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30/07/2021 06:00:00

La verità su Viviana e Gioele: per la Procura si è tratto di omicidio - suicidio 

 Il caso è chiuso. Viviana Parisi, la deejay di 41 anni trovata morta l’8 agosto del 2020 nei boschi di Caronia, «si è uccisa lanciandosi dal traliccio» ai piedi del quale è stata trovata senza vita. E, con ogni probabilità, prima di uccidersi avrebbe strangolato il figlio Gioele di 4 anni, poi ritrovato nel bosco il 19 agosto. Dunque, nessun duplice omicidio.

Ecco perché la Procura di Patti (Messina), che coordina l’inchiesta sulla morte della donna e del figlio, a un anno dai fatti ha chiesto al gip l’archiviazione. Una conclusione che era stata anticipata dal responso dei medici legali pochi giorni fa: le perizie avevano infatti attribuito la morte di madre e figlio a un omicidio-suicidio.

Secondo la procura di Patti, all’origine del gesto c’è il timore, da parte di Viviana, che il marito potesse portarle via il figlio.

Agli atti dell’inchiesta sono stati inseriti alcuni sms tra Viviana Parisi e il marito Daniele Mondello che farebbero supporre uno stato di turbamento della donna. «Curati, hai rovinato la famiglia» dice uno di questi messaggi inviato dal marito alla moglie. E in un’altra circostanza lei aveva gridato a lui: «Abbiamo consegnato i nostri figli al demonio».

Secondo il criminologo Massimo Picozzi «Viviana soffriva di una patologia psicotica e aveva manie di persecuzione» da almeno due anni, patologia dalla quale non si era mai completamente ripresa.

La procura ha anche autorizzato la restituzione delle salme alla famiglia per la celebrazione dei funerali. Queste erano rimasti per quasi un anno a disposizione dell’autorità legale.

Viviana Parisi e il piccolo Gioele erano stati trovato ai piedi di un traliccio nel comune siciliano di Caronia; l’auto della donna era stata abbandonata all’uscita di una galleria lungo l’autostrada Palermo-Messina dopo un incidente con un furgone. I testimoni avevano detto di aver visto la donna scavalcare il guard rail e avviarsi verso i boschi che costeggiano la strada. Si era a lungo indagato per capire se la morte della madre e del piccolo fosse da attribuire a una terza persona e all’aggressione di animali selvatici (i corpi erano stati effettivamente trovati in parte dilaniati). Ma queste ipotesi - a lungo sostenute dai familiari - sono state ora accantonate dall’inchiesta.

Secondo la ricostruzione dei pm, le indagini hanno dimostrato come Viviana, «subito dopo l’incidente in galleria, una volta uscita dall’autovettura e recuperato Gioele, si sia volontariamente allontanata insieme al suo bambino dalla sede autostradale, nascondendosi tra la fitta vegetazione esistente sul bordo autostrada, non rispondendo ai richiami delle persone che pure la stavano cercando». Il professor Picozzi nella consulenza agi atti afferma che il 3 agosto 2020 Viviana «… si allontanava dalla propria abitazione senza lasciare segni di un progetto autolesivo», ma, in ogni caso, poco dopo, «… l’incidente stradale ha rappresentato per costei uno stressor acuto che ha valicato ogni capacità di elaborazione e risoluzione»; tale situazione è stata causata da «una interpretazione persecutoria dell’evento», come se il sinistro fosse stato «causato intenzionalmente, per nuocerle, da inesistenti aggressori», oppure, in alternativa, dall’«innescarsi del timore inaccettabile che il marito ne approfittasse per toglierle la potestà genitoriale, allontanandola per sempre dal suo bambino».

«La Procura di Patti, dopo un anno di lavoro, mette nero su bianco che "non si può escludere a priori che Gioele, durante il suo vagare per le campagne assieme alla madre, abbia subito un incidente di tipo traumatico (per es. una caduta accidentale)"». Lo dice l'avvocato Claudio Mondello, cugino e componente del collegio legale di Daniele Mondello, marito di Viviana Parisi.

Dopo la richiesta di archiviazione del caso da parte della Procura di Patti, il cugino e legale di Daniele Mondello, dj come la moglie, interviene per frenare l'ipotesi dell'uccisione del bambino (il piccolo Gioele di appena 4 anni) da parte della madre, ipotesi considerata come la più fondata da parte del magistrato, pur se non certa al 100 per cento. La famiglia ha sempre rigettato questa possibilità.

Tornando al possibile incidente nelle campagne, dice l'avvocato, «era una delle ipotesi prese in considerazione da noi. Il nostro lavoro - prosegue il legale - e le risultanze scientifiche hanno aperto la breccia del dubbio: non più una ipotesi monolitica (è così e basta) ma una significativa apertura a possibilità alternative (sulla base di mere risultanze scientifiche). Per questo primo importante risultato non posso che ringraziare il professor Carmelo Lavorino e la sua équipe. Mi duole registrare la costante disinformazione (ed arbitraria censura), su questa vicenda, ad opera dei mezzi di stampa ma... carta canta».