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17/01/2022 08:10:00

Ma a Marsala nessuno ha provato a riaprire realmente le scuole. Ecco perché ... 

 Impazza nuovamente la polemica scuole aperte/scuole chiuse – in presenza/in dad e tutti, scaraventati in un deja vu di massa, ci ritroviamo immersi nel dibattito dei pro/contro, del “Sindako kiuda la skuolaaa!!!”, del “Non ve ne va mai bene una”, del “e chi lavora come fa?”, del “tenetevi i figli a casa, la scuola non è un parcheggio”..etc…etc….

Copia e incolla da Natale 2020 a Natale 2021: anche stavolta l’incremento dei contagi durante le feste….anche stavolta la necessità di temporeggiare sul rientro in presenza…anche stavolta, alla fine, il rientro in dad (Didattica A Distanza) con la speranza di riportarli, prima o poi, dentro le aule.

In conclusione per almeno una settimana terremo ancora accesi davanti agli occhi dei nostri figli gli schermi dei cellulari, delle TV e dei tablet con la sola differenza che per qualche ora la mattina sostituiremo Fortnite o i Me Contro Te con i volti delle maestre e, nel frattempo, spargeremo a destra e manca i nostri “ a volontà di Dio” maledicendo ancora una volta il fato come unico e imbattibile responsabile di questa ultima escalation delle infezioni covid (…e sull’appellarsi alla “volontà di Dio” noi siciliani siamo sempre campioni del mondo, primato insidiato forse solo dai i musulmani con il loro “Inshallah”).

Stavolta, però, non era il Natale 2020 e sul piano della lotta alla pandemia ne è passata un bel po’ di acqua sotto i ponti: un nuovo governo, un nuovo commissario straordinario, 12 mesi in più di esperienza condivisa dei cittadini e delle comunità scientifiche dell’intero pianeta e, soprattutto, i vaccini.

Allora la domanda è: prima di scomodare il destino, la sfortuna o addirittura Nostro Signore (peraltro, se ricordo bene, c’è un comandamento esplicito a tal proposito) e prima ancora di qualunque dibattito genitori / sindaci / asp ci siamo mai chiesti se stavolta abbiamo davvero fatto tutto quello che era realisticamente possibile prima di tornare sulla drastica decisione di chiudere le scuole prima e istituire la dad poi?

Avevo già più di qualche dubbio in proposito prima ancora dell’inizio delle vacanze di Natale, ma oggi che ho la certezza che con 3 dosi di vaccino abbiamo un protocollo perfino per consentirmi di spaccarmi il fegato in zona rossa a colpi di Negroni alle 10 del mattino comodamente seduto al tavolino del bar, apprendere che non siamo in grado di riportare in classe i bambini mi sembra paradossale e, soprattutto, contrario a qualunque idea di società che vorrebbe avere, almeno sulla carta, l’istruzione e la promozione della cultura come propri principi essenziali e fondanti. Se a questo si aggiunge il patetico teatrino della burocrazia che vede Comune-ASP-Regione-TAR combattersi a colpi di ordinanze e ricorsi lo scenario diventa ancora più sconfortante.

Nella pandemia c’è una componente significativa effettivamente imprevedibile: le varianti, ad esempio, generano continuamente nuovi scenari in cui la durata dell’efficacia del vaccino, la trasmissibilità, le ospedalizzazioni possono essere rilevati solo “strada facendo” e l’individuazione delle azioni correttive spesso necessita di mesi e mesi di dati: per tutti questi fattori non è serio imputare alcuna responsabilità a governo/cts/amministratori/aziende sanitarie per il semplice fatto che è assolutamente fisiologico subire “l’effetto sorpresa”…in estrema sintesi: nessuno ha la sfera di cristallo.

Esistono poi sempre gli “ultras della vita normale” che già riuscivano ad “ingegnarsi” contro ogni lockdown e coprifuoco in tempi duri e che adesso trovano più che mai la strada spianata per qualunque cenone / festa / veglione in barba a qualunque regola di buon senso (come se non piacesse anche a noi “fessi” tornare alla piena socialità e a toglierci le mascherine).

E’ altrettanto vero che, come abbiamo imparato, la pandemia è caratterizzata anche da altri fattori che hanno elementi oggettivi gestibili, governabili e prevedibili: su questi la palla è totalmente in mano ai nostri amministratori/governanti ed è assolutamente necessario che chiunque rivesta ruoli di responsabilità (e parlo dell’intera “catena di comando”…da Roma a Marsala) ci metta del suo 24h/giorno-7 giorni/settimana pur di massimizzare la “mitigazione del rischio” che garantisca il ritorno della scuola in presenza….né più né meno di come già avviene dentro al bar.

Andiamo adesso sul pratico e vediamo in concreto di cosa stiamo parlando analizzando il caso delle scuole elementari di Marsala, le più rappresentative per criticità in quanto sprovviste fino ad un mese fa di qualunque possibile vaccinazione per i propri studenti e le più colpite dalla dad in quanto, per ovvie ragioni, parliamo di una metodologia che sui più piccoli fa perdere inevitabilmente di efficacia l’offerta formativa:

  • a Marsala, dall’anagrafica aggiornata al 1° gennaio 2021, abbiamo una popolazione di 3.386 bambini tra i 5 ed i 9 anni cui possiamo aggiungere con buona approssimazione 1535 tra 10 e 11 anni (dato derivato dalla quota di bambini tra 10 e 14 anni); da qui ne deriva che la platea totale dei bambini marsalesi in età da elementari è di 4921 (parliamo di una stima per eccesso in quanto indubbiamente non tutti gli aventi 5 e 11 anni vanno alle elementari);

 

  • ipotizziamo adesso (anzi, voglio sperarlo) che tutti i bambini dell’età anzidetta frequentano la scuola, quindi una popolazione studentesca delle scuole elementari di Marsala pari ai 4921 bambini calcolati sopra;

 

  • sebbene la fascia 5-11 anni abbia già un suo vaccino ipotizziamo che una certa fetta di popolazione non voglia vaccinare i propri figli a nessun costo: tra i non vaccinati ci saranno con altissima probabilità i figli di coloro che non si sono vaccinati, diciamo un 20%, stando un po’ più larghi delle statistiche attuali, e ci sono anche i figli di vaccinati che hanno delle remore sul vaccinare i propri figli, diciamo un 20% del 80% di italiani vaccinati

 

  • da quanto sopra ne deriva che la popolazione dei bambini realisticamente più facilmente vaccinabili è pari a 4921 x 0,8 x 0,8 ossia circa 3150 bambini.

 

Qui il primo punto è: come fare a individuare ed attivare dal primo giorno possibile la campagna di vaccinazione su questa platea di bambini? La risposta è nella programmazione che era ampliamente fattibile con sufficiente anticipo (da mesi era noto che attorno a dicembre sarebbe stato disponibile in Italia il vaccino anche per i bambini) e che doveva avvalersi di strumenti atti ad avere il prima possibile le necessarie autorizzazioni: badate bene, questo non significa l’impiego di “metodi coercitivi”, ma bastava fare, ad esempio, attraverso le scuole e nelle settimane in cui le scuole erano aperte delle campagne informative mirate con l’aiuto di medici/pediatri, lasciare che i genitori si parlassero anche tra loro (potersi parlare a quattr’occhi con qualcuno di noto e fidato spesso è molto più convincente di qualunque post social o programma tv). Nel corso di tale campagna sarebbe stato, inoltre, già possibile organizzare un calendario di vaccinazioni sui bambini ben definito.

Fatto quanto sopra occorre poi passare alle vaccinazioni vere e proprie e qui, partendo dalla popolazione individuata a scuola ancora aperta, la calendarizzazione poteva essere definita individuando ad uso esclusivo dei bambini dei centri e delle risorse che ne avrebbero garantito al meglio il rispetto dei tempi:

  • è assolutamente lecito ipotizzare che la somministrazione di una dose di vaccino impegni tra i 5 e i 10 minuti a bambino. Si, avete capito bene, non è fantascienza: siamo nel 2022 (e siamo al 4° film della saga di Matrix). Tenete presente che tutti gli aspetti burocratici pre/post somministrazione non necessitano di personale sanitario per essere gestiti e che già oggi i lettori delle tessere sanitarie e delle carte di identità elettronica sono una realtà disponibile (e in parte utilizzata anche agli hub) e doveva necessariamente sostituire gran parte del cartaceo che, spesso con dati ripetitivi, ci troviamo invece a compilare ogni volta a penna;

 

  • l’hub vaccinale doveva essere aperto ed operativo per almeno 12 ore al giorno (8:00 – 20:00) e doveva includere tutti i festivi (anche Natale e Capodanno) senza interruzioni, con la dovuta turnazione tra il personale sanitario e non e includendo anche del personale reperibile per ovviare ad eventuali sopraggiunte assenze. Il tutto, naturalmente, opportunamente contrattualizzato a suo tempo.

Con i numeri sopra ne deriva una capacità dell’hub vaccinale per i bambini tra le 72 e le 144 dosi/giorno (a seconda del tempo per dose di 10 minuti o 5 minuti).

Dalle ipotesi di cui sopra si arriva quindi alle conclusioni dei possibili scenari di campagna vaccinale sui bambini delle elementari, ne analizziamo in particolare 3 considerando dei tempi di somministrazione dose di 5,8 e 10 minuti:

 

Iniziando quindi con la campagna precedentemente organizzata potevamo partire il 16 dicembre (data di inizio della campagna di vaccinazione dei bambini in Sicilia) per arrivare al 10 gennaio (come da programma “regolare” di inizio lezioni) con oltre il 14% dei bambini delle elementari con ciclo completato e una platea complessiva del 64% con almeno una dose somministrata (pari al 100% dei bambini “disponibili a vaccinarsi”).

Naturalmente occorreva programmare personale sufficiente anche per “raddoppiare la capacità” nei giorni di somministrazione sia di 1° che di 2° dosi.

Attenzione: nessuno andava lasciato indietro quindi occorreva comunque mantenere la piena fruibilità delle lezioni anche per i non vaccinati (il diritto all’istruzione è inalienabile ancor più per dei minori che non possono decidere in autonomia) ed anche qui si potevano e si dovevano portare avanti delle azioni preventive volte a mitigare il rischio quali, ad esempio, il mantenimento delle mascherine (eventualmente approvvigionando per tempo le FFPP2 anche per gli studenti) o la sensibilizzazione verso la campagna di vaccinazione anti-influenzale (strumento “tradizionale” da sempre disponibile anche per i bambini, ma troppo spesso snobbato).

Se poi si fosse comunque deciso di attendere cautelativamente una o due settimane per la riapertura (come, di fatto, stiamo facendo adesso) saremmo potuti arrivare a oltre la metà dell’intera popolazione delle elementari con vaccinazione completa.

In conclusione gli scenari ipotizzati mostrano delle condizioni al contorno profondamente diverse da quelle con cui si è “tirato a campare” fino ad optare per la dad e che c’erano tutti i presupposti, organizzandosi per tempo, per arrivare alla riapertura con maggiore sicurezza e, con molta probabilità, ad una maggiore “mitigazione del rischio” per la riapertura della scuola in presenza.

Quanto sopra non è uno “sfoggio accademico elaborato con il senno del poi”, ma è uno scenario assolutamente concretamente perseguibile….anzi, andava elaborato e perseguito da molto tempo, con tutti i dettagli del caso, per risolvere in tempo utile tutte le criticità: mi rendo conto che non è uno scherzo, ma non c’è nulla di infattibile o futuristico in quanto prospettato e, soprattutto, si trattava di un atto dovuto nei confronti dei bambini che pagano (e forse pagheranno anche in futuro) il prezzo più alto della nostra incapacità.

La speranza è che chi ne ha la responsabilità sappia tenerne conto a futura memoria, magari per la prossima Pasqua dove mi aspetto che non si reputino “a caruta” del Giovedì Santo o “la sosizza” del Lunedì di Pasquetta riti prioritari e irrinunciabili rispetto ai successivi giorni di scuola che dovranno tenere conto anche di questi giorni di calendario scolastico persi.

Smettiamola, ognuno per il proprio ruolo e responsabilità, di inseguire le emergenze per poi proclamarci “dispiaciuti” per i sacrifici della scuola e cominciamo a ragionarci prima: alla fine i genitori avranno i loro Negroni al bar e riprenderanno a lasciare i bambini ai loro giorni di scuola (auspicabilmente non contemporaneamente).


Alessandro Pompei