Il 21 settembre del 1990 la mafia uccideva il giudice, oggi beato, Rosario Livatino, che la Chiesa Cattolica ha proclamato beato il 9 maggio scorso, nella Cattedrale di Agrigento.
Cresciuto a Canicattì, nel 1975, a 23 anni si laureò in Giurisprudenza a Palermo. Tre anni dopo il suo ingresso in magistratura: con prima tappa a Caltanissetta, poi Agrigento.
Ha combattutto in dieci anni contro le varie famiglie mafiose della provincia, concentrando il suo impegno verso la nascente e temibilissima 'Stiddà, che in quegli anni si affermava da Agrigento a Gela. E fu la proprio la 'Stiddà a decidere di eliminarlo. Era il 21 settembre di 31 anni fa. Come ogni mattina, Livatino era a bordo della sua vecchia Ford Fiesta color amaranto, senza nessun agente di scorta e stava raggiungendo Agrigento da Canicattì lungo la strada statale 640. Al chilometro 10 la sua auto fu speronata da un'auto con a bordo quattro killer. Livatino scese dall'auto e cercò di fuggire lanciandosi nella scarpata. Una fuga disperata e inutile: gli stiddari lo inseguirono e lo colpirono a morte, lasciandolo a terra in una pozza di sangue.
Lo scorso maggio la beatificazione ha dato nuovo impulso a nuove ricerche sul lavoro svolto dal magistrato nei 12 anni di esercizio della funzione, prima come P.M. poi come Giudice: la Commissione parlamentare antimafia, in un lavoro svolto in collaborazione col Centro Studi Livatino, ha appena pubblicato, in allegato alla relazione approvata in occasione della cerimonia di maggio, tutti i provvedimenti – sentenze e decreti di prevenzione – redatti da Livatino nell’ultimo anno di vita, quello trascorso da giudicante.
Il Processo di beatificazione di Livatino avviato nel 2011 si è concluso nel 2018 con l’invio di quattromila pagine, tra testimonianze e ricostruzioni, alla Congregazione delle cause dei Santi. Tra i miracoli attribuiti a Livatino due prodigi che sarebbero avvenuti con la sua intercessione su due donne, entrambe colpite dalla leucemia e successivamente guarite.
Livatino ieri sera è stato ricordato con una veglia nella chiesa San Domenico e davanti la "Casa Famiglia Livatino", a Canicattì. Oggi sempre nella Chiesa San Domenico sarà celebrata una funzione religiosa. Poi, un omaggio alla stele fatta erigere dai genitori in ricordo del loro unico figlio.