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18/10/2021 07:12:00

No ai padrini e alle madrine per battesime e cresime. La scelta che fa discutere

 Non solo Mazara. Altre Diocesi siciliane hanno deciso di vietare i padrini e le madrine per i battesimi e per le cresime. 

A Mazara il Vescovo aveva già preso questa decisione a Giugno. Qui il nostro articolo. 

La scelta, che riguaderà adesso anche la Curia di Catania e di altre diocesi siciliane che ne stanno seguendo l'esempio, viene definita "sperimentale", durerà tre anni.

Ma dove nasce e perché la sospensione di queste figure storiche e cristiane che accompagnano all'altare il "figlioccio", colui il quale è pronto a ricevere il Sacramento? Lo spiega l'arcivescovo di Catania, Salvatore Gristina, dopo un articolo di approfondimento del New York Times che sta facendo il giro del mondo. 

Il decreto recita testualmente: "Nell’odierno contesto socio-ecclesiale la presenza di padrini e madrine risulta spesso una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale in cui rimane ben poco visibile la dimensione della fede". In questo caso, però, i motivi che hanno portato a questa clamorosa decisione sono anche territoriali. "Considerato, altresì, che la situazione familiare complessa e irregolare di tante persone proposte per assolvere questo compito rende la questione ancora più delicata".

Spiega il monsignore: "Esponenti della Chiesa spiegano che la figura del padrino è divenuta un'occasione di creazione di legami per famiglie che cercano di migliorare la propria condizioni e legarsi a potentati locali che hanno decine di padrini", un "metodo di rafforzare legami familiari e, a volte legami criminali".

Come riporta il NYTimes,, il reverendo Angelo Alfio Mangano, della chiesa di Santa Maria in Ognina a Catania, ha accolto con favore il divieto soprattutto perché gli ha dato tregua da personaggi spiritualmente discutibili che usavano “minacce contro il parroco” per spingere lui e altri a nominarli padrino. A volte, ha affermato, la posizione di padrino è stata utilizzata per ricatti sociali e usura ma soprattutto è diventata un metodo per rafforzare la radicata cultura della parentela rituale della Sicilia. “Si crea un legame più forte tra le famiglie”, ha detto Nino Sicali, 68 anni, mentre affettava un pesce spada con un machete al mercato del pesce di Catania. Quando è stato nominato padrino, ha detto, ha ricambiato facendo del padre di suo figlioccio un "confronto" con i suoi stessi figli. Nel corso degli anni, il signor Sicali ha affermato di essere stato obbligato ad aiutare la sua lotta finanziariamente a confrontarsi. "È morto perché mi doveva 12mila euro", ha detto.

Qui l'articolo del New York Times.

 Dopo l'uscita dell'articolo, è arrivata la smentita. "Niente di più falso, chiederemo la rettifica e siamo anche disposti a querelare", spiega monsignor Salvatore Genchi, vicario generale della Diocesi di Catania.