Un esposto-denuncia alla Procura di Trapani per far luce, a Erice, sulle continue interruzioni nella distribuzione dell'acqua. L'iniziativa è del sindaco Daniela Toscano che chiede l'avvio di una indagine per verificare eventuali responsabilità dietro a questo disservizio.
“Queste interruzioni – sostiene il primo cittadino – che a volte durano anche molte ore, vista la dimensione ridotta dei serbatoi e l'altissima percentuale di acqua che viene dispersa a causa dell'inadeguatezza delle reti idriche, comportano a valle l'interruzione della distribuzione programmata ai cittadini”. Poi un excursus sulla situazione in cui versa Siciliacque, la società partecipata dalla Regione Siciliana “La stessa – sottolinea Toscano - eroga acqua all’ingrosso al Comune di Erice, senza essere pagata da nessuno, in assenza di un gestore unico, riportando danni economici considerevoli, che si ripercuotono sulla Regione siciliana che compartecipa alle azioni della società e quindi sui cittadini siciliani” La Regione, infatti, tramite l' EAS ha dagli anni ’60 gestito il Servizio Idrico Integrato a Erice e nonostante il tentativo nel 2018 di riconsegnare le reti ai Comuni, tale tentativo è stato bloccato dalla Corte Costituzionale, che ha dichiarato l’incostituzionalità della norma. “La Regione iciliana nel febbraio 2019 – prosegue Toscano - ha posto in amministrazione coatta l’EAS che da allora non può più gestire il servizio, creando pertanto una vacatio del gestore unico, di cui essa è responsabile”. Una vacatio che ha colpito la stessa Siciliacque che è “ oggi il primo soggetto a farne le spese a livello economico, tanto che ha addirittura annunciato riduzioni di portata del 72% per il comune di Erice al fine di far fronte all’inadempimento della Regione a individuare il nuovo gestore al fine di porre fine all’emorragia finanziaria a cui è sottoposta quella Società a causa del mancato incasso per la vendita dell’acqua all’ingrosso. È chiaro – rileva il primo cittadino della Vetta - che tale paventata riduzione drastica del quantitativo di acqua all’ingresso dei serbatoi comunali non garantirebbe in alcun modo l’approvvigionamento a tutti i cittadini, poiché le reti idriche urbane attualmente registrano perdite superiori al 70% e si aggraverebbe la situazione attuale che è già drammatica. Tale mancanza di risorse di Siciliacque spa sono probabilmente la causa di disfunzioni continue nell’adduzione dell’acqua dal potabilizzatore, creando continue sospensioni del servizio, che limitano fortemente la distribuzione d’acqua potabile ai cittadini”. Ma non è tutto. L'acqua nei serbatoi, infatti, arriva spesso “torbida e di colore marrone e così viene distribuita nelle case dei cittadini, arrecando gravissimi problemi in ordine al suo utilizzo”. In particolare, i cittadini disagiati spesso non possono comprare acqua dalle autobotti private e non possono continuamente pulire le cisterne dai residui terrosi rilasciati dall’acqua erogata, soffrendo gravissimi disagi e sostenendo spese non indifferenti. Gli unici controlli sulla potabilità delle acque vengono effettuate dal Comune, Asp e Siciliacque, mancando il gestore unico deputato per legge al controllo di cui al Decreto legislativo 31/2001, per palese inerzia della Regione Siciliana. “Di tale situazione paradossale – osserva Toscano - è responsabile la Regione Siciliana che non ha ottemperato a quanto disposto dalla sentenza del Tar Sicilia, divenuta irrevocabile, che testualmente recita: l’espunzione dall’ordinamento dell’art. 4, commi 1 e 2, della l.r. n. 16 del 2017 priva il Commissario liquidatore del potere di trasferire gli impianti e le reti deputati alla gestione del servizio idrico ai Comuni. Dovrà, pertanto, essere la Regione Siciliana, nelle sue varie articolazioni, a farsi carico del problema della gestione del servizio idrico nei Comuni in cui operava l’EAS, che potrà risolvere adottando, nel pieno rispetto dell’art. 147, commi 2, lettera b) e 2-bis, cod. ambiente ampiamente richiamato dalla Consulta (e quindi della del principio della unicità della gestione del SII nell’ambito territoriale ottimale), la soluzione ritenuta più congrua, con l’unico limite derivante dal fatto che, giova ribadirlo, non può trasferire reti e impianti agli enti locali".
Le due sentenze del Tar e della Corte Costituzionale, hanno di fatto accertato che era anticostituzionale procedere alla consegna delle reti ai Comuni e che la Regione doveva farsi carico del problema della gestione del servizio idrico integrato.
"Nonostante numerose note e incontri -spiega Toscano - ad oggi dopo anni il problema rimane irrisolto a causa dell’inerzia da parte della Regione siciliana. Tale inerzia sta provocando danni enormi in primis ai cittadini, poi ai Comuni interessati, e infine a Siciliacque s.p.a. Per quanto riguarda i cittadini, possiamo senz’altro dire che nel nostro territorio è violato il diritto all’acqua potabile. Da quando l’Eas è stata posta in liquidazione coatta amministrativa, infatti, mancando il gestore del Servizio non è più possibile installare un nuovo contatore, connesso a una nuova utenza idrica, né volturarlo, né chiuderlo. Nuove attività commerciali, nuovi insediamenti residenziali attualmente non possono allacciarsi alla rete idrica perché manca un soggetto gestore che possa autorizzare la nuova utenza. Per tutti questi cittadini – conclude il sindaco - non è garantito il diritto all’acqua potabile e il servizio pubblico risulta interrotto dalla data di messa in liquidazione coatta amministrativa dell’EAS. Per quanto riguarda i Comuni, al fine di continuare a erogare l’acqua ai restanti cittadini ed evitare l’interruzione di servizio pubblico, anticipano da anni denaro per la gestione del S.I.I., togliendolo ad altri servizi, nonostante le spese della gestione del servizio dovrebbero essere alimentate dalla tariffa, che invece è stata incassata da EAS".
Il danno economico per il comune di Erice è quantificabile annualmente come segue:
• Manutenzione reti idriche 200.000 euro
• Manutenzione reti fognarie 200.000 euro
• Gestione dei depuratori: 350.000 euro
"L’importo di 750.000 euro circa - si legge nell'esposto denuncia - viene speso annualmente dal Comune di Erice da dieci anni al fine di non interrompere il servizio pubblico senza alcun ritorno da parte della tariffa. Tale esborso viene sottratto ai servizi e ai lavori (strade, pubblica illuminazione, verde pubblico…) di competenza del Comune, che quindi ha un triplo danno:
1. Il danno economico quantificabile negli ultimi 10 anni in circa 7.500.000 euro;
2. Il danno in termini di efficienza dei servizi dovuto alla distrazione di somme per servizi comunali;
3. Il danno di immagine dovuto all’inefficienza di servizi comunali, che vengono svolti in maniera insufficiente a causa della mancanza di risorse economiche”.