La parola definitiva sulla ‘chiusura’ del ponte sul fiume Arena ha origine da questo documento che Tp24.it ha avuto in esclusiva. La ‘relazione di interpretazione dei risultati delle prove dinamiche sui pendini’ – e cioè, per dirla alla buona, sui ‘tiranti’ di metallo che congiungono l’arco del ponte alla base dello stesso – ha decretato, dall’otto settembre scorso, l’inibizione, a qualsiasi tipo di traffico veicolare e pedonale.
LE CONCLUSIONI – Il succo della questione è tutto alla fine della relazione: nelle conclusioni. “Da quanto accertato – si legge nel documento – tramite le indagini in situ, e le prove di laboratorio è possibile fare le seguenti considerazioni: si conferma che l’elevato grado di corrosione delle giunzioni saldate, soprattutto in testa ai pendini (elementi di congiunzione con l’arco n. d. a.) e in corrispondenza dei manicotti, mostra una parziale perdita di funzionalità delle giunzioni, con pericoli di rottura delle giunzioni, a carico di alcuni pendini, per le tensioni indotte dai massimi carichi”.
NECESSARIO SOSTITUIRE I PENDINI – “La situazione complessiva – continua la relazione – valutata ad agosto 2021 non mostra sostanziali variazioni rispetto a giugno 2020, confermando, però, la necessità di provvedere all’intervento di sostituzione dei pendini e di protezione del ponte dalla corrosione. L’ulteriore approfondimento, effettuato tramite le prove dinamiche sui 42 pendini, ha permesso di individuare uno squilibrio dello stato tensionale del sistema di sospensione, con dissimmetrie degli sforzi nei pendini corrispondenti, sia longitudinalmente che trasversalmente; in particolare, la zona delle coppie di pendini 8, 13-14-15 e 19, destano una certa preoccupazione per l'elevato scarto con i valori teorici di sforzo”.
“In conclusone – mette nero su bianco il progettista coordinatore, l’ingegnere nisseno Michele Fabio Granata – per quanto sopra detto: si ribadisce l'urgenza di provvedere alla sostituzione dei pendini; si presenta una situazione compromessa in molti pendini soprattutto per i manicotti di giunzione delle barre e le zone di connessione, nonché per la perdita di sezione resistente; non si ravvede un pericolo di crollo globale del ponte e si conferma la stima dei carichi massimi di transito già effettuata in precedenza con limitazione a 3,5 t; si ravvede invece un pericolo molto elevato di rottura locale dei pendini con possibilità non trascurabile di distacco dei pendini dalla loro sede e di crollo parziale delle barre di sospensione sul piano viario, rottura dovuta allo stato di degrado e non specificamente a picchi di tensioni o ad oscillazioni di carico. Per le conseguenze che un crollo parziale di elementi metallici di grandi dimensioni può avere all'incolumità di cose e persone – conclude Granata nella sua relazione tecnica datata 7 settembre 2021 – si rimette all'Amministrazione (provinciale n. d. a.) la decisione di un'eventuale chiusura totale al traffico veicolare e pedonale, non essendo al momento possibile stabilire per quanto tempo ancora le connessioni dei pendini possano mantenere la propria funzione in relazione allo stato attuale di corrosione di tali elementi e di tenuta delle saldature e delle filettature interne non visibili”.
TRADOTTO IN SOLDONI – Dalla semplice interpretazione di alcuni passaggi della relazione tecnica, che, lo ricordiamo ha portato l’amministrazione provinciale a chiudere il ponte, emerge che: tra giugno 2020 e agosto 2021 la situazione del ponte è identica. Questo vuol dire una delle due cose: 1) la chiusura è stata tardata di un anno, mettendo in pericolo centinaia di migliaia di utenti che, in 14 mesi, hanno attraversato un passaggio che non era sicuro e, che, andava chiuso già nel mese di Giugno del 2020; 2) il ponte di Giulia (Adamo) poteva continuare a restare aperto ancora per qualche settimana, periodo durante il quale si sarebbero potuti apprestare i percorsi alternativi, con le relative opere di messa in sicurezza necessarie. Manutenzioni che – messe in campo con notevole ritardo ed assoluta improvvisazione – stanno, invece, arrecando una mole inimmaginabile di disservizi alla popolazione residente al di là del fiume Arena.
E NESSUNO PAGA – In entrambi i casi sarebbe il momento che qualcuno, a livello di uffici della pubblica amministrazione provinciale, pagasse le responsabilità che derivano dai contenuti di tale relazione tecnica e dalle conseguenti decisioni che da essa sono scaturite.
Alessandro Accardo Palumbo
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