Impedire che i suoli tradizionalmente vocati all'agricoltura siano utilizzati in modo improprio e senza alcuna programmazione per l'installazione di impianti fotovoltaici, danneggiando uno dei settori strategici dell'economia siciliana ed allo stesso tempo aumentando l'impatto negativo sui cambiamenti climatici.
Questo l'obiettivo della Mozione parlamentare presentata all'ARS da Valentina Palmeri dei Verdi, da Claudio Fava de I cento passi e da Giampiero Trizzino del M5S, con cui si impegna il governo Musumeci ad accelerare l'iter per l'approvazione del Piano energetico regionale e, in attesa di questo, ad adottare con urgenza alcuni provvedimenti che diano un quadro di certezze su quali aree siano idonee e quali no ad ospitare gli impianti fotovoltaici.
I parlamentari ricordano infatti che "ad oggi non è operativa alcuna mappatura delle aree idonee mentre è già in corso la cessione massiccia dei terreni coltivabili, con il rischio elevatissimo di perdere produzioni agricole importanti e di uno stravolgimento del paesaggio a causa di una altissima concentrazione di pannelli fotovoltaici sul territorio".
Da qui la necessità di avviare una "programmazione territoriale degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile sul suolo e degli strumenti legislativi ed urbanistici chiari per identificare e localizzare le aree idonee ad accogliere gli impianti, come le aree dismesse, le strutture non più utilizzate, i tetti e le tettoie, le cave non più in uso.
Valentina Palmeri ricorda che il Comitato Tecnico Scientifico ha espresso un proprio parere favorevole al Piano energetico, ma con diverse prescrizioni, che "vanno comunque subito messe in atto, indicando aree idonee e non idonee, per evitare che l'ubicazione di impianti in aree non idonee si trasformi in un danno per il territorio, la sicurezza dei suoli e l'economia."
"Siamo ovviamente favorevoli alla diffusione delle fonti alternative di energia, per le quali la Sicilia ha un grandissimo potenziale - concludono i tre parlamentari - ma questo non può avvenire senza regole, col rischio di favorire speculazione, danno aggiunto alla beffa, un ulteriore peggioramento complessivo dell'ecosistema e della sua biodiversità di cui l'agricoltura di qualità è parte essenziale".