Pubblichiamo il testo dell'intervento di Francesca Strazzera, giovane attivista dell'associazione Trapani per il futuro, al termine della serata organizzata a Trapani lo scorso 17 Settembre, dal titolo "Parliamone, di mafia", al Chiostro di San Domenico. L'evento è stato organizzato con la collaborazione delle associazioni "Antiracket e Antiusura Trapani" e "CODICI".
Dopo la presentazione dell'iniziativa e della mission delle associazioni svolta dai rappresentanti delle tre realtà promotrici - Antonio Corte per Trapani per il Futuro, Giuseppe Novara per Antiracket Trapani e Giovanni Crimi per CODICI -, la manifestazione è entrata nel vivo con una serie di interpretazioni di pezzi teatrali, tratti da opere di Sciascia, dal libro "Cose di Cosa Nostra" di Falcone e dal film "I cento passi" su Peppino Impastato, a cura dei soci di Trapani per il Futuro.
Pra gli ospiti, il professore Antonio La Spina, docente di Sociologia del Diritto, della devianza e del crimine organizzato presso l’università LUISS di Roma, che ha parlato di "legalità debole" e di insufficiente impegno sociale nel contrastarla.
La serata è proseguita con l'intervento dell’avvocato Valerio D'Antoni, esperto di tutela giuridica di vittime di reati di usura ed estorsione di stampo mafioso, che ha ricordato la sua passata esperienza nell'Associazione AddioPizzo e quella odierna presso lo Sportello di Solidarietà per le vittime di estorsione ed usura di Trapani.
Al termine, l'intervento di Francesca Strazzera:
Parliamo di mafia
Quante volte l’avete sentita questa frase stasera?
Ma a che cosa serve parlare di mafia? Tutti questi eventi, questi spettacoli, questi incontri. A cosa ci servono?
Perché bisogna parlare di mafia?
In Sicilia, a trapani, continuiamo a dirci che abbiamo bisogno di una “rivoluzione culturale”, qualcosa di forte abbastanza da sradicare l’identità della compiacenza, per costruire nel frattempo una coscienza sociale di rigetto della mafia.
Ve lo chiedo ancora a cosa ci serve che ognuno di noi abbia una forte coscienza antimafia, vera, attiva, che ci identifichi come persone e come appartenenti ad una comunità.
Noi continuiamo a combattere la mafia negando che ci appartenga. Nel monologo che avete sentito all’ inizio falcone diceva: “ vedevo la mafia come l’idra a sette teste, l’origine di tutti i mali del mondo”.
Ed è la stessa cosa che noi, gente per bene, scegliamo di fare ogni giorno.
Dipingere la mafia come un mostro non è altro che un favore che facciamo alla criminalità orgnaizzata, perché ci giustifica, perché ci permette di non farci domande e stare tranquilli con la nostra coscienza. Allontanando la mafia dalla nostra realtà quotidiana possiamo dire di essere contro di essa pure stando immobili.
Falcone ha scritto " è una tendenza tutta europea, di raccontare la mafia come qualcosa di lontano da noi, appartenente a sistemi diversi, tuttavia se vogliamo combattere veramente la mafia. Non possiamo trasformarla nè in un mostro nè in un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci assomiglia"
Vi sto dicendo che siete mafiosi? No
Sto dicendo che a l'indifferenza, LO SCEGLIERE DI GUARDARE DALL’ ALTRA PARTE, di farci sistematicamente gli affari nostri. La scelta di stare immobili è già una presa di posizione.
Per questo stasera vi abbiamo chiesto di ascoltarci. Ma ancora di più vi chiediamo di ricordare il nome di questo evento.
Parlatene di mafia. Parliamone. Facciamoci delle domande. Chiediamoci cosa possiamo fare.
“possiamo sempre fare qualcosa”
Vi ho chiesto a cosa ci serve avere una coscienza antimafia?
Falcone e borsellino sono diventati eroi solo da morti. Da vivi erano personaggi scomodi, a cui la società e le istituzioni hanno più volte voltato le spalle.
Falcone venne sottoposto a e quello che è passato alla storia come l’infame linciaggio.
Falcone scrisse questo libro nel 1991
L’ultima frase che compare in queste pagine è: “ Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello stato dello Stato non è riuscito a proteggere”.
Falcone morirà nel 1992.
La Sicilia non ha bisogno di martiri.
Ha bisogno di una società civile che sappia essere una rete di supporto.
Ha bisogno di rompere quel muro di silenzio paura e indifferenza che non vogliamo mai ammettere, ma che sentiamo nello stomaco quando si parla di mafia.
Ecco perché abbiamo bisogno di parlare di mafia.
perché non ci siano più falcone o borsellino, martiri soli di una guerra troppo grande.
Perché non ci siano più vittime dimenticate o abbandonate
Perché nessuno venga più lasciato indietro.