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30/11/2021 06:00:00

La vita distrutta del finanziere che cercava Matteo Messina Denaro

 Una vita distrutta. “Sono stato stritolato dalla stessa Procura per la quale per circa 25 anni ho lavorato godendo della massima fiducia, occupandomi di indagini e situazioni delicatissime; successivamente sono stato accusato dai colleghi (e non solo) con i quali ho condiviso responsabilità e momenti di leggerezza, di aver commesso una miriade di reati”.

Lo scrive su Facebook (il post è riportato in coda a quest'articolo) l’ex finanziere Calogero Pulici, braccio destro della pm Teresa Principato, con la quale collaborava anche per la ricerca di Messina Denaro.

E’ un piccolo sfogo quello di Pulici, la cui storia è trattata dal giornalista Marco Bova nel suo libro Matteo Messina Denaro, latitante di Stato.

 

Uno sfogo in cui sottolinea come chi indagava sapesse perfettamente del suo rapporto di collaborazione con la Principato e con l’ex procuratore di Trapani Marcello Viola. Sia lui che i magistrati, finiti indagati e poi assolti.  

Una storia da cui, aggiunge, “ho sicuramente ricevuto oltre al danno - morale e personale - anche la beffa. Infatti, dopo esser stato congedato per ragioni di salute, la Guardia di Finanza, continua a rigettare ogni mia richiesta di rimborso che presento delle spese legali da me sostenute, nonostante sia ormai chiarissimo che non ho alcuna colpa di ciò che ho subito. È solo l'ultima parte oscena di questo spettacolo”.

Questo “spettacolo” però viene descritto con dovizia di particolari nel libro di Bova, al quale Pulici ha affidato la sua storia. Una storia in cui “sono stati travolti anche due magistrati che in quegli anni – scrive il giornalista -  stavano collaborando alla caccia al latitante: il capo del pool della dda di Palermo Principato e l’allora procuratore capo di Trapani, Marcello Viola, che stavano indagando sulle logge massoniche deviate e su eventuali sostegni alla latitanza di Messina Denaro.

 

Ma di che cosa si stava occupando Pulici, prima che arrivasse “la valanga”?

 

Il finanziere trascriveva i verbali, si legge nel libro, “acquisendoli e gestendo il database delle indagini sul latitante. La sua scrivania si trovava all’interno dell’ufficio del magistrato e ‘parlare con Pulici era come parlare con la Principato’ affermano dei magistrati tuttora in servizio”.

Ma da appuntato di polizia giudiziaria si è occupato anche della gestione degli spostamenti dei collaboratori di giustizia, avendone interrogati più di cinquecento.

 

E tra questi cinquecento c’è l’architetto Giuseppe Tuzzolino, che in quel periodo stava fornendo informazioni su Matteo Messina Denaro e le logge massoniche.

Alle fine Tuzzolino sarà arrestato per calunnia, nel 2017, “condannato, espulso dal programma di protezione e bollato come ‘bugiardo patologico’”.

Aveva cominciato a collaborare nel 2013, iniziando a rispondere alle domande dei pm della Procura di Agrigento. Ed essendo stato fidanzato con la figlia di un architetto ed ex assessore del comune di Agrigento, era entrato nelle grazie dell’intera famiglia e nello staff di professionisti del padre.

 

Tuzzolino parlerà di “società di comodo per aggirare e rigirare tutto in nero”, della sua escalation nella massoneria e dei suoi referenti massonici nella loggia di Trapani.

Parlerà anche di Messina Denaro e di alcune foto che lo ritrarrebbero insieme a lui, indicando perfino dove trovarle. Foto che però non sarebbero mai state nemmeno cercate.

E alla fine, come si diceva, Tuzzolino verrà arrestato per calunnia, i magistrati e lo stesso Pulici verranno indagati e… Matteo Messina Denaro rimarrà ancora libero.

 

Egidio Morici