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26/06/2021 06:00:00

"Liberi di scegliere": il progetto del giudice Di Bella per i figli minorenni dei mafiosi

di Dorotea Rizzo

La possibilità di avere un’alternativa a una vita in cui si respira solo mafia.

Si tratta della prima iniziativa in Sicilia attraverso un provvedimento deciso dal Presidente del Tribunale dei Minorenni catanese, il giudice Roberto Di Bella. Seguendo il progetto già sperimentato in Calabria, il giudice ha firmato dodici provvedimenti di decadenza dalla responsabilità genitoriale nei confronti di persone legate alla mafia e al traffico di droga. I minori sottratti “ora vivono in altre famiglie o in comunità”.

Si tratta di un’alternativa che riguarda anche alcuni familiari che si dissociano dalla criminalità. “Alcune madri - sostiene Di Bella - ci hanno manifestato la loro intenzione di rompere con il passato e andare via con i loro figli dalle famiglie di origine, e sulla base di quanto previsto dal protocollo verranno sostenute per potere iniziare una nuova vita.

Determinante è stato il contributo di Libera”. Tutte le volte che non si mandano i figli a scuola, quando si permette ai propri figli di gravitare in ambienti dediti allo spaccio e alla piccola criminalità ,tutte le volte in cui si cerca di impartire loro lezioni di mafia, sono motivi validi per fare decadere la potestà genitoriale ai mafiosi, dando la possibilità di un’ alternativa di vita ai figli minorenni : “Il futuro non è già scritto e si può essere protagonisti della propria vita”, avere la possibilità di scegliere di poterla cambiare. Lo scopo dei provvedimenti, emanati dal giudice, è garantire la possibilità di essere “liberi di scegliere”.

Un provvedimento che sta dando i suoi frutti: “L’altro giorno il figlio di un mafioso –sostiene il giudice- mi ha detto: Da questo palazzo sono passati mio padre, i miei zii e i miei fratelli. Io voglio una vita diversa, grazie per avermi portato via.” Ma chi sono i figli di mafia? Sono tutti quei minori coinvolti in attività di criminalità organizzata di stampo mafioso o che comunque ne subiscono la subcultura. Il contesto ambientale, personale e morale, appare al giudice “assolutamente inadeguato alle delicate esigenze emotive e di crescita” del fanciullo ed è quindi tale da “comprometterne la possibilità di un equilibrato sviluppo della personalità, con correlato e concreto rischio di devianza”. Il ricco strumentario a disposizione del giudice, può rappresentare un ottimo mezzo di contrasto del fenomeno mafioso.

L’orientamento del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria è, ormai, consolidato in questo senso. Sulla scia di questo, si è mosso il provvedimento adottato dal nostro giudice che non fa una piega, ma applica semplicemente gli strumenti della Giustizia minorile, senza alcuna sfida. La conseguenza non può che essere, si spera, una società ripulita e finalmente libera dalla oppressione della mafia. In fondo, siamo tutti “liberi di scegliere” una vita e una società migliore con tutti i mezzi a disposizione. La legge… per esempio.