzione di demolizione dal dirigente del settore Pianificazione territoriale (ex Urbanistica) del Comune, l’ingegnere Mezzapelle.
Nell’ordinanza emessa dal Comune si parla di “interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali”.
E impone di demolire le “opere abusivamente realizzate, con ripristino dello stato dei luoghi” entro 90 giorni. Per il legale del proprietario e i progettisti l’ordine di demolizione è “una sceneggiata” e i lavori sono tutti in regola.

Ma dopo qualche giorno ecco che scatta il sequestro dell’immobile ad opera della polizia municipale di Marsala.

Com’è, come doveva essere
I progettisti hanno sempre parlato di lavori in linea con il contesto. Ma i fatti dicono altro.
Sulla carta l'edificio in Via Garaffa doveva essere di un tipo. Invece, è stata fatta un'altra cosa, difficile da definire, se non per il suo collocamento quanto meno bizzarro nella schiera degli edifici del centro di Marsala, a due passi dalla fontana del Purgatorio, e di fronte la necropoli di San Gerolamo. Come sia stato possibile realizzare una tale difformità tra quanto dichiarato e depositato agli atti e quanto realizzato è un mistero. Ma la vicenda di Via Garraffa spiega molto di come vengono fatti certi lavori di ristrutturazione in città.


Nelle carte depositate dai progettisti si parla di un prospetto di intonaci traspiranti a base di calce, di colore di "terra naturale", in parte bianco, in parte con il richiamo al tipico colore delle "terre gialle della nostra città". In realtà, come si vede dalle immagini, hanno fatto tutt'altro, con una specie di catafalco di colore scuro con piastre di metallo color bronzo. E tante altre difformità ci sono tra quanto dichiarato e quanto realizzato. Perché dichiarare una cosa e farne un'altra?

La difesa
L’avvocato Salvatore Giacalone, legale della Fatima, ha parlato di “sceneggiata” dopo l’ordine di ingiunzione, “forse perchè il dirigente era impaurito per l’inchiesta della procura della Repubblica, e perchè è un provvedimento già sospeso dalla nostra richiesta di accertamento di conformità”.

Poi scatta il sequestro. “La procura ha ritenuto di sequestrare dicendo che sono stati fatti altri lavori dopo la notifica dell’ordinanza di demolizione. Ma ci sono alcune cose che non tornano, temo che il procuratore non abbia avuto gli atti a sua disposizione nella loro completezza. Parliamo di lavori di piccola entità, l’allargamento di una finestra, e l’eliminazione di un cartongesso. I lavori non sono illegali e fatti di nascosto. Noi abbiamo chiesto al Comune il ritiro dell’ordine di sospensione dei lavori, dicendo che c’era necessità di eseguire proprio questi lavori. Il Comune ci ha risposto e ritirata la sospensione dei lavori, quindi autorizzati. Perchè questo sequestro? Secondo me è per una non conoscenza di questi documenti”.

“L’iter amministrativo comunque continua”, dice l’avvocato. “Il Comune di Marsala ha trasmesso alla Soprintendenza l’istanza per la valutazione dell’impatto paesaggistico”.


Si aspetta quindi la prossima puntata di questa storia.