Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
08/07/2021 06:00:00

 Salemi. Uno svincolo per due città d’arte da sempre al buio

Uno svincolo malinconicamente al buio da più di 10 anni nell’indifferenza generale. E’ quello che dall’ A29 Palermo-Mazara esce per Salemi e Gibellina.  E non di due anonime cittadine si tratta.

Salemi, ricca di storia e di tesori architettonico- monumentali, di siti archeologici di alto valore storico antropologico, entrata da qualche anno anche nel club nazionale dei “borghi più belli d’Italia”.

Gibellina, oltre che per il Cretto di Burri e le Orestiadi, nota anche per essere la città d’arte en plain air per antonomasia. Dotate di caratteristiche identitarie piuttosto marcate, entrambe puntano sul turismo culturale di qualità, abbinato ad una variegata offerta enogastronomica. E tuttavia non possono offrire un adeguato biglietto da visita al viaggiatore che al calare della sera dovesse attraversare lo svincolo che li conduce ad esse.

Ad accoglierlo il buio più pesto, aggiunto alle immancabili fratte bruciate nel periodo estivo, che fa a pugni con la Stella del Consagra che a pochi metri da’ il benvenuto ai visitatori. Di anni ne sono passati oltre dieci da quella sera in cui l’impianto d’illuminazione del raccordo andò in tilt. Un guasto temporaneo, si disse subito. Tutta colpa dei ladri di rame, si precisò dopo. Sarà ripristinato, si continuò ad assicurare per cinque lunghi anni.

Ma solo chi non aveva letto “La concessione del telefono” di Camilleri, poté prestare fede alle promesse di politici e tecnici burloni. Tutte le storie siciliane non sono mai lineari. C’e’ sempre l’insidia del barocchismo e la ridondanza dell’annacamento.
Il tempo, poi, solo una categoria agostiniana, soggettiva. Anche questa che stiamo raccontando non fa eccezione, e poco conto se si tratta di un semplice raccordo autostradale e non di una mega struttura.

Del resto, non accade la stessa cosa con il famigerato Ponte sullo Stretto? Prima di continuare, dobbiamo fare un passo indietro di 5 anni. Nel settembre del 2016, sull’onda dello tsunami elettorale dei 5 Stelle, la deputata regionale Valentina Palmeri, e’ l’unica tra i politici, occorre riconoscerlo, a farsi carico della questione degli svincoli rimasti al buio.

Le pressioni da parte della società civile nel frattempo si sono moltiplicate. E in tanti sottolineano che lo svincolo non e’ utilizzato solo da turisti e vacanzieri, ma da un esercito di persone che quotidianamente si muove per lavoro ed affari personali per non parlare poi del numeroso personale dipendenti di enti pubblici e privati. Come, ad esempio, i sanitari del 118, le forze di polizia, i vigili del fuoco e numerosi altri rappresentanti delle istituzioni pubbliche che in emergenza si avvalgono della rete autostradale.

L’onorevole Valentina Palmeri, oggi esponente di Europa Verde, se ne fece interprete inoltrando una nota dai toni perentori all’Anas regionale nella quale scriveva che “lo svincolo da almeno 5 anni risulta essere completamente privo di illuminazione. Tale condizione rende estremamente pericoloso nelle ore serali e notturne, l’imboccatura sia in entrata che in uscita per le vetture che vi si trovano a transitare. Il problema mi è stato segnalato da numerosi automobilisti, che hanno evidenziato disagi e seri pericoli per l’incolumità degli stessi. Per cui, sento il dovere di farmi portavoce delle istanze raccolte, data la evidente condizione di insufficiente sicurezza del tratto autostradale, ivi indicato. Ciò premesso, Vi invito a ripristinare nel più breve tempo possibile l’impianto di illuminazione dello svincolo di al fine di eliminare la situazione di pericolo attualmente presente e garantire, quindi, la sicurezza stradale”. La nota porta la data del dodici settembre del 2016. La risposta dell’Anas arriva esattamente un mese dopo, il 12 ottobre, giorno della scoperta dell’America.

I funzionari dell’Anas ribadivano che elevato era stato il numero degli impianti danneggiati. La causa? I reiterati furti di cavi di rame consumati in quel periodo. Ingenti i danni procurati all’Azienda, sottolineavano. Ma assicuravano che stavano predisponendo una serie di “progetti di ripristino degli impianti danneggiati”. Peccato però che la replica dell’ente si concludesse in un perfetto burocratese. Veniva aggiunto che il ripristino sarebbe avvenuto: “in base alle priorità” . Senza indicare in base a quali criteri si sarebbe deciso l’ordine delle priorità, la frase risultava come l’Oracolo della Sibilla. Così e’ stato.

Altri cinque anni sono trascorsi dal giorno della “scoperta dell’America” e il “maledetto” svincolo rimane ancora lì, al buio. Con buona pace di chi allora prestò fede alle promesse dell’Anas. Evidentemente perché non aveva mai letto “La concessione del telefono” di Andrea Camilleri. E tuttavia oggi una soluzione rapida ci sarebbe. Semplice, come il classico Uovo di Colombo. Basterebbe che i due Comuni interessati, Salemi e Gibellina, mettessero insieme le proprie risorse per installare alcuni mini pannelli solari. Ci sarebbero solo i costi iniziali d’impianto. Nessuna bolletta a carico.

Ma un episodio piccolo per consistenza, ma grande emblematicamente, non ci fa ben sperare. Ricordate il tratto di strada che una volta dalla provinciale Salemi - Santa Ninfa conduceva alla Stazione Ferroviaria di Salemi?
Ebbene, per un ridicolo conflitto di competenze, questa stradina di un paio di centinaia di metri senza manutenzione per anni si trasformò in una fetta di gruviera. Impraticabile, letteralmente. Intuibili i notevoli disagi degli automobilisti.

I due Comuni ( Salemi e Gibellina) si rimpallavano la competenza per non intervenire. A pagarne le conseguenze solo i cittadini!

Oggi, ripetere lo stesso errore, sarebbe imperdonabile. Oggi, sarebbero le due Amministrazioni comunali a perdere una fetta della loro credibilità. Una questione di coerenza con se stessi. Non si può sostenere di essere rappresentanti di città d’arte e contemporaneamente decidere di rimanere indifferenti. O dobbiamo ancora una volta rassegnarci di essere figli di un’Isola pirandelliana dove a trionfare debba essere sempre “Il gioco delle parti”?

Franco Ciro Lo Re