Si poteva salvare Vanessa? È la domanda che si ripetono, disperati, parenti e amici della ragazza uccisa dal suo ex sul lungomare di Aci Trezza.
Papà Carmelo Zappalà dice che «con le leggi giuste si sarebbe potuto evitare l'omicidio di mia figlia»; in qualche modo lo pensano anche i pm della procura che avevano chiesto per Tony Sciuto, l’ex fidanzato assassino, gli arresti domiciliari per stalking, e lo pensano anche nell’ufficio del gip che, invece, quegli arresti non li aveva concessi disponendo il divieto di avvicinamento.
"Se so che hai qualcuno ti piglio a colpi di pistola, prima a te e poi a lui», aveva urlato Antonino Sciuto a Vanessa. Era la vigilia dello scorso Natale. Una lunga scia di episodi ha preceduto il femminicidio di Aci Trezza. Per mesi Vanessa, assassinata con sette colpi di pistola alla testa domenica notte, è stata minacciata di morte, pedinata e picchiata. Nonostante la vittima avesse denunciato e fatto arrestare il suo ex, Sciuto era rimasto in libertà. «Con le leggi giuste — dice il padre di Vanessa — si sarebbe potuto evitare l’omicidio di mia figlia, ma anche quelli che ci sono stati e quelli che verranno dopo. Quelli come Sciuto li devono chiudere e recuperare perché hanno dei problemi. Il suo suicidio? Si è tolto dai piedi e non può fare più danni».
Sono due i nodi da scogliere e sui quali i Carabinieri del comando provinciale di Catania stanno indagando. Il primo: dove sia finita l'arma del delitto, una pistola calibro 7,65 con la quale è stata uccisa in strada ad Aci Trezza Vanessa. Come faceva l'ex fidanzato, Antonino Sciuto 38 anni, a conoscere gli spostamenti della ragazza. Una prima risposta potrebbe arrivare dall'esame del cellulare della vittima. Sciuto per anni ha lavorato in un'impresa che si occupava di telefonia e potrebbe avere utilizzato la sua esperienza per sapere sempre dove si trovasse la sua ex. Oppure, più semplicemente, la pedinava costantemente.
Il padre di Vanessa
"Quell'uomo aveva pianificato tutto, ne sono sicuro, continuava ad essere accecato dalla gelosia", dichiara Carmelo Zappalà in un'intervista a La Repubblica."Questa è una strage senza fine. La morte di Vanessa è l'ennesima sconfitta per lo Stato", continua. "Ma quel che mi addolora di più è che tutto questo si sarebbe potuto evitare se lo avessero arrestato dopo la denuncia di Vanessa". Zappalà si domanda: "Perché quel giudice non l'ha convalidato l'arresto, come chiedeva la procura di Catania?". Al Corriere della Sera il padre della giovane rileva che l'ex di Vanessa, Antonino Sciuto, aveva atteggiamenti persecutori. "Con un duplicato delle chiavi la sera si intrufolava nel sottotetto di casa mia", racconta Zappalà, "e dalla canna del camino ascoltava le nostre chiacchiere". E poi, secondo il padre della giovane, l'ex fidanzato avrebbe controllato la famiglia "con dei Gps, delle scatolette nere piazzate sotto la macchina di Vanessa e sotto la mia". Inutili per il padre gli arresti domiciliari inflitti a Sciuto, "perché tre giorni dopo, era il 13 giugno, ce lo ritroviamo tra i piedi, ma con un provvedimento altrettanto inutile: l'obbligo di non avvicinarsi a mia figlia per 200 metri"