Passavano da Torretta i pizzini destinati a Messina Denaro e in alcuni casi uno dei “postini” utilizzava la macchina del Comune dove lavorava, prima di consegnarli.
E’ quello che emerso dall’operazione “Crystal Tower” che ha portato in carcere diversi componenti della famiglia mafiosa di Torretta, comune in provincia di Palermo, da sempre con solidi legami con la mafia newyorkese
Gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, detenzione di stupefacenti, favoreggiamento personale e tentata estorsione con l'aggravante del metodo mafioso.
Le indagini coordinate dalla Dda hanno portato nove persone in carcere, una agli arresti domiciliari e una all'obbligo di dimora nel comune di residenza.
A fare da collettore per i pizzini di Messina Denaro, Lorenzo Di Maggio, mafioso scarcerato nel 2017 e sottoposto a sorveglianza speciale e obbligo di dimora nel comune di Carini. Per il pentito Antonino Pipitone, Di Maggio era il “raccoglitore” dei pizzini in arrivo e destinati al superlatitante Matteo Messina Denaro. Pizzini che venivano recapitati o nella sua sede di lavoro all’Amat (l’azienda di trasporto pubblico di Palermo) o a casa della madre.
“Gran parte dei pizzini sia della provincia che dei mandamenti di Palermo che dovevano arrivare al boss di Castelvetrano arrivavano sempre a lui” – ha rivelato il pentito. I pizzini una volta arrivati a Di Maggio venivano consegnati a Calogero Caruso, arrestato nell’operazione di mercoledì, il quale li portava a Campobello di Mazara, utilizzando l’auto del Comune di Torretta.
Riguardo ai pizzini e ai "postini" di Messina Denaro, bisogna dire che queste dichiarazioni messe a verbale dal pentito Pipitone nel 2007, sono sì agli atti dell’indagine, ma è chiaro che non portano facilmente sulle tracce del latitante dal giugno del ’93. Allo stesso tempo però ci dicono dell’elevata caratura dei personaggi coinvolti, che avevano contatti diretti con il superlatitante trapanese.
E sulle sue ricerche ha parlato nei mesi scorsi in commissione parlamentare antimafia il comandate generale dell’Arma dei Carabinieri Teo Luzi: “Messina Denaro è ancora irraggiungibile ma continuiamo a ricercarlo e l’auspicio è di arrivare alla sua cattura in tempi rapidi. Dal 2016 abbiamo colpito la sua rete, con 20 operazioni, tanti arresti e oltre 100 milioni di euro sequestrati.”