A 29 anni dalla strage di via D'Amelio, questa sera, la Corte di Cassazione metterà la parola fine al processo cosiddetto 'Borsellino quater', che vede alla sbarra i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino, condannati all'ergastolo sia in primo che in secondo grado, e i falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci, condannati entrambi a dieci anni per calunnia.
Dichiarato, invece, il “non doversi procedere per pervenuta prescrizione in ordine al reato di calunnia pluriaggravata” nei confronti dell'ex pentito Vincenzo Scarantino in quanto, in base all'attenuante prevista dalla legge, veniva riconosciuto che il "pupo vestito", come lui stesso si è definito aveva effettuato la calunnia perché "determinato a commettere il reato". L'udienza si terrà in mattinata e la decisione è attesa per la tarda serata. L'ennesima sentenza su una strage che a distanza di quasi trent'anni ha ancora molte ombre.
Il Presidente della Corte d'assise di Caltanissetta Antonio Balsamo, oggi Presidente del Tribunale di Palermo, nelle motivazioni della sentenza di primo grado, emessa nel 2017, nelle 1.856 pagine parlò di "uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana".
"Soggetti inseriti negli apparati dello Stato", che, secondo i giudici, indussero Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni sulla strage che uccise il giudice Paolo Borsellino e i cinque poliziotti della scorta. Un depistaggio costato la condanna all'ergastolo a sette innocenti poi scarcerati e scagionati nel processo di revisione. E che i giudici descrissero come "un proposito criminoso determinato essenzialmente dall'attività degli investigatori, che esercitarono in modo distorto i loro poteri".