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12/10/2021 07:40:00

La bancarotta della Sala Panorama. La ricostruzione delle indagini 

 Sono stati due investigatori della Guardia di finanza, il luogotenente Antonio Lubrano e il maresciallo Salvatore Missuto, a spiegare, in Tribunale, a Trapani, i dettagli dell’inchiesta sfociata nel processo, per bancarotta, a uno dei titolari della sala ricevimenti Panorama di Valderice, il 51enne Giuseppe Cusenza.Quello che ha scelto il rito ordinario.

I suoi cognati e soci, i fratelli Francesco e Giuseppe Evangelista, hanno infatti già patteggiato la pena. Il caso della “bancarotta fraudolenta” contestata ai titolari del ristorante "Panorama" sfociò, il 4 luglio 2019, negli arresti domiciliari per i tre imprenditori.

In aula, Lubrano e Missuto (in precedenza, per circa 20 anni alla sezione di pg delle Fiamme Gialle della Procura di Marsala) hanno risposto alle domande del pm Giulia Mucaria e del presidente del collegio giudicante, Franco Messina.

A difendere Cusenza è l’avvocato Michele Cavarretta, mentre legali dei fratelli Evangelista sono stati Giuseppe Esposito, Peppe De Luca e Pietro Bruno. Le società “Bar Ristorante Panorama” e “Panorama Ricevimenti” furono rispettivamente dichiarate fallite dal Tribunale di Trapani nel 2016 e nel 2018. “Le indagini espletate dalle Fiamme Gialle – spiegò la Guardia di finanza dopo gli arresti - hanno evidenziato che la prima delle due società, inizialmente versante in floride condizioni sotto la guida del suo anziano fondatore, ha cominciato a manifestare un progressivo declino a seguito dell’estromissione dell’originario titolare dalla sua gestione, che è stata assunta dai due figli e dal genero. Questi ultimi, con una nuova società, hanno determinato il dissesto dell’attività economica appropriandosi illecitamente, con prelievi ingiustificati, di somme incamerate nelle casse societarie, utilizzate come un bancomat personale”. Gli accertamenti delle Fiamme Gialle hanno permesso di accertare che la “nuova” società sarebbe stata costituita al fine di attuare un progressivo depauperamento del ramo d’azienda della società fallita. “E’ stata ricostruita – spiegano ancora le Fiamme Gialle - una rilevante una rilevante distrazione patrimoniale per un importo complessivo di circa € 1.700.000,00, commessa dagli indagati nella qualità di amministratori formali ed occulti delle due fallite società, attraverso – tra l’altro – i predetti prelievi ingiustificati per circa 900 mila euro nonché mediante distrazione del ramo d’azienda della prima società fallita, del valore di circa 700 mila euro, utilizzato dalla seconda in assenza di qualsiasi contratto di cessione o affitto e comunque senza la corresponsione di alcuna remunerazione”.