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27/10/2021 06:00:00

La legge sull'aborto, bisogna lottare per garantire questo diritto a tutte le donne

La legge sull’interruzione volontaria di gravidanza è la 194 del 1978, rappresenta la libertà per tutte le donne di decidere se essere madri o meno.

La legge viene spesso attaccata, di fatto minando i percorsi fatti finora e ancor di più considerando il corpo di una donna come oggetto, invece deve essere preservata e tutelata proprio la possibilità di scelta, senza mai giudicare la motivazione, che ha spinto una donna a rinunciare alla gravidanza. Si tratta di condizioni prettamente intimistiche e personali, che affondano le loro radici nella connotazione dell’anima della donna, legata non solo alla condizione del momento ma anche alla semplice volontà di non diventare madre.

La legge andrebbe modificata, migliorata, garantendo alle donne il diritto ad abortire e affrontando seriamente la questione degli obiettori di coscienza, non costringendo nessuna di loro a ricorrere agli aborti clandestini. Peraltro, la legge consente di interrompere una gravidanza entro il terzo mese della stessa oppure di ricorrere all’aborto terapeutico, entro la ventunesima settimana, in caso di malformazioni del feto.

In Italia ci sono tentativi di attacco alla norma rendendo questi percorsi tortuosi, a questo si accompagna il fatto che non ci sono politiche attive sulla contraccezione ma al contrario si tenta di far passare il concetto che una donna che ricorre all’aborto è una donna sbagliata, che uccide una vita.

I numeri dei medici obiettori in Italia sono chiari: l’82,3% in Sicilia, c’è ancora molto da lottare per garantire questo diritto a tutte le donne, di ogni fascia sociale, si tratta di un diritto umano che attiene al diritto alla salute e alla vita. Nessuno può imporre una gravidanza contro la volontà della donna, e nessuna donna può abortire in clandestinità cioè in condizioni poco sicure a cui dovrebbe accompagnarsi anche una assistenza prima dell’aborto e successivamente, chiari percorsi psicologici.

Il tema dell’obiezione di coscienza è poi strettamente collegato ai vari movimenti anti abortisti prevalentemente ultra cattolici, così come non è mancata quella politica che ha prestato il fianco, vedasi il caso Marsala, con la creazione di un registro dei bambini mai nati.

Registro che poi venne abolito, pochi mesi fa, grazie al consigliere comunale Piero Cavasino che è stato promotore della delibera di cancellazione dello stesso registro. Più che un registro o di altri movimenti bisognerebbe avere consolidato un assunto indispensabile: nessuna donna può essere lasciata sola, di fatto ostacolate ad accedere ad un diritto garantito dalla legge.