Si sono svolti ieri pomeriggio i funerali di stato per le dieci vittime della tragedia di Ravanusa.
Mentre la Procura indaga sulla dinamica della tragedia, a farla da padrona, è stata la commozione.
“Voglio parlarvi della mia speranza. Voglio principalmente invitare tutti svolgere lo sguardo alle cose che durano per sempre. Non fermiamoci al materiale che, come abbiamo visto, in un attimo o in uno scoppio, è andato via. Svanito nel nulla. Non voglio parlarvi del mio dolore che è tremendo. Abbiamo perso tutto, Giuseppe era tutto per me. E’ arrivata però una forza sovrumana che solo Dio può dare. La casa è vuota, le nostra bambine chiedono in continuazione del padre e il letto è diventato grande. Tutto questo ci manca e la croce è pesante. Non maledico Dio, continuo a ringraziarlo perché ho la piena certezza che Giuseppe e i miei suoceri sono in un posto migliore di questo. Con il suo sorriso, contagioso, Giuseppe sarà ricordato per sempre. Lui non è in quella bara, lui vive per sempre. Oggi era il suo compleanno e voglio ricordare una frase: “Siamo nati e non moriremo mai più.” Che questa sia la certezza per tutti voi che portate questa sofferenza come me. Grazie a tutti per la vicinanza.” Così è intervenuta la moglie di Giuseppe Carmina, una delle vittime della strage di Ravanusa. Proprio ieri avrebbe compiuto 33 anni. Era padre di due bambine.
"Si è fatto buio nelle vite delle vittime, delle loro famiglie, di Ravanusa e di Campobello di Licata dove abitavano Selene e Giuseppe e dove sarebbe arrivato il piccolo Samuele che non ha fatto in tempo a nascere, ma che era a pieno titolo uno di noi". Lo ha detto l'arcivescovo di Agrigento Alessandro Damiano.
"Che senso ha tutto questo? Me lo chiedo insieme a voi - ha proseguito il Vescovo - . Una tragedia che forse una maggiore prudenza e attenzione avrebbe potuto evitare. Da questa, come da tante tragedie della storia, dobbiamo rialzarci. Lo dobbiamo in particolare per quella creatura che ha visto la luce della resurrezione senza vedere la luce di questo mondo". Ad ascoltare l'omelia dell'arcivescovo, in silenzio, alcuni abbracciati e coperti da un manto di lana, i familiari delle 10 vittime. I feretri sono stati sistemati, fra lo straziante e disperato pianto dei familiari, in piazza Primo Maggio dove il silenzio è stato surreale.
«Non dimenticheremo chi ha perso la vita nel posto che riteniamo il piu sicuro: la casa. Non dimenticheremo», ha detto il sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo, ricordando i nomi e tratti di vita delle 9 vittime della strage di via Trilussa. «Grazie signor prefetto, grazie alla Protezione civile, ai vigili del fuoco, ai carabinieri, grazie ai volontari, agli infermieri e agli psicologi - ha detto commosso - Noi non dimenticheremo signor ministro, signor presidente della Regione. Sappiamo che non verremo abbandonati, ma si apra oggi il libro della concretezza per le decine e decine di sfollati».
Nelle prime file, indossando la fascia tricolore, tutti i sindaci dell'Agrigentino. Ad assistere alla cerimonia funebre, in divisa e indossando gli stessi caschi utilizzati nei giorni di soccorso e ricerche, decine di Vigili del Fuoco.