Produrre energia pulita sacrificando terreni agricoli. L’energia solare, i nuovi parchi agro-fotovoltaici, a beneficio delle multinazionali ma in porzioni di territorio produttive. E il rischio che le produzioni agricole e l’integrità del paesaggio facciano sempre più posto agli specchi per l’energia solare. E’ il tema che ultimamente si sta sollevando davanti ai grandi progetti di “transizione energetica”.
In Sicilia sono centinaia i progetti di parchi fotovoltaici che andranno a coprire porzioni di territorio con gli specchi solari sacrificando le produzioni agricole. Ad esempio nasceranno a breve due grandi parchi agro-fotovoltaici, uno nei pressi di Gela, e uno a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. Ci arriveremo tra poco, a descrivere questi due parchi.
Rinnovabili e territorio
Prima occorre dire un paio di cose sull’energia rinnovabile in Sicilia, e sull’impatto che ha avuto nel territorio in questi anni.
E’ un tema sempre molto sentito quello delle rinnovabili in Sicilia, terra di sole e di vento, che potrebbe produrre energia pulita a volontà, ma che si scontra anche con la tutela del paesaggio. Dai parchi eolici sulle colline trapanesi, a quelli offshore nel Mediterraneo, nei pressi dell’area marina protetta delle Egadi ad esempio. Il rapporto tra rinnovabili e paesaggio è sempre stato molto accidentato per l’eolico. Tralasciando, al momento, anche tutto ciò che si è scoperto con le tante inchieste giudiziarie di questi anni: da Vito Nicastri a scendere, all’interesse di gruppi criminali e cosa nostra.
I parchi eolici hanno modificato per sempre lo skyline dell’isola. Stessa cosa hanno fatto anche i parchi fotovoltaici. Distese di grano trasformate in enormi specchi per catturare i raggi solari e trasformarli in energia. Energia pulita, benedetta. Ma la corsa al sole e al vento ha prodotto, tra le altre cose, due controindicazioni: terreni destinati alla produzione agricola sono stati trasformati in altro, con un mercato dei prodotti che ne ha risentito. I proprietari di terreni hanno preferito vendere o affittare per i parchi fotovoltaici anzichè continuare a coltivare. E poi c’è l’aspetto più propriamente energetico. Tutta questa energia prodotta, dove va a finire? Non è una domanda di poco conto, perchè come spesso è staltato fuori in diversi studi la rete siciliana è satura. Non può, cioè, immagazzinare e veicolare l’energia prodotta dalle rinnovabili per uso interno e domestico. E’ strano, sì. A questo si aggiunge che le multinazionali che realizzano gli impianti lo fanno per trasportare la gran parte dell’energia verso i propri stabilimenti. Insomma, poca di quell’energia prodotta in Sicilia, attraverso impianti realizzati modificando il paesaggio e decimando le coltivazioni, resta sull’isola per i siciliani.
L’assalto ai terreni
Multinazionali e società più o meno sconosciute con un malloppo in mano a tentare gli agricoltori in difficoltà per installare parchi fotovoltaici approfittando di un vuoto normativo tutto siciliano. E’ l’assalto a terreni agricoli che si sta registrando in questi anni. Con le società che offrono cifre da capogiro per acquistare o affittare i terreni, dai vigneti del Trapanese ai campi di grano dell’entroterra siciliano. La Repubblica ha setacciato decine di contratti di vendita e d’affitto stipulati per questo scopo.
“Si va dai 1.500 ai 3 mila euro di affitto ad ettaro all'anno, con acquisto in caso di via libera da parte della Regione all'installazione dei panelli solari che può arrivare anche a 30mila all'ettaro. Nemmeno in pianura Padana i terreni valgono tanto. E gli agricoltori dell'Isola, spesso eredi di terreni che non vogliono più coltivare, firmano, firmano tutto davanti a quei pacchi di soldi”.
Le società disposte a pagare quelle cifre sanno che in Sicilia ci sono vantaggi non presenti altrove. L’Isola ha tra le maggiori esposizioni solari al mondo, è un dato di fatto. “Ma anche che in questo momento Palazzo d'Orleans ha le armi spuntate e deve approvare questi progetti se no rischia milionarie richieste di risarcimento per danni. Il motivo? Manco a dirlo, la Sicilia non ha ancora un piano energetico definitivo che metta un tetto, ad esempio, all'utilizzo di terreni agricoli per questo tipo di impianti energetici”.
Il Governo Musumeci sta mettendo a punto un piano, che dovrebbe essere approvato in commissione Via Vas, e prevede qualcosa che potrebbe coprire di specchi intere città. “Prevede un limite di un terzo delle aree agricole da destinare al fotovoltaico, ma su base regionale: in soldoni nei singoli Comuni anche tutti i terreni possono al momento diventare buoni per il fotovoltaico in attesa di arrivare al limite regionale”.
Repubblica parla di 209 progetti presentati tra il 2019 e il 2021: l'85 per cento nell'ultimo anno e mezzo. “Una corsa che non si spiega se non con la deregulation che garantisce al momento l'Isola”. Un’area, enorme, pari a 14.592 ettari interessata, per una potenza, prodotta dagli impianti, per 7.184 megawatt: cinque volte in più quella prodotta adesso.
Il deserto del fotovoltaico
E’ certo Giuseppe Li Rosi, presidente dell’associazione Simenza, che da anni si batte sui temi dell’agricoltura sostenibile e della tutela del territorio siciliano. “La Sicilia diventa piattaforma produttiva e snodo di enormi flussi energetici che lasceranno a noi terreni disattivati, povertà ed ennesima frustrazione. Si sono già presi la nostra acqua e si prenderanno il nostro mare. Perché non si dovrebbero prendere anche i nostri terreni e la nostra agricoltura? Un grande “grazie” al Governo di super Mario Draghi e a chi gli ha consegnato l’Italia e la Sicilia”. Gli impianti fotovoltaici al posto del grano, degli olivi, della vite e degli agrumi. Qui il conto sale, e per Li Rosi sono oltre 400 progetti di impianti fotovoltaici proposti da ditte straniere in Sicilia, “quasi tutti verranno approvati perché non esistono regole serie per la salvaguardia del paesaggio, dell’ambiente, dei terreni agricoli e dell’economia isolana. Questo accade perché ormai gli agricoltori sono all’ultima spiaggia: vendere o affittare le loro terre per dar da mangiare alle famiglie” aggiunte Li Rosi nel suo allarme.
I parchi agro-fotovoltaici. Il progetto Engie-Amazon a Mazara
Veniamo ai parchi agro-fotovoltaici. Una assoluta novità. Ma potrebbe risolvere il problema della convivenza tra produzione agricola e produzione di energia rinnovabile?
Per la Engie sì. Per questo ha pensato all’installazione di parchi agro-fotovoltaici, con una tecnologia nuova in grado di coniugare coltivazione e produzione di energia. Gli innovativi pannelli che cattureranno l’energia solare, opportunamente distanziati tra di loro e trasparenti, consentiranno la coltivazione di mandorli, olivi, colture aromatiche, officinali e foraggere negli stessi terreni dedicati alla produzione di energia.
A Mazara ed Enna verranno realizzati due impianti che avranno una capacità complessiva di 104 MW. Consentiranno di produrre energia rinnovabile per alimentare le sedi di Amazon in Italia e contribuiranno al fabbisogno energetico di 20mila case. Un aiuto anche agli obiettivi di decarbonizzazione, permetteranno il risparmio di oltre 62mila tonnellate di emissioni di CO2 all’anno, come se si piantassero oltre 3 milioni di alberi, spiega Engie.
Nel modello contrattuale di Corporate PPA abbinato a un sistema di pannelli fotovoltaici che prevede una tecnologia innovativa bifacciale montata su inseguitori mono assiali che consente di catturare sia la luce diretta che quella riflessa dai terreni circostanti permettendo una migliore coltivazione della terra. Inoltre – ribadiscono dall’azienda -, è previsto l’utilizzo di pannelli di taglia grande che riduce la superficie occupata favorendo l’abbinamento tra la produzione di energia elettrica e le coltivazioni agricole. L’energia prodotta verrà venduta per l’80% ad Amazon e per il 20% immessa sul mercato. L’ingresso in esercizio commerciale dei due impianti è previsto per l’inizio di aprile 2022.
Musumeci plaude
«Pensiamo ad una autonomia energetica della nostra Regione scommettendo sullo sviluppo di tecnologie innovative nel settore delle fonti rinnovabili – commenta Nello Musumeci, Presidente Regione Siciliana -. L’obiettivo è ambizioso, ma alla portata. In particolare, gli impianti con tecnologia agri-fotovoltaica che si stanno realizzando nell’Isola, oltre a scongiurare il consumo di suolo, soddisfano la strategia regionale per lo sviluppo sostenibile. E’ un processo virtuoso, uno dei tanti avviati in questi anni, che permetterà di evolvere le politiche energetiche della Sicilia».
Palmeri no
Di tutt’altro avviso, invece, Valentina Palmeri, deputata regionale di Attiva Sicilia e portavoce dei Verdi all’Ars, che ha presentato una mozione in Aula per scongiurare altre iniziative simili e favorire, invece, la realizzazione di impianti fotovoltaici su superfici già impermeabilizzate come i tetti degli edifici. «Nella nostra regione – osserva Palmeri – il 60% del suolo è già in fase di compromissione, mentre nel resto sono presenti colture di pregio. Ecco perché bisogna agire subito per evitare l’ulteriore aggressione dei terreni destinati all’agricoltura».
Secondo il portavoce dei Verdi all’Ars, alla proliferazione di impianti fotovoltaici in terreni agricoli corrispondono numerose conseguenze negative: «Anche in presenza di parere positivo sulla valutazione d’impatto ambientale, le ricadute negative sono molteplici: abbandono colturale, riduzione dei valori fondiari, modifica degli habitat con perdita di biodiversità e riflessi sugli equilibri ecologici, modifiche della permeabilità dei suoli e delle dinamiche idrauliche dei suoli, incremento del rischio di desertificazione»